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 2019  novembre 09 Sabato calendario

La notte dei cristalli, il 9 novembre 1938

La data di oggi dovrebbe ricordare a tutti gli spiriti liberi un episodio doloroso, che costituì le premesse di altri eventi analoghi ancora più tragici, di cui. Il 9 Novembre del 1938 si consumarono infatti, in tutta la Germania, le prove generali di quello che sarebbe stato l’Olocausto: fu la cosiddetta notte dei cristalli, quando Hitler e Himmler attuarono la prima vera carneficina programmata contro gli ebrei. Il bilancio fu infatti impressionante, tenuto conto che fu compiuto in tempo di pace, in una nazione di grande tradizione civile, e sotto gli occhi del mondo intero: duecento persone assassinate o indotte al suicidio; trentamila arrestate, e altrettante internate a Buchenwald e a Dachau; 267 sinagoghe distrutte, e 7500 negozi devastati. È una macabra ironia che quel massacro venga ricordato per l’entità dei vetri rotti: in realtà i danni materiali furono poca cosa rispetto al ciclone di iniquità che stava per scatenarsi su quel popolo martirizzato.
L’antisemitismo in Germania aveva radici antiche, ed era stato esasperato dalla riforma di Lutero che, ancor più della controriforma cattolica, aveva eccitato l’odio contro «questi velenosi vermi avvelenati» di cui il fanatico monaco sassone auspicava «la distruzione col fuoco delle sinagoghe». Benché radicalmente antireligioso, il nazismo aveva ereditato questa maligna concezione sostenendola con eccentriche teorie di superiorità razziale e con l’ignobile menzogna che gli ebrei avessero pugnalato alle spalle la Germania nel 1918, provocandone la disfatta. Quando, nel 1933, Hitler andò al potere, iniziarono le discriminazioni, culminate con le famigerate leggi razziali del 1935, che privavano gli ebrei di tutta una serie di diritti civili. Tuttavia, sino a quella notte, gli episodi violenti, le depredazioni e gli assassinii, erano stati frutto di sadismi e avidità individuali, sia pur aggravati dall’impunità concessa dal regime agli autori di simili soprusi. 
L’ORROREMa da quel 9 Novembre la persecuzione fisica divenne la regola, e procedette in estensione ed intensità secondo una strategia pianificata assistita da un’organizzazione efficiente. Come scrisse William Shirer, «tra quei tumulti di incendi il Terzo Reich aveva imboccato una via tenebrosa e selvaggia, dalla quale non vi fu più ritorno». 
L’occasione delle spedizioni punitive della Notte dei cristalli fu fornita da un attentato compiuto a Parigi da Herschel Grynszpan, un diciassettenne rifugiato il cui padre era stato deportato in Polonia dentro un vagone piombato. Il ragazzo, recatosi all’ambasciata tedesca con l’intenzione di vendicarsi ammazzando l’ambasciatore von Wlczeck, uccise invece il segretario Ernst von Rath che, ironia della sorte, era sorvegliato dalla polizia per le sue idee antinaziste. Göring e Goebbels avevano già elaborato un piano per organizzare ed eseguire dimostrazioni spontanee dei militanti di partito. Reinhard Heydrich, il capo del SD e della Gestapo, trasmise gli ordini ai suoi ufficiali e garantì l’appoggio operativo. Così da quella notte, e per alcuni giorni, queste squadre si scatenarono nel primo vero pogrom attuato dal regime hitleriano. Negozi, scuole, abitazioni e soprattutto sinagoghe furono incendiate, mentre decine di migliaia di ebrei terrorizzati si diedero alla fuga dopo aver assistito alle brutalità subite da parenti ed amici. Le SS non risparmiarono nemmeno i bambini degli orfanotrofi: 1200 di questi furono spediti nel campo di Sachsenhausen.
L’ASSENZA DI PROTESTEIn Germania, nessuno protestò, salvo la compagnia di assicurazioni preoccupata di risarcire i danni di migliaia di vetrine frantumate. Göring, stizzito, la mise a tacere promettendo che gli indennizzi sarebbero stati confiscati dallo Stato e in parte restituiti. La stampa, ormai completamente asservita, scrisse che si era trattato della «giusta e spontanea espressione della rabbia popolare». In realtà al processo di Norimberga fu fugato ogni dubbio sulla provenienza e sul contenuto di queste direttive omicide. Le stragi, le devastazioni, gli arresti, le ruberie, furono tutte disposte da Berlino, garantendo agli autori un’assoluta impunità. Gli unici a subire un processo furono gli autori di alcuni stupri: non per la gravità del reato, ma perché, con la violenza sessuale, avevano contaminato la loro razza ariana. Francia e Gran Bretagna, reduci dall’umiliazione di Monaco, non dissero niente. Hitler capì di aver le mani libere ovunque avesse colpito.
Da quel 9 Novembre, come dicevamo, ogni precedente opzione elaborata dai nazisti sul trattamento degli ebrei, come l’emigrazione forzata o la deportazione in Madagascar fu di fatto abbandonata, mentre si prospettava la sinistra soluzione finale che sarebbe stata enunciata da Heydrich nella conferenza di Wannsee nel Gennaio del 1942. La Notte dei cristalli fu insomma la legittimazione formale di una progressiva eliminazione fisica che sarebbe iniziata subito dopo l’invasione della Polonia nel Settembre del 39 con la fucilazione sommaria di interi gruppi di ebrei, sarebbe proseguita in Russia con il dispiegamento massiccio degli Einsatzcommando, corpi specificamente destinati alle esecuzioni di massa, e avrebbe trovato la sua definitiva organizzazione logistica nei campi di Chelmno, di Belzec, di Treblinka, di Maidanek, di Sobibor e di Auschwitz-Birkenau, vere e proprie catene di montaggio per la raccolta, la selezione, l’esecuzione e la cremazione di sei milioni di ebrei.
LA MEMORIAOggi lo studio e la rievocazione di questo processo di sterminio, nelle sue origini culturali e nei suoi esperimenti iniziali ha subito e subisce un singolare altalenante andamento. Viene distrattamente e superficialmente ricordato nel Giorno della Memoria, oppure viene riesumato – magari auspicando la creazione di una evanescente Commissione Parlamentare in occasione di grossolani attacchi antisemiti portati da qualche miserabile nell’anonimato della Rete. Mentre invece dovrebbe costituire oggetto di insegnamento obbligatorio e di continua meditazione, con l’aiuto del copioso materiale documentale acquisito nel tempo, senza cedere alle emotività o alle polemiche contingenti che rischiano, paradossalmente, di attenuare l’immensa responsabilità morale che grava su quelli che hanno agito, e su quelli che hanno taciuto. E servirebbe anche di ammonimento agli sciagurati che, durante le celebrazioni del 25 Aprile, impediscono lo spiegamento della bandiera di Israele, o intendono dedicare una piazza ai leader del terrorismo palestinese che vorrebbe distruggere l’entità sionista e ripetere, su scala allargata, la Notte dei cristalli e forse gli stermini dei lager.