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 2019  novembre 20 Mercoledì calendario

Biografia di Ignazio Visco


Ignazio Visco, nato a Napoli il 21 novembre 1949 (70 anni). Governatore della Banca d’Italia. È entrato in carica il 1º novembre 2011 dopo le dimissioni di Mario Draghi, divenuto governatore della Banca Centrale Europa • «Porta occhiali senza contorni alle lenti di cristallo, che trasmettono la freddezza del banchiere centrale. Ma ha i gesti caldi di un intellettuale del Sud. Quando parla gli sfugge ogni tanto un colpo con la nocca destra sul tavolo di noce, che risuona fra gli arazzi nel cuore della Banca d’Italia. Batte il pugno il Governatore, senza quasi accorgersene, su certi punti che vuole rimarcare» (Federico Fubini, la Repubblica, 26/5/2014) • «“Io sono solo un civil servant”. Ed è l’unica frase che lascia trapelare […] è persona molto riservata. È uno studioso. Uno scrittore di libri d’economia. E un professore universitario: econometria e politica economica» (Elena Polidori, la Repubblica, 21/10/2011) • «A Ignazio Visco vanno riconosciuti due meriti. Il primo è lo zainetto. Pur vivendo nell’universo parallelo dei banchieri, dove il prestigio si misura dal valore della valigetta in pelle, preferibilmente di risparmiatore, lui si mostra senza imbarazzi tra Oslo, Francoforte e Roma con uno zainetto blu in nylon, di quelli in uso tra i giovanissimi e in vendita su Ebay a 39 euro e 99 centesimi. Scelta vegana che le povere bestie da macello dovrebbero apprezzare. Il suo secondo pregio è che, contrariamente a quanto alcuni credono ancora oggi, tra lui e l’ex ministro ulivista Vincenzo Visco, affettuosamente ribattezzato Dracula dai contribuenti sopravvissuti al suo mandato, non c’è parentela. […] come dicono quelli che gli vogliono bene, “Ignazio è bravo a tenere nascoste le proprie qualità”. Ma bravo davvero. Del resto, se c’è un posto dove il basso profilo paga, è proprio il palazzone di via Nazionale […]. Ed è grazie alla sua abilità nello stare sempre un passo o due dietro agli altri che oggi Visco occupa quella poltrona» (Fausto Carioti, Libero, 13/6/2016).
Vita «Correva l’ottobre del 2011 e c’era da trovare il rimpiazzo per Mario Draghi, in procinto di lasciare Roma perché promosso alla Banca centrale europea. Silvio Berlusconi, che senza saperlo stava consumando i suoi ultimi giorni a palazzo Chigi, caldeggiava la nomina di Lorenzo Bini Smaghi, che altrimenti minacciava di non mollare l’incarico nel board della Bce, facendo incavolare i francesi (cui sarebbe spettata la casella) […]. Il ministro Giulio Tremonti, d’intesa con Umberto Bossi, spingeva per il direttore generale del Tesoro, il milanese Vittorio Grilli. Draghi desiderava promuovere il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, che Tremonti invece voleva fermare proprio perché era il candidato di Draghi. Tutto normale, insomma. Solo uno non lo voleva nessuno: Visco Ignazio, classe 1949, vicedirettore generale della Banca d’Italia, entrato a via Nazionale subito dopo la laurea. A 62 anni, il nostro faceva progetti per la pensione.
Ma avete letto l’elenco dei nomi sopra? Berlusconi, Tremonti, Bossi, Draghi: manca nessuno, di quelli che all’epoca contavano sul serio? Appunto. La situazione la sbloccarono Giorgio Napolitano e Gianni Letta: personaggi provenienti da storie diversissime, ma ai quali basta un incrocio di sguardi per intendersi. Se su tutti gli altri c’è un veto e i dirigenti di Bankitalia non vogliono un altro esterno dopo Draghi, ragionarono i due attingendo al manuale d’istruzioni vergato da monsieur de La Palisse, non resta che puntare sull’unico interno che non è stato bloccato da nessuno, perché nessuno l’ha proposto. Fortuna volle che il prescelto fosse anche il vice-direttore di Bankitalia più anziano in servizio, il che conferì all’operazione una patina di oggettività […] La sua nomina presentava un’unica controindicazione: è napoletano. Come l’allora presidente della Corte costituzionale, Alfonso Quaranta, l’allora presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, e l’allora presidente della Repubblica. Una colonizzazione partenopea delle istituzioni che i leghisti non mandavano giù. Ma non poteva essere certo Napolitano a ritenere la napoletanità un handicap. Si accordò con Letta, che girò il nome di Visco a Berlusconi. “Ma chi, il comunista?” chiese accigliato il Cavaliere. “No”, lo tranquillizzò l’altro. “Il fratello?”. “Nemmeno”. “Speriamo bene”. […] Ritenuto fondamentalmente innocuo, Visco diventò così il settimo successore di Luigi Einaudi […] Ingenui e speranzosi, i direttori di tutti i giornali d’Italia misero i cronisti migliori alla ricerca di sapidi aneddoti sulla vita del paracadutato sul trono di Draghi. Tempo poche ore e i malcapitati capirono che l’articolo della loro vita sarebbe stato un altro. Fioccarono ritratti in fotocopia dai quali si apprese che il nuovo governatore ha tre figlie, che da Napoli si era trasferito a Roma, dove aveva preso la maturità classica al liceo Tasso, e che non digerisce la cucina francese» (Carioti) • «Tra i suoi compagni di classe, nella sezione B del liceo romano di via Sicilia, l’unica in cui si studiava il tedesco, figuravano Pier Ugo Foscolo, ora preside della Facoltà di ingegneria a L’Aquila, Virginia Volterra, nipote del grande matematico Vito, e il giornalista Paolo Mieli, rimasti tutti amici anche dopo. Era una classe un po’ speciale, di bravissimi, quella dove si viaggiava su voti altissimi senza essere “secchioni” tanto da meritare la menzione sul giornale e Visco in quegli anni viene descritto come simpatico, bravissimo in greco nonché grande conoscitore della cultura classica.  All’Università, dopo la maturità presa nel ‘67, però la scelta cadde su Economia e Commercio, alla Sapienza, dove si laurea ovviamente col massimo dei voti, discutendo un testo su Verifica della tesi dell’incorporamento dei prezzi nel tasso di interesse» (Stefania Tamburello, Corriere della Sera, 21/10/2011) • «Come Draghi è stato allievo di Federico Caffè, l’economista keynesiano (cioè favorevole all’uso della spesa pubblica come motore dell’economia)» (Carioti) • Sono i «chicchi di Caffè» • Visco è assunto alla Banca d’Italia nel 1972, quando ha 23 anni • «Per un lungo periodo è stato un po’ l’enfant prodige di palazzo Koch: il più giovane capo del servizio studi nella storia centenaria dell’Istituto. E, più tardi, pure il più giovane funzionario generale» (Elena Polidori, la Repubblica, 21/10/2011) • «Grazie alle borse di studio messe a disposizione dall’Istituto, compie un periodo di perfezionamento presso la University of Pennsylvania, a Philadelphia, e poi all’Economic Research Unit del Dipartimento di Economia, dove nel ‘74 consegue un Master of Art e un PhD in Economics nel 1981, discutendo la tesi The Measurement, Analysis and Formation of Inflation Expectations» (Tamburello) • «Suo maestro è stato il premio Nobel per l’Economia Lawrence Klein, che fu consulente del democratico Jimmy Carter e avversario di George W. Bush» (Carioti) • Nel 1990, al lavoro, Ciampi lo vuole a capo dell’Ufficio studi di via Nazionale: «Visco coordina il gruppo di lavoro per la costruzione del Modello trimestrale dell’Economia italiana ma quando al vertice di Palazzo Koch arriva Antonio Fazio i rapporti si incrinano tanto che il futuro governatore si trasferisce a Parigi, in aspettativa dalla Banca, per assumere l’incarico di capo economista dell’Ocse. Al ritorno a Roma, dimagrito […], non ritrova però una posizione adeguata al suo standing di economista anche perché i rapporti con Fazio non sono nel frattempo migliorati. Deve aspettare più di due anni per entrare nel novero dei funzionari generali ma è solo con l’arrivo […] di Mario Draghi che la sua attività in Banca d’Italia decolla. Il 9 gennaio 2007 viene infatti nominato nel Direttorio dove già siede il direttore generale Fabrizio Saccomanni […]. Visco diventa così lo sherpa, cioè il vice, di Draghi […], il personaggio che tratta con i rappresentanti delle banche centrali e dei governi degli altri paesi per mettere a punto le decisioni finali sui principali dossier internazionali» (Tamburello) • «Quando gira per il mondo […], tocca a lui spulciarsi tutti i dossier tecnici, quelli del G8 e del G20, come pure dell’Eurogruppo e dell’Ecofin di cui corregge anche le virgole e i refusi: questa sua precisione è leggendaria, a via Nazionale […] L’altro ieri al party di Francoforte che suggellava il passaggio delle consegne tra Draghi e Trichet, mentre sorseggiava un drink teorizzava il suo essere una persona a cui non piacciono gli “strappi”. Per cui, per esempio, se nuovo governatore fosse diventato Bini Smaghi, non si sarebbe dimesso subito ma solo dopo, con calma, in maniera soft.  […] Se non se l’aspettava, questa designazione, certo in cuor suo ci sperava. Nella storia centenaria della Banca già un’altra volta, con Ciampi governatore, si è verificato un caso simile. All’epoca fu Dini a non farcela e gli fu preferito appunto il suo numero due, Fazio. Ieri, dopo che tutta l’Italia aspettava che il premier scegliesse il nome, è andato a palazzo Chigi da Berlusconi: non si erano mai visti prima» (Polidori).
Giudizi «I suoi amici lo definiscono un curioso. I suoi nemici un puntiglioso. Sicuramente è un placido» (Polidori) • «Non ha un bel carattere, è chiuso, schivo, non dà facilmente confidenza. A correggere i modi bruschi, e la sua estrema riservatezza, è la sua vena napoletana che gli consente la battuta e l’ironia».
Vita privata Sposato, tre figlie.
Quanto guadagna? Prima del 2011 il governatore della Banca d’Italia guadagnava 757.714 euro all’anno. Durante la crisi dello spread Visco si è tagliato lo stipendio: ora ne incassa 450mila • Più del governatore della Bce (389.670 euro) • Più del presidente della Repubblica (239 mila euro) • Meno del presidente di una qualsiasi banca privata (secondo la Repubblica, «Carlo Messina, ad di Intesa San Paolo, ha guadagnato nel 2016 ben 4,1 milioni»).
Olimpo Nel 2015, dopo le dimissioni di Napolitano, Renzi lo aveva proposto a Berlusconi come possibile presidente della Repubblica • «Un accenno su Visco, durante una riunione, ha innescato una reazione a catena. E poco importa se il governatore di Bankitalia si è schermito, il punto è che il suo nome è stato pronunciato da Renzi all’incontro con Berlusconi. Rientrato a palazzo Grazioli, il Cavaliere si è sfogato con i suoi: “Ci manca solo il ministro delle tasse”. “Ma no dottore, non è Vincenzo. È Ignazio Visco. L’ha nominato lei a Bankitalia”. “Ah, sì e non mi ha nemmeno chiamato per dirmi grazie”». E tutti a fissarlo: il “dottore” sta dicendo il vero o sta bluffando? Perché di pokeristi al tavolo d’azzardo per il Colle non c’è seduto solo Renzi...» (Francesco Verderami, Corriere della Sera, 1/2015) • «Il nome di Visco resta in ballo fin quando Matteo Renzi non tira fuori Sergio Mattarella» (Cairoti).
Ferri corti Nel 2017 con Matteo Renzi che, quando già non era più presidente del Consiglio ma era ancora segretario del Pd, aveva fatto votare dalla Camera dei Deputati una mozione per chiedere di non riconfermarlo nella carica di governatore • «L’efficacia dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall’emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche» • «Le elezioni sono una delle chiavi per interpretare la mossa del Pd. Ma non solo. Ci sono gli incroci pericolosi nei quali si sono trovati i vertici del partito e in particolare il “giglio magico”. Sanguina la ferita della Banca dell’Etruria e il coinvolgimento del padre di Maria Elena Boschi. Brucia che Visco non abbia salvato la banca e abbia lasciato che fallisse» (Stefano Cingolani, Panorama, 18/10/2017) • Ma il Parlamento non ha titolo per nominare il capo della Banca d’Italia, Mattarella fa quadrato intorno a Visco, lui e Gentiloni lo riconfermano per il secondo mandato • «Veniamo al sodo: Visco ha vigilato o no? “Visco ha sempre spiegato di aver esercitato la massima vigilanza, di aver effettuato ispezioni e aver comminato sanzioni anche pesanti, però sempre nell’ambito delle leggi, cioè all’interno del perimetro consentito dalla normativa in vigore. E lei sa come sono scritte le leggi italiane: concepite in modo tale che sia sempre possibile essere messi dalla parte del torto. Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, profondo conoscitore delle cose nostre, lo ha spiegato proprio ieri alla Commissione bicamerale Banche, appena istituita: “Nei controlli sulle banche c’è stata una sorta di scaricabarile” ha detto “Della riforma delle autorità di vigilanza si parla da molto tempo, è difficile districarsi: bisogna decidere chi deve fare certe cose e chi no, perché c’è anche un accavallamento con la Bce. Il sistema non è chiaro, per districarsi tra le autorità di vigilanza tra poco ci vuole un Tom Tom”. Tipico» (Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 19/10/2017).
Ferri corti 2 Nel 2018, con Matteo Salvini che, subito dopo le elezioni del 4 marzo, si ostinava a volere l’economista Paolo Savona come ministro dell’Economia: «Chi ha un minimo di confidenza con il mondo degli economisti accademici, quel nome lo conosce molto bene, e non da oggi. Sa bene che da alcuni anni il professor Savona è stato messo al bando sia nel mondo accademico, sia nel mondo bancario, con la perdita di ogni incarico, fosse pure onorifico […] La sua colpa: avere criticato senza peli sulla lingua alcune scelte della Banca d’Italia guidata da Ignazio Visco, soprattutto la supina accettazione nel 2015 delle norme europee sul bail-in, vale a dire sui fallimenti bancari e le relative conseguenze per gli azionisti e i risparmiatori. La Banca d’Italia e Visco non gliele hanno mai perdonate quelle critiche. E, guarda caso, da allora, come ubbidendo a un monito silenzioso quanto ferreo, le università e le banche hanno cancellato il nome di Savona: niente cattedre, porte chiuse dei consigli d’amministrazione. […] In fondo, se è stato confermato pochi mesi fa alla guida della Banca d’Italia, nonostante l’opposizione del leader del Pd Matteo Renzi, il dottor Ignazio Visco lo deve soltanto alla protezione decisiva che in quel frangente, come è stranoto, gli ha assicurato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in sintonia con il capo della Bce, Mario Draghi. E se ora Mattarella ha da ridire sul nome di Savona come ministro dell’Economia, non è certo perché Savona, in un libro che deve uscire, definisce l’euro “una gabbia di ferro tedesca”. Basta fare due più due» (Tino Oldani, ItaliaOggi, 2018).
Curiosità Fu boy scout con i cattolici dell’Agesci presso la chiesa di San Bellarmino a Roma • Quando, nel 2015, il Fatto Quotidiano indisse «le quirinarie» tra i suoi lettori lui arrivò penultimo con 13 voti (Giancarlo Magalli ne prese 15.353; peggio di Visco solo Piero Fassino, con 11) • «Nei lunghi voli aerei, sballottolato tra un vertice e l’altro, si rilassa con Ken Follett, di cui è appassionato lettore. Ma adora anche la musica e l’arte» • «Vado a Francoforte per due giorni ogni due settimane, ed è un segno di come la politica monetaria sia una responsabilità condivisa» (a Claudio Cerasa, Il Foglio, 26/6/2019).