la Repubblica, 8 novembre 2019
Le radici del nuovo antisemitismo
Sono tornate le “zecche”. “Zecca” è la senatrice a vita Liliana Segre, sono “zecche” il deputato Lele Fiano e il giornalista Gad Lerner. Il finanziere miliardario George Soros è “zecca”, e anche Bruno Sed, presidente dell’ospedale Israelitico, proprietario a Roma dello storico caffè Greco, un tempo ritrovo di artisti e intellettuali e oggi nel mirino degli hooligan antisemiti. Per i gruppi neonazisti italiani, per gli odiatori (seriali o occasionali) che infestano social, blog e forum coi loro insulti razzisti e le vignette sui “nasi adunchi”, le zecche non sono più soltanto “rosse”. Sono zecche e basta. Senza aggettivi.
Dai lager a oggi
"Zecca” è la parola con cui i nazisti chiamavano gli ebrei mentre li smistavano nei lager. O quando li ingannavano dicendo «siete liberi», e loro muovevano qualche passo oltre la recinzione spinata e i cecchini di Hitler sparavano come alle lepri. “Zecche” erano i bambini ebrei. «I nazisti ce li facevano tirare in aria e si divertivano a ucciderli, come nel tiro al piattello», raccontava Alberto Sed. “Zecca”, la peggiore atrocità lessicale: paragonare esseri umani che stai sterminando, e oggi, la loro memoria, ai parassiti che per completare il ciclo vitale si cibano di sangue.
Italia 2019: è tornato l’antisemitismo. Ottantuno anni dopo le leggi razziali con cui il regime di Mussolini, alleato coi nazisti, iniziò a perseguitarli, loro, le “zecche”, sono di nuovo nel mirino. Gli addetti ai lavori lo chiamano “antisemitismo 2.0": il suffisso numerico indica il vasto campo del web dove proliferano post antisionisti, complottisti e negazionisti. Un flusso di immondizia che degenera in odio puro. Ma la recrudescenza rimbalza anche nelle piazze fisiche, dove i gruppi dell’ultradestra rialzano la testa.
Insulti, minacce, aggressioni, atti vandalici: sono 190 gli episodi di antisemitismo censiti negli ultimi nove mesi dall’Osservatorio del Centro di documentazione ebraica. L’anno non è ancora finito e la media parziale – se paragonata ai 130 casi o giù di lì del 2017 e del 2018 – segna un forte aumento. Nel 70% delle storie il bollitore dell’odio è la rete. «Dio li ha sempre maledetti e li punirà sempre ovunque andranno. Hanno crocifisso Gesù Cristo». «Sporche zecche, sempre loro». «Rastrelliamo? Li bruciamo e facciamo un bel falò», digita su Fb il giovane neonazi Giuseppe Gobbelli. Mentre l’utente Massimiliano Zanobi (simbolo di Forza Nuova) condivide il post di “laziale fascista": la fotografia di una saponetta con la marca “Segre”.
“Riapriamo i forni”
Sul blog antisemita Altreinfo.org si sostiene che Wikipedia sia uno «strumento di potere ebraico-sionista». Di «voialtri nasoni che sapete solo frignare», scrive il 2 luglio il negazionista Riccardo Schiesaro, già responsabile del blog “Osservatore nazionale”. La rabbia cieca spurga su canali Youtube. Come “Buffington Post": video antisemiti, un milione di visualizzazioni. Follia. O come il sito nazisatanista “La gioia di Satana": ecco i Protocolli dei savi di Sion e liste di proscrizione.
«Covi di odio che prima o poi esploderà». Li definisce così la presidente delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni. La «vastità del pericolo estremista» è fatta di raduni, cerimonie, date quasi liturgiche. Un classico va in scena il 27 gennaio, Giorno della Memoria. Che diventa il “giorno della menzogna”. «Bisogna fermare quelle merde sioniste. A costo di una seconda Shoah». «Riapriamo i forni». Gli hater neonazisti vengono bloccati da Fb. Ma riemergono. «Trovati un lavoro perché il lavoro rende liberi», hanno scritto a un ebreo fiorentino. «Sionisti usurai e sfruttatori degli esseri umani». «Meglio russi che ebrei pedofili pagati da Soros ». «Ebreo sanguisuga». «La democrazia è il male assoluto creato dal giudeo internazionale».
Tra i banchi a scuola
Gli odiatori delle “zecche” sono giovani, giovanissimi e meno giovani. Se un gruppo di hater adolescenti pugliesi invita gli ebrei a «spararsi» per «fare un favore all’umanità» (16 aprile), nelle scuole e nei licei di Arezzo e Assisi si irride la Shoah: «Aggiungi un posto a tavola», canticchiano gli studenti della città di San Francesco inneggiando ai forni crematori. Avrà apprezzato l’insegnante veneziano di Storia dell’Arte, Sebastiano Sartori, ex segretario veneto di Fn, che il 19 aprile dedica questo post a Liliana Segre: «Sta bene in un simpatico termovalorizzatore». Tra i manganellatori on line non è raro trovare nomi noti. Il 30 luglio il critico musicale Paolo Isotta si lancia: «Il razzismo venne inventato dagli ebrei verso tutti in popoli». L’8 agosto 2019 è la volta dell’ex senatore M5S Bartolomeo Pepe: «Hanno crocifisso Dio e si sono inginocchiati ad adorare il suo avversario – scrive su Fb – Hanno i giorni contati».
Curve nere
La serialità degli insulti e delle minacce è il terreno di coltura di chi passa alle vie di fatto: il 26 gennaio, a Roma, Alessandra Veronese, docente di storia ebraica all’Università di Pisa, viene aggredita davanti alla libreria Feltrinelli di largo Argentina: un uomo le sputa addosso e sulla borsa sulla quale sono stampate scritte in caratteri ebraici. A volte per scatenare l’odio basta una kippah. 14 febbraio 2019: Prunetto, provincia di Cuneo. Il signor Isaac cammina col figlio piccolo. Un uomo gli ruba il copricapo ebraico e lo insulta: «Ritorna al tuo paese giudeo di merda».
Quanti di questi episodi arrivano sui verbali delle forze di polizia? Le statistiche ballano. Nel paniere dei reati discriminatori la normativa non distingue le specifiche finalità: è difficile, dunque, aggregare i dati sull’antisemitismo. Le ultime statistiche le ha elaborate l’Osce sulla base delle segnalazioni dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (un organismo interforze): nel 2017 i reati sono stati 828. Il doppio di quelli del 2013 (420) e in netta crescita rispetto ai 494 del 2016. La Polizia ha istituito corsi specifici per gli agenti a cui è stata anche fornita una “guida all’ebraismo”.
Si definiscono nazionalsocialisti. Festeggiano ogni 20 aprile il compleanno di Hitler e organizzano convegni con la bandiera della svastica sul tavolo dei relatori. Sono i militanti della Comunità dei dodici raggi di Varese, già sotto inchiesta dall’antiterrorismo dopo una lunga serie di provocazioni («siamo pronti a imbracciare le armi», ha detto il capo Alessandro Limido). I Do.Ra. rappresentano la testa della galassia neonazista italiana. Un’area nella quale operano diversi gruppi, in molti casi collegati alle curve ultrà nere (Verona, Lazio, Roma, Inter, Juventus, Padova, Varese): il Veneto Fronte Skinhead, il Manipolo d’Avanguardia Bergamo, Rebel Firm di Ivrea e le romane Militia e Rivolta Nazionale. Poi c’è Lealtà Azione, che si ispira al generale nazista delle Ss Leon Degrelle e a Corneliu Codreanu. I lealisti sono il volto “metapolitico” del circuito Hammerskin, antisemiti, nati da una scissione del Kkk. Il 27 ottobre a Genova hanno marciato nel cimitero Staglieno per rendere omaggio alle camicie nere di Salò. Sul cippo era posata una corona di fiori del Comune.