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 2019  dicembre 05 Giovedì calendario

Mozart sfrattato da una chiesa

Non poco sconcerto ha suscitato negli ambienti culturali la decisione del priore della Basilica di Santa Croce a Firenze, padre Paolo Bocci. Da alcuni anni la sera del 5 dicembre, anniversario della morte fisica di Mozart, veniva svolto un concerto nella navata della Chiesa affrescata da Giotto. Invece il priore ha negato quello spazio (che può ospitare gratuitamente sino a 1.500 spettatori), e l’ha sostituito con il refettorio sconsacrato, capace di 300, che dovranno pagare il biglietto. Ma per quale ragione? Molti hanno pensato che fosse perché Mozart (1756-1791) era massone. Lo era diventato nella loggia di Vienna «Alla beneficenza», insieme col padre, musicista Leopold, nel 1784. L’adesione di Wolfgang Amadeus non fu né interessata né casuale. Egli condivideva i valori spirituali della Loggia, che peraltro aveva musicato nella più grande opera massonica della storia, Il flauto magico, oltre che in cantate allegre e funebri.Le opere sacre di Mozart sono state scritte e vengono eseguite in tante chiese. Insieme con altre musiche di autori massonici, come Ludwig Beethoven e probabilmente Giuseppe Verdi. Anche in Santa Croce troviamo la tomba vuota del musicista massone Luigi Cherubini, morto e sepolto a Parigi. Speriamo tutti che la vera ragione dello spostamento non sia stato, come ha lamentato il Gran Maestro della Massoneria Stefano Bisi, quella della massoneria di Mozart. Il priore di Santa Croce ha escluso che la massoneria c’entri: «La musica ha sempre una sua sacralità». Ma allora nessuno ha capito perché l’abbia mai fatto.
In fondo il priore di Santa Croce avrebbe potuto essere un po’ più disponibile, come sinora era sempre accaduto. Le due composizioni programmate di Mozart sono quanto di più alto egli abbia musicato di sacro. L’Ave verum, composto negli ultimi giorni di vita, è stato scritto per celebrare il Corpus Domine. Questo mottetto per coro, orchestra e organo è stato da lui dedicato al musicista della chiesa parrocchiale di Baden, dove Wolfgang andava alle terme. È brevissimo, otto versi e 46 battute, eppure è considerato uno dei più alti monumenti della musica mozartiana.
Quanto poi al Requiem, che è una delle ultime composizioni, è difficile trovare una musica più religiosa e sacrale. Gli fu commissionata da uno sconosciuto, ma Mozart, che in quel 1791 era già gravemente ammalato, si buttò sul lavoro pensando di non farcela a fare tutto. Come di fatto accadde, tanto che la composizione dovette essere completata in alcune parti da un suo allievo. Ma le parti musicate integralmente da lui (basterebbe pensare al Requiem e al Kyrie) esprimono come nessun altro l’inesorabilità della morte vinta sia dalla rassegnazione che dalla malinconica serenità della invocazione: «Salvami, fonte di pietà» (salva me, fons pietatis).
Come ha scritto il premio Nobel Rolland: «Il Requiem respira il puro sentimento della fede. Vi è solo il suo cuore, che si fa umile e tremante penitente per parlare con Dio. Un religioso timore e una delicata contrizione infondono all’opera un sentimento sublime e convinto. La commovente malinconia e l’accento personale di alcune frasi ci fanno sentire che Mozart pensava a se stesso mentre invocava per altri il riposo eterno».
È certo giusto difendere le chiese dalla invasione della musica pop o chitarristica. Purtroppo la maggioranza dei preti è di bocca buona in merito e concede troppo alle schitarrate e ai testi banali. La Chiesa è pluralistica e le teste dei sacerdoti sono diverse. Per la maggior parte, amano la musica popolare, nella speranza di ottenere fedeli. Non è insolito ascoltare nelle chiese musiche rock o pop, quando non anche canti di fedi diverse da quella cristiana (in una chiesa di Napoli la sacerdotessa del rock Patti Smith, ha tenuto un concerto a biglietto pagato).
Le disposizioni del Vaticano e delle Curie, che pur sono precise in merito, rimangono il più delle volte inascoltate: «Negli edifici di culto si possono suonare solo musiche religiose, vanno escluse tutte quelle che nulla hanno di sacro». Proprio perciò appare strana e poco comprensibile la libera e pur lecita decisione del priore di Santa Croce, di impedire un concerto di musiche religiosissime di Mozart, declassandolo dal luogo sacro ad un refettorio fuori uso.