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 2019  dicembre 03 Martedì calendario

Le lettere di Maria Callas

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Esce oggi per Rizzoli “Io, Maria”, una raccolta di lettere e memorie della Callas, che ha stregato il mondo ma non ha mai smesso di essere fragile. Pubblichiamo stralci di alcune missive, partendo da quella del 1° novembre 1947 al marito Giovanni Battista Meneghini.
Dearest Battista mio, ho appena ricevuto la tua lettera di giovedì e mi ha fatto tanto tanto piacere. La mia gioia e scopo di vita è di ricevere lettere da te e complimenti dal Maestro. Ti penso tanto: che fai, se tu mi pensi e tanti altri pensieri. Tu sai tutti i miei sentimenti e li capisci, quindi è inutile scrivere molto. Poi scrivo così male! (…) Ieri Catozzo ha telefonato a Serafin e il Maestro ha parlato così bene che ho quasi pianto. Ha detto che sono da lui da qualche giorno, e che studiamo molto e che sarà qualcosa di meraviglioso. Sei contento amore? Dopo la sua moglie mi ha salutato e mi ha fatto tanti complimenti sulla facilità della voce etc. Poi mi ha regalato la sua parrucca di Isotta, tutta spettinata ma di veri capelli. Molto gentile direi. Ti pare? Certo, sai, tutti sono contro del Maestro perché fa una straniera (me) cantare etc. Insomma, tutti sono contro di me. Anche in America hanno scritto un articolo contro me, Tuker (il tenore) e Serafin. Pazienza. Caro, la tua vita è presso a poco la mia. Lavoro, alle 4:00 del pomeriggio da Serafin, torno, verso le 6:30-7:00 mangio e poi albergo e alle 9:30-10:00 dormo. Il mattino alle 8:00 sveglia e studio. Eccola, ti piace? Ti penso molto e il mattino non vedo l’ora perché arrivi la posta con una tua lettera. Non ho altro a scriverti. (…) Poi sono contenta dell’albergo, è pulito, cambiano asciugamani ogni giorno etc., ma mi manca il bagno e soffro. Vorrei cambiare ma costa di più e tu mi sgridi. Roma è una gran bella città, almeno di quel poco che ho visto, mi piace, solo che ovunque non ci sei tu, niente è bello. Oggi caro mio, ho sentito un discorso al telefono, ero nuda nel bagno e vicino si sentiva parlare una donna al telefono, piangeva etc. Io, stupita, stavo nuda, col freddo a sentir la fine, perché si capiva che il giovane suo l’abbandonava. Insomma quasi in lagrime anch’io sto lì più di mezz’ora! Finisce il discorso e lei subito prende la sua amica al telefono e sono quasi svenuta. Era, o meglio, lei fingeva e povero lui che le credeva, e si è convinto a non lasciarla! Ti dico io, guai se ti capita una donna simile. (…) Altra novità che Serafin, mentre mi riposavo un poco, è venuto vicino e tentava accarezzarmi la gamba, povero lui. Meno male che sono a casa sua e non osa di più! Ti dico io! (…)
La tua Maria
PS: (…) Mandami [soldi] in tempo prego!!
Al suo avvocato italiano. Milano, 23 febbraio 1960
Caro avvocato, come le avevo già detto, non è niente giusto che mio marito non rispetti il contratto. Tutti i debiti miei alla data 14 novembre li deve pagare lui, in compenso di quello che io gli ho dato. Non ho soldi solo perché vuol tenere tutto e comprarsi la Maserati, mentre io vado in taxi. Nella vita se si troverà in difficoltà lo aiuterò sempre (come sono certa che lui farà con me) ma oggi non è ancora il caso. (…)
Maria Callas

Da Jacqueline Kennedy.15 luglio 1963
Mia cara signora Callas, le scrivo per chiederle se vorrebbe allietare una delle nostre cene di Stato alla Casa Bianca: cosa che non solo sarebbe per noi motivo d’onore e orgoglio, ma recherebbe grande gioia a tutti coloro che la sentissero cantare in quell’occasione. In particolare, quella per la quale vorrei chiedere la sua presenza sarebbe la nostra prima cena autunnale per l’imperatore Hailé Selassié d’Etiopia, il 1° ottobre. Spero davvero che lei possa essere disponibile in quella data, altrimenti potrebbe essere una data successiva, più tardi nel corso dell’anno. (…) Sarebbe davvero un momento storico e memorabile per questa grande casa. Il presidente e io la ammiriamo molto, e saremmo così felici se lei potesse venire. (…)
Jacqueline KennedyA Jacqueline Kennedy.Milano, 21 luglio 1963
Mia cara signora Kennedy, sarei stata molto felice di cantare per voi alla cena di Stato in onore dell’imperatore Hailé Selassié d’Etiopia il 1° ottobre, però temo di essere impegnata con le registrazioni in quel periodo. Quindi, se lei potesse comunicarmi altre date, sarei più che felice di valutarle. (…)
Maria Callas

A Pier Paolo Pasolini.2 febbraio 1971
Caro, ti scrivo dalle nuvole. Sembra proprio un tappeto bello, soffice da poterci camminare sopra. (…) Cerca di stare bene – cerca di avere pazienza con i deboli tipo Alberto. Sai, caro amico, di veri amici veri pochi ne ho trovati – per non dire nessuno. Tu penso di sì – sento di sì – ma il tempo ci mostrerà. E ci tengo alla tua verità e sincerità. Siamo assai legati psichicamente – oso dire come raro si fa in vita. È raro sai ed è bello. Però bisogna che duri. E che cosa è che dura? Finora io so che io sono – ma poi… col tempo – piano piano si vedono gli altri. Alberto non mi ha mai molto persuasa sai – perdonami. Ma mi dispiace per te perché soffri – era un tuo amico. Fa’ però come dice Dante: guarda e passa. Tu sei superiore a loro. So che sono parole e le parole sono parole e basta. Ma pensa a te e la tua salute. Vorrei avere tue notizie. Le mie sono che avevo preso il volo ma lo spirito comanda fino a quando il corpo può. E là il mio corpo m’ha bastonata e forte. Però le tragedie non bisogna farle che sulla scena. La vita la si fa da noi entro le nostre possibilità. Ora so le mie. Hai ragione anche chi ha vinto, ha vinto per sempre. Grazie di quelle sacrosante parole. Ma non dispero ancora, sai. (…)
Tua Maria