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 2019  novembre 09 Sabato calendario

Roma, gli anziani di malavita

Quelli ancora vivi (e liberi) saranno in tutto una ventina. Hanno fra i 60 e i 70 anni e, nonostante fedine penali lunghe chilometri, girano indisturbati per la Capitale. E di appendere la pistola al chiodo non ne hanno ancora voglia. A cavallo fra gli anni 70 e 80, nella Roma controllata dalla Banda della Magliana, li chiamavano i “cassettari”, perché erano specializzati in cassette di sicurezza e casseforti. Hanno messo a segno migliaia di rapine, milioni di lire puntualmente sperperati nelle bische clandestine fra alcol, droga, scommesse e prostitute. Sono nati all’inizio degli anni 50, in gran parte nelle tante baracche romane del dopoguerra. Oggi hanno i capelli bianchi, rughe miste a cicatrici e qualche acciacco, ma la loro vita non è cambiata. Ogni tanto qualcuno si fa un giro di carcere, qualcun altro finisce ammazzato.
Uno di questi era Ennio Proietti, 69 anni, rimasto ucciso pochi giorni fa durante la rapina al Caffè Europeo di Cinecittà Est, che nel suo curriculum criminale vantava nientemeno che la partecipazione al rapimento (con omicidio) di Giovanni Palombini, nel 1981. Per lui una condanna a 24 anni, poi visite saltuarie a Rebibbia e Regina Coeli, incidenti di percorso rispetto alla media di una o anche due rapine al giorno. Per lui una fine simile a quella del suo omonimo Cosimo Proietti, il ladruncolo del film I Soliti Ignoti investito da un tram dopo lo scippo fallito a una vecchietta. Destino condiviso con quello del suo coetaneo Angelo Angelotti, ucciso nel 2012 da un gioielliere a Spinaceto durante una rapina, all’età di 62 anni: membro stabile della Magliana, lo chiamavano Er Giuda perché si dice fosse stato lui a tradire Renatino De Pedis nel febbraio del 1990.
“Io stavo cor Libanese”, gridava l’attore Mauro Cremonini nei panni di un anziano Bufalo nell’epica scena iniziale di Romanzo Criminale – La Serie, dopo aver sparato a dei giovani che poco prima lo avevano massacrato di botte. Ed è proprio quella l’immagine calzante degli ex cassettari romani, oggi soprattutto usurai, spacciatori e capi batterie. Il più pericoloso fra loro è di sicuro Manlio Vitale detto Er Gnappa, ritenuto fra i reggenti di quel che resta della Magliana, dalle cui intercettazioni sono nate altre inchieste che hanno finito per mettere nei guai personaggi legati all’imprenditoria e alla politica, come lo scomparso immobiliarista Sergio Scarpellini, Raffaele Marra (ex collaboratore dei sindaci Alemanno e Raggi), esponenti Udc. La Squadra Mobile di Roma, invece, tiene d’occhio Italo De Witt, detto Il Tedesco, 66 anni, che vanta una spettacolare rapina con ostaggi in una banca di Piazza di Spagna nel 1997. Fari puntati anche su Augusto Giuseppucci, fratello di Franco Er Negro (ucciso nel 1980, ha ispirato il “Libanese” del libro di Giancarlo De Cataldo), tuttora indagato come possibile mandante dell’omicidio di Andrea Gioacchini, avvenuto il 10 gennaio davanti a un asilo alla Magliana. Il 29 ottobre, invece, i carabinieri hanno sgominato una batteria di Acilia guidata da Silvano Cerroni di 75 anni, e Lucio Russo di 61 anni: alla loro età ancora a fare irruzioni con coltelli e pistole.
D’altronde, sull’epopea dei cassettari ci si potrebbe scrivere una serie degna di quella girata da Stefano Sollima. Storica è rimasta la rapina “in trasferta” al Banco Hispano-Americano di Barcellona, che vide coinvolti, fra gli altri, Mario Tocca Proietti, che sotto il falso nome di Bonifacio Garcia Molero, cambiava pesetas in lire al Casinò di Venezia. Ha chiesto ufficialmente di essere dimenticato, invece, Pietro De Negri, detto “er Canaro”, oggi 63enne, condannato per l’omicidio del pugile Giancarlo Ricci nel 1988, figura che ha ispirato il pluripremiato film Dogman di Matteo Garrone. Loro coetanei erano altri “grandi nomi” dell’epoca come Franco Manenti, detto er professore, Angelo Rinaldi, l’astigiano Roberto Sciarretta, Bruno Marella e Stefano Virgili, quasi tutti finiti fuori dai radar; in un solo anno, nel 1984 svaligiarono per tre volte la Bnl di Medaglie d’Oro portandosi via quasi 100 miliardi di lire, utilizzando tecnologie all’epoca all’avanguardia.
Giovani o anziani, italiani o stranieri, resta il fatto che alcuni quartieri romani sono abitati da un esercito di condannati, in gran parte ladri e rapinatori, che per vari motivi (salute, attenuanti, ecc.) hanno ottenuto i domiciliari. A Roma, in totale, sono 1.416 persone recluse in casa, con una cifra che arriva a 3.300 con i pregiudicati a piede libero. Solo a Tor Bella Monaca, secondo l’ultimo report della Questura di Roma, ce ne sono 348 che non possono uscire di casa e 434 sottoposti a misure di sorveglianza; a Fidene, Prenestino, Tuscolano, Romanina, San Paolo e Tor Pignattara in totale sono 300. A Ostia ci sono ben 1.250 condannati che scontano la pena con misure alternative. A Primavalle sono 895.