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 2019  novembre 12 Martedì calendario

Periscopio

Raccontano di muoversi sempre «alla luce del sole». Al tramonto si ferma tutto? Dino Basili. Uffa news.Sostiene Emiliano Fittipaldi che quando vado nei talk show faccio alzare lo share di due punti. Molti magari non condividono quello che dico ma lo capiscono. Cerco di semplificare anche quando parlo di cose complesse. Giorgia Meloni, segretario di Fratelli d’Italia (Claudio Sabelli Fioretti). il venerdì.
L’Italia è in declino perché è mancata una politica industriale avveduta, colpevole la politica tout-court, ma non senza responsabilità le stesse organizzazioni industriali. La recente lettura di Antonov 84 sulla tragedia aerea di Verona mi ha fatto pensare, per esempio, all’inconsistenza in generale dei progetti dei nostri imprenditori a Timisoara, in Romania, mentre la Germania è riuscita a fare di quel paese un asset importante per la sua crescita. Mario Carraro, industriale, 90 anni (Matteo Marian). Il Mattino di Padova.
Quella notte del 9 novembre 1989, quando crollò il Muro di Berlino, ero a Mosca, lavoravo lì per Repubblica. Abbiamo finito di scrivere dopo mezzanotte, ho chiamato Andrea Bonanni del Corriere che aveva l’ufficio dall’altra parte della strada. Camminammo per un’ora in strada, ragionavamo, cercavamo di capire cos’era successo. La notizia arrivata da Berlino ci appariva incredibile. Invece erano i primi segni della disgregazione dell’impero comunista. La realtà non quadrava più con la teoria, con quello che ripetevano i dirigenti sovietici. Ezio Mauro (Pietro Visconti). Libertà.
Ignoro dove Francesco stia trascinando la Chiesa che gli è affidata. Sono laico, non riesco a credere nella divina Provvidenza e, senza escludere Dio (non si sa mai) mi sono fatto l’idea che, se c’è, pensa ad altro. Non sono, però, digiuno di cattolicesimo. Conosco il profumo dell’incenso e ho alle spalle ginnasio e liceo dai Fratelli Maristi. Posseggo, perciò, una specie di religiosità senza fede che mi fa compagnia. Una cosa dell’anima, cui ricorro al bisogno entrando in chiesa, non per pregare Dio, ma ritrovare una dimensione spirituale rasserenante. Giancarlo Perna. LaVerità.
La politica fu il mio modo per continuare ad aiutare i poveri. Non diceva Paolo VI che è la più alta forma di carità? Ma diventai sindaco di Giussago solo per sostituire Paolo Ferrari, morto d’infarto a 48 anni durante il cenone di san Silvestro del 1995. Ero il suo vice. Don Angelo Curti, diventato prete dopo la morte della moglie (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Oggi il denaro è diventato l’unico generatore simbolico di valori. Non sappiamo più che cosa è bello, vero, giusto, santo. Pensiamo solo a che cosa è utile. Ho visto salire una ragazza con un’arpa sul treno Milano-Venezia. Un signore distinto ha cominciato a porle domande. Alla fine l’ha raggelata: «Scusi, signorina, ma qual è il suo business?». Umberto Galimberti (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Nella casa di Aquileia, dove il disordine del mondo sembra restare fuori della porta, Altan guarda alle scadenze celebrative con lo stesso sguardo disincantato di un Bigazzi o di un Cipputi: «Ci tocca affrontare anche questa». Le sigarette mettono un punto ai pensieri che fluiscono per frasi brevi, poco inclini alle discese delle subordinate. Ogni tanto sembra di sentire la voce rassicurante dell’Armando, che le storie le fa finire sempre bene. Chi sia il vero Altan resta un mistero. Mai chiedere ad Altan cosa sia un Altan, suggerisce Benni. Non c’è neppure il pretesto dell’anniversario a cifra tonda: mancano tre anni all’ottantesimo compleanno. Non mi spiego questi festeggiamenti. Se non con le parole profetiche che mi disse tantissimi anni fa Alberto Breccia, un grande disegnatore argentino pluripremiato: non è gloria, ma vecchiaia». Altan (Simonetta Fiori), la Repubblica.
Spesso guardo le tv nelle reti rifugio, quelle tematiche, dove trovo argomenti che mi interessano e mi arricchiscono. Non voglio fare il vecchietto della situazione, che dice com’era bello ai miei tempi. Mi sento piuttosto uno storico del costume. Affermo che prima c’erano più idee. La stessa Rai che frequentavamo noi era molto diversa da quella attuale: il servizio pubblico deve arricchire lo spettatore, lo deve informare, educare non diseducare e poi lo deve divertire, possibilmente senza volgarità. Renzo Arbore (Emilia Costantini). Corsera.
La sinistra, da partito del lavoro e dei lavoratori, è passata a formazioni centrate sui diritti civili. Ho sentito una dichiarazione di una eurodeputata della sinistra che parlava della Brexit inglese e accarezzava Theresa May, dicendo che sì sbagliava, ma in fondo «sono i maschietti capitalisti che mettono in difficoltà la povera signora». Oh, ma la May era la massima espressione del governo conservatore inglese! Capisce che, con questa logica, oggi, la sinistra dei diritti ti verrebbe a dire meglio la Thatcher di Reagan perché è una donna. Lei capisce che una sinistra con questa testa sparisce, viene odiata nelle periferie e nelle borgate, fra i lavoratori. Marco Rizzo, leader dei Comunisti italiani (Franco Bechis). Il Tempo.
Marianna, la Francia, giace distesa su un letto di ospedale. De Gaulle si affaccia sull’uscio della camera per chiedere notizie all’infermiere-Pompidou che gli risponde: «Non ha ancora riacquistato l’uso di tutte le facoltà». La vignetta, pubblicata su Le Figaro del 15 maggio 1968, è il preludio della settimana più folle del Maggio Francese. La Francia ha la febbre e il contagio, ilare e inarrestabile, arriverà in una settimana a 10 milioni di persone che scioperano, contestano e protestano. Che celebrano la grande primavera del loro scontento. Roberto Gobbi, Maggio ’68 – Cronaca di una rivolta immaginaria. Neri Pozza, 2018.
Il declino dell’Antonelli è stato terribile. Vidi le sue ultime foto, imbruttita in una maniera che non si poteva immaginare. Della donna bellissima che aveva avuto un ruolo nel Merlo maschio non c’era più traccia. Lando Buzzanca (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Ci sistemiamo alle bell’e meglio incartando sul treno gli zaini e la tenda sotto un russo addormentato che, guarda caso, russa. Nella camerata su rotaie, un unico tocco di classe: una bella donna dai capelli scuri. Vado all’attacco sfoderando un collage di inglese, tedesco ed italiano, ma l’offensiva si blocca davanti alla realtà: la bella è un ufficiale dell’Armata Rossa, sposata a un pilota militare, abita in una base dell’isola di Sakhalin e non vuole parlare di politica. Giorgio Ruggero, Lungo il Don. Feltrinelli, 1988.
Le consultazioni: il mesto corteo nell’esercizio delle sue finzioni. Roberto Gervaso. Il Giornale.