ItaliaOggi, 9 novembre 2019
Cina: non più di un’ora e mezza di videogiochi al giorno per i minori
I bambini cinesi non potranno più stare ore e ore a giocare ai videogiochi sul proprio smartphone. Pechino ha dato un giro di vite: non più di un’ora e mezza al giorno. E mai di sera, o peggio di notte. I videogiochi sono accusati di creare dipendenza e una generazione di miopi. Dunque, in Cina la legge per la protezione dei minori obbliga adesso gli editori di videogiochi a limitare il tempo sugli schermi dei cellulari trascorso dai minori di 18 anni: un’ora e trenta minuti al giorno; tre ore durante le vacanze. Inoltre, un coprifuoco virtuale impedirà ai minorenni di giocare dalle 22 fino alle 8 del mattino. Ma non è finita. Le spese su questi giochi gratuiti, in realtà pieni di micro transazioni, saranno controllate: non più di 25 euro al mese per i bambini da 6 a 16 anni e non oltre i 50 euro per i ragazzi da 16 a 18 anni. I piccoli cinesi non potranno mentire sull’età perché dovranno fornire i propri dati di identità che saranno incrociati con una banca dati statale che ha l’obiettivo, tra l’altro, di creare un archivio sui videogiochi preferiti dai bambini cinesi, secondo quanto ha pubblicato Le Figaro. È già questo il caso, dal 2007, per i videogiochi sul pc e dal 2011 per iscriversi a un social network.Lo Stato cinese vuole stilare una classifica dei videogiochi in rapporto all’età, un sistema sul quale lavorano già gli editori dell’ex Impero di Mezzo. Questa classifica esiste in Europa (Pegi) e negli Stati Uniti (Esrb) e permette di fare distinzione fra i titoli, quelli adatti a tutti e quelli consigliati per i ragazzi che hanno più di 12 anni, 16 anni o 18 anni. Ma si tratta di una raccomandazione, non di un divieto di vendita, ha specificato Le Figaro.
Le autorità di Pechino vogliono che gli editori impediscano a un bambino di 10 anni di giocare con un videogioco giudicato adatto per i ragazzi dai 16 anni in su, grazie alla verifica della data di nascita.
È da due anni che i videogiochi, in Cina, sono finiti sotto la lente delle autorità di Pechino. Il Quotidiano del Popolo aveva definito il gioco Honour of Kings, giocato da oltre 200 milioni di persone, come «un veleno» e «una droga» che mirava a creare dipendenza tra i minori. L’inventore, il colosso di internet, Tencent, ha dovuto fare ammenda limitando il tempo di gioco su questo titolo a un’ora al giorno per i minori di 12 anni, e due ore per i ragazzi da 12 a 18 anni. Questo non ha impedito a Pechino di proseguire gli attacchi contro l’industria. Tra febbraio e dicembre 2018 l’amministrazione ha congelato le autorizzazioni alla messa in commercio sul mercato di nuovi videogiochi per rimettere in riga il sistema. Cosa che si traduce in un forte rallentamento della crescita dei videogiochi in Cina (+5%, a 27 miliardi di euro, e la perdita per Tencent di un terzo del proprio valore borsistico. L’impresa ha dovuto riorganizzarsi per ridurre la dipendenza dai videogiochi sua principale fonte di entrate.
Nell’ottobre 2018 Tencent ha attuato un sistema di riconoscimento facciale sui propri giochi per evitare che un bambino possa accedervi al posto di un adulto. E da primavera, i minori di 16 anni devono avere l’autorizzazione dei genitori, la cui identità è verificata, per poter accedere a un gioco di Tencent.