la Repubblica, 8 novembre 2019
Cronaca della prima puntata di “Adrian”
La serata parte col viatico di Fiorello che da Viva RaiPlay su Rai 1 dice “sto per promuovere qualcosa che non è di questa rete”, mette le mani avanti e poi: «Basta, gli artisti non hanno colore, e se in tv torna l’artista degli artisti bisogna dirlo: Adriano Celentano». Canta con Giuliano Sangiorgi 24k baci sulle note di Ventiquattromila baci e chiude il mini show gridando “Adrianooooo”. Liberi tutti, ma c’era bisogno di lanciare da Rai 1 lo show di Mediaset? Anche no.
Celentano torna con Adrian su Canale 5. Orchestra diretta da Fio Zanotti, scenografia bellissima di Marco Calzavara, il mare sullo sfondo, alla corte di Adriano accorrono Piero Chiambretti, Massimo Giletti, Carlo Conti, Paolo Bonolis, Gerry Scotti. Su Twitter protestano, sono tutti uomini: nella seconda puntata ci sarà Maria De Filippi.
Prima una bella pausa, se no non sarebbe lui, e gli ospiti fanno finta di andarsene, poi ne ha per tutti. «Non so se avete capito ma a questo tavolo c’è la televisione: intrattenimento, la guerra, la carestia e la pornografia, l’angolo dei guardoni (dice rivolto a Bonolis, ndr ) per cui si capisce l’arretratezza di noi uomini». «Non so se mi sono spiegato», aggiunge, «ma questi cinque ragazzi rappresentano la nostra finestra sul mondo, ci portano il brutto e il bello dell’umanità». Scotti gli dice che «ci sono due atteggiamenti sbagliati: che la tv del passato sia meglio, è solo nostalgia. E che all’estero la fanno meglio. Non è vero». «Celentano» urla Chiambretti «è l’antenato di Greta Thunberg, ha preso una sola volta l’aereo per andare a Mosca. Per quanto riguarda la televisione deve cambiare, come cambia il mondo. Eco diceva che la tv è utile perché dà cultura a chi non ce l’ha e la toglie a chi ce l’ha».
«Noi dobbiamo sempre cambiare» spiega ancora Celentano «è importante il tono che si usa in tv. Secondo me bisogna essere più diretti, più schietti, fare meno complimenti, essere meno caramellosi». «In tv c’è il bello e c’è il brutto, ma uno deve presentarsi con sincerità» dice Bonolis «se si fa il varietà si fa il varietà». Celentano spiega che se c’è un difetto a Tale e quale è la giuria, «che si sforza di non denigrare i concorrenti, in fondo non ha il coraggio di essere cattiva. Mi rendo conto che non è facile, allora farei un’altra cosa: metterei un’altra giuria che giudica la giuria». Conti coglie la palla al balzo: allora vieni tu a giudicarla. A Bonolis rimprovera le inquadrature hard delle ragazze di Ciao Darwin. Intanto entra Ilenia Pastorelli, che si siede a un altro tavolo, da sola. La capiamo. Poi Celentano le dedica La pubblica ottusità, legge male il gobbo e sbaglia le parole. «Noi raccontiamo il trash» dice Bonolis «e dobbiamo essere trash. Non facciamo sempre le stesse cose, cambiamo culo ogni settimana». Giletti: «Parli dei fondoschiena, ma in Adrian hai messo tua moglie, molto sexy». A Gerry Scotti dice che non bisogna regalare i soldi, ma il re dei quiz replica che i concorrenti hanno studiato e rispondono alle domande, i soldi se li guadagnano. Poi rimprovera a Giletti che a Non è l’arena la gente si parla addosso e non si capisce niente. «Dovresti chiudere i microfoni a chi parla o far scoppiare una bomba per farli tacere. Poi c’è Floris, è bravissimo ma mentre uno spiega interrompe».
Nel monologo Celentano spiega che «il tempo sta per scadere, si potrebbe dire che Adrian è un urlo. Le ferite del pianeta sono così profonde che non c’è più tempo per curarle prima che la terra si vendichi. Non si può dire che la terra sia calma, è arrabbiata con l’uomo. Da casa mi avete condannato la volta scorsa perché ero poco presente e ora siete tornati sperando che mi comporti in modo diverso, ma non avete capito niente. Non solo non farò come la volta scorsa, ma vi do un motivo per cambiare canale: me ne vado. Spegnete tutto». Tuoni in studio, Buio. Gli orchestrali si alzano. Scherzetto, rientra e cantaMinnie the moocher.
Poi il dialogo con Ligabue da Francamente me ne infischio, andato in onda su Rai 1 nel 1999, e già parlava dell’importanza dell’acqua. Sono ancora insieme, vent’anni dopo, cantanoQuesto vecchio pazzo mondo. Ad Alessio Boni il compito di riassumere – come in un monologo teatrale – la storia di Adrian l’orologiaio, e parte il cartoon.