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 2020  gennaio 10 Venerdì calendario

Biografia di Massimo Lopez


Massimo Lopez, nato ad Ascoli Piceno l’11 gennaio 1952 (68 anni). Attore. Comico. Doppiatore. Presentatore televisivo • All’inizio degli anni Novanta diceva di se stesso: «Massimo nasce nel 1952. Faccia tonda e paffutella a soli tre anni decide di fare l’attore, indi si allunga la faccia e applica sul labbro superiore un paio di baffi per diventare Massimo Lopez» • Con Anna Marchesini (1953-2016) e Tullio Solenghi (n. 1948), è stato uno dei membri de Il Trio, con cui ha lavorato dal 1982 al 1994. Con loro si è esibito, tra gli altri, a Tastomatto (Rai 1, 1985), Domenica in (Rai 1, 1985-1986), per tre edizioni del Festival di Sanremo (1986, 1987, 1989) • «Il Trio comico più amato dagli italiani negli anni Ottanta» (Leandro Palestini) • Da solista ha condotto due edizioni di Scherzi a parte (su Canale 5 nel 1995, con Simona Ventura e Teo Teocoli, e su Italia 1 nel 1997, con Lello Arena e Elenoire Casalegno), alcune puntate di Striscia la Notizia (con Tullio Solenghi, Canale 5, 2005). Si è presentato in tivù nei panni del pupazzo Cangurotto a Buona Domenica (Canale 5, 1998-2000), ha fatto il comico a Quelli che…il calcio (Rai 2, 2001-2002), ha partecipato come concorrente a Ballando con le stelle (Rai 1, 2007), ed è stato nella giuria di Miss Italia 2018 • Ha lavorato come attore per il cinema, il teatro e la televisione. Dal 2014 presta la voce a Homer Simpson. Tra gli altri, ha doppiato anche Bruce Lee, Robin Williams, Colin Firth, Willem Dafoe, Andy Garcia, Ben Kingsley • «Nel mio lavoro si vive sempre lontani, anche da se stessi. Alla fine l’amore, e la famiglia, corrispondono al teatro. Ho cambiato città fin da bambino. Figlio di un dirigente di banca, ho vissuto dappertutto, in Italia. Per me è normale il randagismo. Ma non mi sono inaridito: per amore ho sofferto, rimane tra le cose più importanti della vita».
Titoli di testa «Quando fai il comico tutti ridono. Sempre. Magari ti capita qualcosa di terribile, tu lo racconti e gli altri ridono».
Vita Famiglia numerosa, lui è il terzo di cinque figli • «Il mio papà, impiegato di banca, cambiava spesso sede e girava l’Italia» • Ma la famiglia ha anche un lato artistico: la sorella di suo papà è una cantante lirica, sua madre Gigliola, da giovane, bazzicava i teatri. «Mamma da giovane voleva diventare attrice. Recitava anche in una compagnia amatoriale di Napoli. Quando eravamo piccoli, per tenerci buoni, montava degli spettacolini niente male» (a Sandra Cesarale, Corriere della Sera, 22/1/1994) • «Sono nato nelle Marche, ma di origine sono napoletano. Papà e mamma erano di Napoli, poi papà con la famiglia fu trasferito per lavoro ad Ascoli, dove sono nato, poi siamo andati a Milano, poi a Bari, poi a Padova e alla fine a Roma. Quindi ho vissuto in tante città diverse e ho fatto gli studi in tante regioni e questo mi è servito molto. Tornando indietro, rifarei tutto» • «Da bambino ero felice. Ero felice e mi accorgevo, invece, di quanto gli adulti fossero presi da problemi inutili e soprattutto non capissero niente dei bambini. Allora mi sono scritto una lettera. A me stesso adulto. Diceva: “Caro Massimo, quando leggerai questa lettera ricordati che in questo momento, a nove anni, la pensavi così ed eri felice. Non essere un adulto come gli altri”. L’avrei potuta leggere solo dopo 15 anni» (a Federica Lamberti Zanardi) • «Da bambino dicevo: “Da grande voglio fare l’attore” perché era l´unico mestiere che mi permetteva un contatto con la gente. Allora sentivo forte questa necessità, perché non avevo amici, non avevo radici, ero costretto a ricostruire nuovi rapporti ogni volta che mio padre doveva spostarsi in un´altra città per lavoro. Di qui l´illusione, perché è un’illusione, del contatto con il pubblico» • «La sua prima esibizione a quattro anni nel laboratorio della nonna, a via Nuova Pizzofalcone, dove si confezionavano le camicie. Già allora era evidente la sua vena eclettica. “Suonavo il pianoforte e la fisarmonica, e tutti mi dicevano che dovevo fare il musicista. Ma mi piaceva anche cantare e intrattenevo così tutte le ragazze che cucivano. Loro allora in cambio mi regalavano caramelle e cioccolatini…”» (Annalisa Lualdi, la Repubblica, 8/5/2005) • «Ho letto da qualche parte che una suora pugliese da piccolo ti ha svelato dei trucchi per fare delle imitazioni efficaci. È la verità? “Sì, in un certo senso è vero. […] In prima elementare questa suora, per attirare l’attenzione mia e dei miei compagni di classe, diceva: ‘Bambini, state buoni. Per imparare bene la lezione, oltre a stare attenti, dovete guardare bene il movimento delle labbra, così le parole vi rimarranno più impresse’. Mi stupì molto questo suo modo di parlare e da allora iniziai ad osservare non solo il movimento delle labbra ma anche il movimento della testa, degli occhi, delle braccia e, in genere, il modo di gesticolare e di muoversi di chi avevo di fronte. Questa suora mi ha fatto capire quanto sia importante considerare i movimenti di ogni singola parte del corpo» (Adolfo Rinaldi, dal sito dei teatri di Parma, 7/2/2019) • Massimo non è bravo a scuola, fa disperare i genitori. «Non avevo molta fiducia nelle mie possibilità» • Determinante, per la sua vita, è Giorgio, suo fratello maggiore. «È stato lui a portarmi per la prima volta a teatro: andammo insieme al San Ferdinando a vedere una commedia di Eduardo De Filippo». Giorgio Lopez è diplomato all’accademia d’arte drammatica, ha una laurea in storia del teatro e ha debuttato nel 1969 in teatro con lo Stabile di Genova. Racconta: «Quando qualche anno dopo decisi di andare via portai come “contropartita” Massimo. Fu in quell’occasione che mio fratello conobbe Tullio Solenghi, anche lui nella compagnia dello Stabile. Quello fu il primo passo per la formazione del Trio» • «Ma i tuoi genitori che futuro sognavano per te? “Mio papà […] per me sperava una situazione un po’ più sicura, tipo il posto fisso. Mamma, che aveva un carattere artistico, intravedeva che io avessi questo desiderio. Mio papà forse lo poteva intuire, ma non ci pensava e sperava che così non fosse. Fatto sta che io quando ho cominciato a fare l’attore, prima sono andato a firmare un contratto con il teatro Stabile di Genova, che mi avrebbe preso per 8 anni. Poi tornai a casa e dissi a mio padre: ‘Papà, ho firmato un contratto per 8 anni con il teatro Stabile di Genova’. E la reazione sua fu di sorpresa, molto bella, e mi disse: ‘Se è davvero quello che vuoi fare, è giusto che tu lo faccia,  però l’unica cosa è che non saprei in quale modo posso aiutarti’. Io risposi: ‘Mi hai già aiutato, papà’”» (Gianfranco Gramola, da intervisteromane.com, 21/6/2019) • Massimo inizia con Il fu Mattia Pascal, recita con attori famosi, come Giorgio Albertazzi, Lina Volonghi, Luigi Squarzina, Luca Ronconi, Alberto Lionello. «Sono stati i miei maestri» • «I miei genitori erano orgogliosi di me, venivano a vedermi in teatro, erano contenti e soddisfatti della mia scelta. Erano felici di vedere che facevo questo mestiere nella maniera più umile del mondo. Spesso si dice che il mondo dello spettacolo sia un mondo bizzarro, c’è anche quell’aspetto lì. Però dipende se tu sei uno bizzarro oppure no. Io mi sono trovato diciamo al 90% con persone civili […] Ho fatto i primi otto anni, passando da Shakespeare a Pirandello, da Goldoni a Molière, sperimentando anche quelli che sono i tempi comici negli spettacoli. Con Goldoni c’erano i tempi comici e Alberto Lionello è stato quello che mi ha insegnato l’arte del tempo comico che è un qualcosa che ci deve appartenere, già lo devi avere tu dentro. Poi con l’esercizio e con la pratica puoi migliorarlo, modificarlo, renderlo tuo. Però se uno deve raccontare una barzelletta o è capace oppure no. Uno deve avere quel carisma in più, quel qualcosa che forse è un dono che uno può avere per raccontare certe cose […] nel frattempo avevo conosciuto Tullio Solenghi e Anna Marchesini, facevamo doppiaggio di cartoni animati e anche film divertenti. Ridevamo molto e c’era proprio un feeling che era nato tra di noi. A Tullio Solenghi capitò di fare un programma alla radio, […] per la sede Rai di Genova» (a Gramola) • Racconta Solenghi: «Avevo avuto la proposta di realizzare un varietà e mi venne in mente di chiamare i due colleghi-amici, Anna e Massimo» • Il programma deve durare solo due settimane ma i tre si inventano Helzapoppin. Hanno così successo che la Rai lo proroga per due anni e lo trasmette sulle frequenze nazionali • «Eravamo diventati quelli della radio, che facevano ridere con questo programma e ci furono a quel punto le televisioni che si fecero avanti chiedendoci di mostrarci, perché volevano sapere di noi, volevano vedere i nostri volti, ecc … E così è nato il trio» (a Gramola) • Lopez, Solenghi e la Marchesini mietono successi. Famosissima la loro parodia dei Promessi Sposi • Le loro battute scatenano persino un incidente diplomatico. È il 22 novembre 1986, una settimana dopo la famosa battuta di Beppe Grillo sul viaggio di Craxi in Cina «Lo show Fantastico di Pippo Baudo ospitò uno sketch del Trio che prendeva di mira l’Iran. Anzi, l’Irangate, lo scandalo che portò alla luce un traffico di armi americane verso la Repubblica Islamica [...]. Nella gag l’Ayatollah Khomeini (interpretato da Solenghi) e la madre Sora Khomeines (Marchesini) si lamentavano col presidente Reagan (Lopez) per la cattiva qualità delle armi, con missili che una volta montati sembravano caffettiere. La reazione di Teheran […] fu piuttosto violenta: la compagnia Iran-Air sospese tutte le tratte verso l’Italia, si registrò la chiusura dell’Istituto italiano di cultura a Teheran, con la conseguente espulsione di tre diplomatici e il richiamo dell’ambasciatore a Roma. Nei giorni successivi, attorno all’ambasciata italiana, ci furono proteste e disordini. Per rientrare dall’incidente furono necessari due mesi di trattative diplomatiche e la promessa, dalla parte della Rai, di impegnarsi a non replicare mai più, in alcun modo, lo sketch galeotto» (Dario Marchetti, La Stampa, 30/7/2016) • Altro sketch celeberrimo, quello della pubblicità della Sip, una compagnia telefonica, in cui Massimo però recita da solo • Lui è prigioniero della legione straniera, sta per essere fucilato e come ultimo desiderio chiede di poter fare una telefonata. Gliela concedono, ma non sanno che con Sip si paga così poco che la telefonata è praticamente eterna (guarda qui tutta la scenetta) • «Una telefonata ti allunga la vita» • «Il set era stato ricreato in una cava di sabbia alla periferia di Roma (alle Cave della Magliana) dove spesso si giravano degli spot pubblicitari, il luogo ideale per ricostruire sia il deserto che il fortino della Legione Straniera dove si svolgeva la scena. Questo spot divenne talmente popolare che si pensò di lasciarlo lì e farlo diventare una meta turistica» (a Rinaldi) • «Ricordo che chi mi incontrava per la strada mi fermava per domandarmi come sarebbe andata a finire la storia. “Ti spareranno o no?”, mi chiedevano» (ibidem) • Nel 1994, il Trio si scioglie. Lopez vuole tentare una carriera da solista. «Non abbiamo mai litigato […] Chiaro che le discussioni c’erano, ma non c’è mai stato un litigio. Neanche quando ci siamo detti addio, dopo dodici anni. Fui io a dire di interromperci, per due o tre anni, e poi ricominciare» • «Sentivo di non avere più idee per continuare a lavorare insieme, una crisi di fantasia, non avvertivo più il piacere a inventare. Proposi quindi agli altri di percorrere per qualche tempo strade diverse, per poi ricongiungerci...» • Salvo una volta nel 2008 per i 25 anni dalla formazione del loro sodalizio, non si esibiranno più tutti e tre assieme • «Oltre alla bravura e al talento, quando conta la fortuna nel tuo lavoro? “Indubbiamente conta. Tu giri per una strada, poi trovi un vicolo cieco e allora prendo un’altra strada e un’altra ancora e casualmente incontri uno che ti dice: ‘Senti, ho bisogno di te, perché so che tu fai l’attore’. Ecco, se non avessi imboccato quella strada, avrei perso questa occasione. Però, secondo me, la fortuna la devi un po’ annaffiare, perché io credo che non capiti così, passivamente”. Annaffiarla in che modo? “Senza essere esagerato nel cercarla, ma amando quello che fai senza pensare di fare questa cosa perché poi mi darà questo e quest’altro mi darà quell’altro. Non ho programmato mai le cose in questo modo. Io sono felice di fare questo mestiere e non ho mai mirato a diventare una persona popolare o famosa» (Gramola) • «Tutte le cose che ho fatto mi hanno dato grandi emozioni. Ogni esperienza è stata presa sempre di pancia, con una forte emotività. Ci sono state anche esperienze che sono capitate improvvisamente, diciamo nel mezzo del cammin di nostra vita. Un giorno, per esempio, ho ricevuto una telefonata inaspettata da Mina, un’artista che non conoscevo personalmente. “Mi piace come canti. Lo faresti un pezzo con me?”. Sono rimasto meravigliato […] Tutte le altre cose che ho fatto, oltre il lavoro con il trio, come la fiction Compagni di scuola, Professione fantasma e altri programmi televisivi, mi hanno dato molta soddisfazione. Voglio ricordare anche Scherzi a parte e il festival della canzone napoletana presentato con Mike Bongiorno, due esperienze che mi hanno divertito molto» (a Rinaldi) • «Mi rendo conto oggi che quando sono per strada e la gente mi ferma, saluta non me: ma il mio personaggio. Se sono di umore nero, non posso mostrarlo. Devo essere gentile con tutti, anche se dentro mi sento solo perché quello che mi manca è la mia vita».
Infarto «In casa mia c’è una certa familiarità con le patologie cardiache. Così, quando ho cominciato a sentirmi male sul palco, ad avere un dolore al torace, a sudare, ho capito perfettamente cosa stesse accadendo: ho chiesto scusa al pubblico e poi, dietro le quinte, ho chiesto un’ambulanza» (a Chi) • È il 24 marzo 2017, ha appena finito di imitare Prodi e Berlusconi in un teatro di Trani. Lo portano all’ospedale Bonomo di Andria, devono fare un’angioplastica d’urgenza • Quando si risveglia dall’anestesia trova 982 messaggi sul cellulare. Il giorno dopo ne arrivano altri 720 • «Ne leggo uno per tutti, quello di Renato Zero. È così bello che spero non gli dispiaccia: “Quelli generosi di cuore sono sempre più esposti di quelli statici e inespressivi. Voglio bene al tuo cuore, fallo riposare, che lavora e si dà tanto”» • «Ho cambiato l’atteggiamento nei confronti della vita. Io sono uno piuttosto ansioso: cerco sempre di arrivare a fare tutto. Invece bisogna imparare a rallentare, a dire no».
Vita privata Non si è mai sposato, non ha mai avuto figli • «Non ho avuto tanto tempo a disposizione, ma ho sempre trovato molta difficoltà a distinguere qual era amore vero. Siccome erano tutti innamorati di me, amici e amiche, io non riuscivo a capire dov’erano i sentimenti autentici. In una parola il troppo amore mi ha reso senza amore, questa è la verità. Una verità amara, per questo il lavoro è il mio rifugio» (a Nuovo, nel 2013) • «Dovrei andare a leggere la biografia di Albero Sordi e di altri grandi colleghi scapoli a vita per capire come mai non sono riusciti a crearsi una famiglia. Fatto sta che non mi è capitato» • Su internet gira la storia che tale Roberto, un ragazzo molto più giovane di lui, sia il suo fidanzato.
Fratelli «Siamo come i sette nani. Io somiglio a Dotto; Marcello a Pisolo, Massimo a Mammolo, Stefano potrebbe essere Brontolo e Alessandro è Cucciolo» (Giorgio Lopez, attore, famoso per aver doppiato Danny De Vito, Dustin Hoffman, John Cheese).
Curiosità È alto 1 metro e 80, pesa 75 chili • Vive a Roma nord, in via Cortina d’Ampezzo, zona monte Mario • Adora la comicità di Checco Zalone • Gli piace guidare, viaggiare, cantare, sciare e fare lunghe passeggiate • Non gli piace frequentare il mondo dello spettacolo, andar per locali o in discoteca • «Ti hanno mai proposto dei reality? “Una volta, ma non ho accettato, perché non mi sentirei a mio agio a fare l’Isola o all’epoca c’era La Talpa. Non mi ci ritroverei”» (Gramola) • «Penso di essere molto spirituale, da un certo punto di vista, e sono molto attento al discorso di Dio. Cerco di capire, cerco di comprendere e sento che qualcosa c’è dentro di me che cresce» • Quella per la Sip è stata la sua unica pubblicità • Secondo il giornalista Francesco Maselli, lo sketch su Khomeini che fece infuriare gli iraniani ancora oggi non si trova online • Quando, nel 2008, il Trio aveva celebrato i propri 25 anni Aldo Grasso ha scritto: «Sono tre solisti, molto diversi l’uno dall’altro, che per caso si sono trovati a lavorare insieme, ma insieme non funzionano più» • «Quando con il trio facevamo Fantastico provavamo una settimana tre minuti di programma. Oggi proviamo tre minuti un programma di una settimana. Il tempo è fondamentale per l’arte, per la creatività. Ma nessuno lo capisce» • «Ci sono persone che non sanno chi siamo, parlo di me ma anche del trio, hanno 15- 16 anni e vanno a vedere delle cose su you tube e poi ci scrivono e mi scrivono dicendo: “Non pensavamo che ci fosse questo tipo di comicità”. Io spero che rimanga un minimo di ricordo che possa essere ricordato nel tempo. Che possa avere il ricordo e che possa essere, come dicono, abbastanza terapeutico» (a Gramola).
Titoli di coda È ripassato più volte davanti al laboratorio della nonna, dove si esibì per la prima volta da bambino. «C´era la porta chiusa, mi piacerebbe entrarci e rivederlo: chissà cosa c´è adesso».