La Stampa, 9 novembre 2019
Una mostra su Roberta di Camerino
«È la prima volta che vedo dell’arte nella moda», disse Salvador Dalì di fronte agli abiti trompe l’oeil di Roberta di Camerino. Trenta di quei capolavori tra cui 8 inediti (comprese molte foto mai viste prima), saranno esposti a Ca’ dei Carraresi (Treviso) nella mostra Post Card From Venice, dal 14 al 17 Novembre. Il miglior pedigree per il lancio di Dadhai: linea di accessori creata da Roberta Camerino, secondogenita della famosa stilista (al secolo Giuliana Cohen) e dalla nipote Tessa Zanga Camerino.
Collaterale alla retrospettiva del brand storico (ora in mano a Borbonese), una mostra- mercato di pezzi vintage introdotta da un ricordo di Luciana Boccardi, critica di moda.
La rinascita
«Nella collezione Dadhai- spiega Tessa- non ci sono Bagonghi o trompe l’oeil. Della nonna c’è solo il fascione tricolore rosso, verde e blu. Di Roberta resta lo spirito». Non a caso fu ribattezzata la dogaressa.
La storia
In effetti, Giuliana Coen è un personaggio con una storia romanzesca, dove s’incrociano persecuzioni razziali, ingegno, successi internazionali, dispute familiari e legami con personalità mondiali. Sino al presidente Reagan. «Mamma aveva foto con tutti tranne che con me», scherza Roberta Camerino parlando del suo rapporto con la madre, raccontato nel suo diario di ricordi: Schegge di Roberta, scritto con Federica Repetto (Ed. Studium, 2016).
Giuliana Coen invece, si raccontò già nell’81 nel volume R come Roberta del giornalista Marco Mascardi (Arnoldo Mondadori Editore).
Da Lugano alla Laguna
Nel ‘43 Giuliana, di religione ebraica, fuggì dalla natia Venezia a Lugano col marito Guido e il figlio Ugo. Per non soccombere alle leggi razziali. Qui inizia il suo percorso professionale: con una borsa cucita da lei che le costò l’accusa di contrabbando. L’episodio, chiarito, finisce sui giornali e mette in luce l’autodidatta, subito ingaggiata da un laboratorio.
Rientrata a Venezia nel ’46, Giuliana prosegue nella sua sfida, trasforma in laboratorio uno stanza della sua casa e avvia la produzione. Il successo è immediato. Bisogna solo trovare un’etichetta.
Quella «di» nobiliare
Giuliana pensa al nome della figlia Roberta. Come cognome adotta quello del marito, Camerino. E per rendere il tutto favoloso (il suo aggettivo più usato), aggiunge una «di» nobiliare.
Era nata Roberta di Camerino, griffe che dagli Anni 50 avrebbe fatto storia, stile. E scuola nella moda.
Total look con Ferragamo
Nella maison avrebbero lavorato future griffe degli Anni 80 come Trussardi e Ferrè. E con l’amico Salvatore Ferragamo, creò l’antenato del total look. Roberta disegnava le borse coordinandole, di tacita intesa, con le scarpe del calzolaio delle stelle. E viceversa.
L’Oscar della moda nel ‘56
Dall’America arriva il primo grande ordine da Saks Fifth Avenue. Mentre, con Stanley Marcus a Venezia scopre i velluti di Bevilacqua tessuti al buio per il Vaticano. Giuliana li adotta per le sue borse. In particolare la Bagonghi: piccolo bauletto da dottore e perciò battezzato col nome del nano. Il successo è tale che nel 1956 le viene attribuito l’Oscar della moda il Neiman Marcus Award. A Dallas in quella «notte delle stelle», conosce Grace Kelly alla sua ultima uscita privata.
Grace e Coco
Nel ‘59 nel suo primo viaggio in Italia col principe Ranieri, Grace viene immortalata dal settimanale «L’Europeo» con una Bagonghi. Per questo ambita come la borsa della principessa. Nel frattempo (1958) a casa della dogaressa era arrivata anche Joan Crawford.
Col successo, però, si moltiplicano anche le imitazioni. In lacrime, Giuliana cerca conforto dall’amica Chanel. «E’ la prova che vali- la rassicurò Coco-. Piangi, quando non ti copieranno più».
Il trompe l’ oeil A quel punto mancano solo i vestiti. Giuliana pensa ad abiti in jersey trompe l’oeil, dove giacca, bottoni, tasche, fiocchi e pieghe stampati su un tubino. «Lo infili- diceva- e sei già pronta». Al culmine del successo, alla fine dei 70 lancia i foulard con motivi astratti, raggiungendo un’arte moderna alla quale nel 1980 il Whitney Museum di New York dedica una mostra curata da Vittorio Sgarbi.
Viva 007
La stilista amava le novità. «Tanto –ricorda Roberta- che comprò il motoscafo futuribile di OO7 Thunderball (Terence Young 1965). Ma soprattutto fu la prima a misurarsi col mass market, firmando la seconda linea Ambassador in floccato. Mentre, il suo cinghino, trompe l’oeil di una cintura e marchio della maison, arrivò sui gadget per i clienti dei benzinai Total.
Madonna e i kimono
Nel ’92 la stilista rilancia il marchio nel mondo con una serie di licenze. Compresa quella dei kimono. In più, esplode la moda del vintage che eleva la Bagonghi a cult. Madonna è la prima a rispolverarla.
Rinvigorita, Giuliana continua a lavorare... via fax dalla sua barca, il Giada. Sempre a bordo, a 90 anni parte per un viaggio in un «mare». Eterno come lei.