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 2020  gennaio 07 Martedì calendario

Serie A, calciomercato al top con i bonus fiscali

Tra Brexit e “dazi” sui calciatori stranieri in Cina, la Serie A potrebbe diventare, da questo calciomercato, l’approdo privilegiato per i calciatori top. Ad attrarli nella Penisola potrebbero essere il fascino (un po’ decadente per la verità) della Serie A e soprattutto i nuovi bonus fiscali previsti dalle leggi italiane. Le società tricolori avranno così più risorse a disposizione per vincere la concorrenza internazionale e se nel gennaio 2019 è stata la Premier a spendere di più (oltre 200 milioni contro i circa 170 della A), nelle prossime settimane il primato degli investimenti potrebbe tornare ad essere appannaggio del massimo campionato italiano.
I proventi dall’estero
I calciatori con più appeal per il marketing in Italia possono beneficiare della misura sui cosiddetti “neo residenti” introdotta dalla legge di stabilità del 2017: su tutti i proventi esteri derivanti da investimenti immobiliari, dividendi e capital gain, eccetera, è possibile pagare solo 100mila euro di tasse all’anno. Per usufruire di questa agevolazione tuttavia è consigliabile un confronto preliminare con l’agenzia delle Entrate (attraverso un “ruling”) per stabilire esattamente qual è il perimetro dei guadagni esteri e quali invece vanno comunque considerati come prodotti in Italia pagando l’aliquota piena. A questo regime si può accedere a patto di non essere mai stato residente fiscale in Italia (Ronaldo) nei nove anni (su dieci) precedenti al trasferimento. Zlatan Ibrahimovic, ad esempio, avendo giocato in Italia fino alla stagione 2011/12 non può sfruttare questa facoltà. Lo stesso vale per Arturo Vidal, trattato in questi giorni dall’Inter, che è stato tesserato per la Juve fino al 30 giugno 2015.
Gli impatriati 
Sia Ibra che Vidal, al contrario, potrebbero approfittare del beneficio alternativo per i cosiddetti “impatriati” che prevede la non residenza in Italia solamente nei due anni precedenti al trasferimento. Entrambi infatti sono all’estero da più di due anni. Questo significa che, in linea teorica, il Milan e l’Inter potrebbero pagare meno imposte per metterli sotto contratto. Questa agevolazione è stata estesa ai calciatori e agli sportivi professionisti il 30 aprile del 2019 con il Decreto Crescita. Nella versione finale il provvedimento stabilisce un abbattimento del 50% del carico fiscale (tecnicamente dell’imponibile su cui si applica l’Irpef per 5 anni). Nel caso appunto delle società di calcio che concordano con i propri tesserati gli ingaggi al netto delle imposte ciò comporta un significativo risparmio sul costo del lavoro: su uno stipendio netto di 5 milioni all’anno per 5 anni, il costo totale del calciatore per il club sarebbe di 36,4 milioni anziché di 49,5, con un risparmio di 13,1 milioni. Lo sconto peraltro può essere applicato autonomamente dai club, senza cioè il preventivo assenso dell’agenzia delle Entrate. 
È per questo che si rende necessario applicarlo con attenzione per non correre il rischio di doverlo restituire all’Erario qualora vengano meno le condizioni fissate e in particolare il fatto che il calciatore proveniente dall’estero mantenga la residenza fiscale in Italia per almeno due anni. Ibra al momento è stato ingaggiato con un compenso di circa 3,5 milioni per soli sei mesi, che potranno essere estesi di ulteriori 12 mesi in determinate circostanze.La scadenza del 30 giugno 2020 ma anche quella del 30 giugno 2021 non sono però sufficienti a dare la certezza che Ibra resti in Italia per i due anni richiesti. la società rossonera potrebbe pensare perciò di far sottoscrivere a Ibra un contratto fino al 30 giugno 2022 inquadrandolo con un ruolo diverso (dirigente o ambasciatore del club). In caso di una permanenza di Ibra in Italia inferiore al periodo necessario – qualora il Milan applicasse comunque lo sconto fiscale – l’agenzia delle Entrate potrebbe addebitare al club l’irregolarità e pretendere la restituzione delle ritenute mancanti (sulle sanzioni si aprirebbe il tema della responsabilità del calciatore che dovrebbe dichiarare mediante un’autocertificazione resterà residente in Italia nel 2020 e 2021). Resta fermo il fatto che in questa situazione il giocatore sarebbe comunque costretto a pagare le imposte piene in Italia su tutti i redditi ed investimenti di fonte estera (a differenza del regime dei “neo residenti”).
Trasferimenti all’estero
Gli indubbi vantaggi del bonus impatriati vanno commisurati tuttavia con le strategie di gestione della rosa. Un problema nuovo per i direttori sportivi è ad esempio quello dei trasferimenti all’estero: un calciatore messo sotto contratto oggi, per oltre due anni, quindi con il regime degli impatriati, non potrà essere ceduto o prestato a un club estero prima dell’agosto del 2021, pena la perdita del beneficio. Se venisse mandato a giocare all’estero ad agosto 2020 ovvero a gennaio 2021, verrebbe meno la condizione della residenza italiana mantenuta per almeno due anni (serve avere in Italia il centro dei propri interessi per almeno la metà dell’anno più un giorno).