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 2020  gennaio 10 Venerdì calendario

Il primo animale estinto del 2020

Dall’aspetto sembrava un pesce spada, con un lungo rostro sopra la bocca che in Cina lo faceva chiamare anche «pesce elefante» per la somiglianza a una proboscide. Negli ultimi tempi era conosciuto come «pesce panda», non perché ricordasse il simbolo del Wwf ma perché era diventato raro come il simpatico animale dalla pelliccia bianca e nera. Un cosa però è certa: il pesce spatola cinese non lo vedremo mai più.
Sono passati pochi giorni dall’inizio dell’anno e già è giunta notizia della prima specie estinta del 2020: lo Psephurus gladius che vive(va) nel fiume Yangtze in Cina. Lo ha reso noto la stimata rivista specializzata Science of The Total Environment. L’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) non ha ancora ufficializzato l’estinzione e si attende una comunicazione nel prossimo mese di giugno. L’estinzione, secondo gli autori dello studio, guidati da Hui Zhang dell’Accademia cinese delle scienze ittiche, è avvenuta tra il 2005 e il 2010. L’ultimo avvistamento certificato è datato 2003, ma già dieci anni prima la specie era considerata funzionalmente estinta, cioè non più in grado di riprodursi.
Secondo i pescatori cinesi il pesce spatola arrivava fino a 7 metri di lunghezza. Ma è noto che i racconti dei pescatori sulla lunghezza dei pesci che hanno catturato non sono attendibili. Per gli scienziati che avevano avuto modo di studiarlo difficilmente superava i quattro metri, però era una preda davvero ragguardevole in quanto poteva arrivare a pesare fino a 300 chili. Era tra i più grandi pesci di acqua dolce del mondo, uno dei due unici discendenti – l’altro vive nei fiumi del Nord America – di una linea evolutiva diversificata e molto diffusa tra 75 e 34 milioni di anni fa.
Un tempo comune nel bacino dello Yangtze, uno dei fiumi più inquinati al mondo e sbarrato da enormi e numerose dighe come quella delle Tre Gole, il pesce spatola all’inizio degli anni Settanta veniva pescato in quantità: circa 25 tonnellate all’anno. Ma già alla fine di quel decennio, a causa della pesca eccessiva (overfishing), della sovrappopolazione sulle sponde dello Yangtze e dello smembramento del fiume in bacini sempre più piccoli, la presenza dello Psephurus gladius subì un drastico crollo.
L’allarme degli scienziati per le molte specie d’acqua dolce minacciate
Una campagna di studio condotta tra il 2017 e il 2018 rinvenne 332 specie di pesci nello Yangtze, ma di altre 140 storicamente presenti non si trovò traccia. Tra le specie a rischio di estinzione, i pesci d’acqua dolce e gli anfibi si trovano da tempo in cima alla lista rossa. Non solo per gli effetti del cambiamento climatico e dell’inquinamento, ma a causa della distruzione dei loro habitat, spesso provocati dalla deviazione e dall’imbrigliamento dei corsi d’acqua che ne impediscono la migrazione. A forte rischio anche il pirarucù, il pesce gigante dell’Amazzonia che può arrivare fino a 3 metri di lunghezza e a 180 chili di peso. Nel 19% delle 81 comunità di pescatori locali monitorate il pesce risulta estinto, nel 57% è vicino all’estinzione e nel 17% subisce una pesca eccessiva. Secondo uno studio pubblicato lo scorso agosto su Global Change Biology 126 specie su 200 di pesci di oltre 30 chili di fiumi e laghi tra il 1970 e il 2012 sono diminuite del 94 per cento. La maggior parte di questi giganti non sono stati nemmeno studiati a fondo e rischiano la scomparsa.
I fiumi più a rischio sono quelli asiatici: oltre allo Yangtze, il Mekong e il Gange sono quelli più minacciati da dighe, imbarcazioni, inquinamento e pesca. Ma per Oxfam anche il 21% delle specie africane di acqua dolce, non solo pesci ma anche molluschi, crostacei, insetti e piante acquatiche sono a rischio.
Purtroppo del pesce spatola cinese non esistono esemplari negli acquari e non sono stati conservati tessuti con cellule potenzialmente viventi. In pratica lo abbiamo perso per sempre.