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 2019  novembre 09 Sabato calendario

Chi finanzia i Radicali

Si fa presto a dire Radicali, o anche solo “galassia Radicale”, con un’espressione che vorrebbe tener dentro associazioni, partiti e movimenti le cui differenze sono invece profonde. Dopo il congresso del Partito Radicale del 2016 l’ala sconfitta – i Radicali Italiani, di cui fanno parte Emma Bonino e Riccardo Magi – si è messa in proprio, alleandosi poi con Bruno Tabacci per formare Più Europa. Ma le differenze riguardano anche – se non soprattutto – le casse della “fu galassia”. Da una parte il Partito Radicale di Rita Bernardini e Maurizio Turco, con le sue 1.300 tessere e gli ultimi tre anni impiegati a ripagare i debiti, dall’altra un movimento che alle Politiche ha contato su donazioni milionarie.
Dove prendono i soldi, allora, i Radicali Italiani?
Dalle tessere, innanzitutto. Al 20 giugno gli iscritti erano 5.807 al costo variabile dai 25 ai 50 euro, buoni comunque a garantire un introito vicino ai 200.000 euro. Poi ci sono i donatori. Per le Politiche del 2018 sono stati circa 900, per un totale di 538.815 euro. Niente male, anche perché Più Europa può contare su sostenitori molto facoltosi. In testa c’è il professor Peter Baldwin: docente di Storia, filantropo e marito di Lisbet Rausing (erede dei fondatori della TetraPack), ha donato 100.000 euro alla lista e un altro milione e mezzo ai singoli candidati, tra cui 260.000 per Benedetto Della Vedova. Oltre ai coniugi Baldwin c’è poi George Soros, che a gennaio 2019 ha sborsato 99.789 euro, stessa cifra girata dalla moglie Tamiko Bolton. Senza dimenticare che già nel 2018 la Open Society Foundation dei due coniugi aveva scucito 50.412 euro direttamente al movimento, che si aggiungono ai 298.550 dollari elargiti un anno prima a sostegno di “Ero straniero – l’umanità che fa bene”, una campagna per l’abolizione della legge Bossi-Fini.
Il nome della Open Society compare poi anche nel bilancio 2017 (l’ultimo disponibile online) dell’Associazione Luca Coscioni, nota soprattutto per le battaglie sul fine vita che hanno costretto Marco Cappato a diversi guai giudiziari. La donazione è di 85.844 euro per coprire un progetto per la legalizzazione della cannabis, che si sommano ai 41.504 donati invece l’anno prima all’associazione No Peace Without Justice, fondata da Emma Bonino.
Per le Europee 2019, poi, Più Europa ha potuto contare su altri preziosi proventi. Trentamila euro li ha sborsati Emma Bonino, ben 45 mila Marco Marazzi, avvocato e già vicepresidente della Camera di Commercio Ue in Cina. E poi altri simpatizzanti, come Lupo e Delfina Rattazzi, nipoti di Gianni Agnelli e sponsor rispettivamente per 5.000 e 4.000 euro; o Marco Sindona (1.000 euro), figlio di Michele e sostenitore dei Radicali fin dai tempi di Marco Pannella. Lo stesso Pannella che per anni ha fatto da collante per anime, enti e personalità diverse, le cui frizioni sono esplose alla sua morte.
Ecco che allora a fare da contraltare ai Radicali Italiani e alle loro donazioni milionarie c’è un Partito Radicale tenuto in piedi solo dai tesseramenti. Nel 2017 “i proventi pari a 602.033 euro sono dovuti al 99,9% da contributi degli associati (601.093 euro)”, idem era stato nel 2016 (543.880 euro di proventi, 543.244 dagli associati). Il tutto in un mare di difficoltà, perché dopo la scissione il Partito Radicale si è dovuto far carico di oltre 1 milione di euro di debiti accumulati nei dieci anni precedenti dalle varie associazioni della galassia.
Per tre anni, il Partito ha dovuto quasi triplicare le tessere, arrivando ai 3.000 degli ultimi tre anni, licenziando anche 8 persone nel 2015. Oggi quel debito è ripagato, ma le tessere sono tornate su livelli ordinari, col risultato di una struttura ben diversa da Più Europa.
Oltre ai finanziamenti privati e ai contributi del 5×1000 destinabili alle associazioni, c’è poi una parte di proventi pubblici alla fu galassia. Radio Radicale, da tempo nel mirino del M5S, riceveva fino allo scorso anno 8 milioni dallo Stato frutto di una convenzione sulla trasmissione delle sedute del Parlamento, e altri 4 come fondo per l’editoria. Le cose però potrebbero cambiare presto: il fondo per l’editoria dovrebbe scomparire per tutte le testate entro il 2022 e la convenzione, al momento in proroga, potrebbe essere oggetto di una nuova gara entro tre anni.
Anche le associazioni, di volta in volta, stipulano convenzioni con le istituzioni per alcuni progetti. Per dirne due, nel 2016 No Peace Without Justice ha messo insieme 1.154.463 euro da “contratti con enti pubblici”, mentre Nessuno Tocchi Caino nel bilancio 2017 segna 234.879 euro dall’Ue e altri 65.600 come “contributi da enti pubblici”.