il Fatto Quotidiano, 7 novembre 2019
The big mother, le app con cui ci spia mamma
“Bacetto sul collo, poi buffetto tenero sulla punta del naso. Così, bravo”. “Martina che fai lì? Avevi detto che andavi a studiare da Laura! Martina, rispondi, passo!” “Ora fermo. Abbassa gli occhi, fai il timido, alla Forrest Gump. Le ragazze si inteneriscono, cogli imbranati”. “La mamma di Laura ha appena mappato Laura in una Jeanseria-disco! Glielo dico sempre che è lei che rovina te! Oh, mio Dio, ma quello è un divano-letto!”. “Come, ‘papà chi è Forrest Gump’! Abbiamo visto tutti i film di Tom Hanks! Come, chi è Tom Hanks!”.
“Martina, torna subito a casa!”. “Giacomo, adesso attento: prendere mano. Te l’ha presa lei! Ottimo! Vai forte, figlio mio!”. “Ma quello è Giacomo, il figlio del Preside! Faceva tanto il santarellino… buongiorno, signora… l’aiuto io, signora…”. “Ora falla sedere sul divano-letto. Piano”. “Che fai, non ti sedere! Se ti offre un bicchiere di qualsiasi cosa, non bere, c’è la droga! Vieni via subito!”. “Occhio, passaggio delicatissimo: bacetto leggero sulle labbra, durata massima 6“, mai spaventare”. “Martina, resisti, vengo a prenderti, tanto qua indica 12 minuti, niente code e scelgo il percorso senza autostrade!”. “Adesso Giacomo, ascolta bene papà tuo… Giacomo? Giacomo non spegnere, è per il tuo bene…Giacomo!”. “Martina, che fai, no, non mettere il cellulare nel Benjamin! Un Benjamin, che cattivo gusto. Martina!”.
Questa conversazione, oggi, non è del tutto improbabile. Oggi basta un’App per monitorare in tempo reale tutto quello che fa tuo figlio/a: dagli itinerari percorsi, ai luoghi frequentati, alle persone incontrate, alla geolocalizzazione della panchina dove fa a lingua in bocca con la fidanzatina/o/altro. Le hanno soprannominate “B.M.I.W.Y.” (Big Mother is watching you), si chiamano Family Tracker, o Find my friends (che oltre ai friends pizzica pure i partners fedifraghi); utilizzabile anche nella variante Find my Kids, per vedere se il pupo è scappato dall’asilo per drogarsi, nulla è impossibile per la fantasia di una madre ansiosa. E ancora Trick or Tracker, utilizzabile per sette membri della famiglia alla volta, il marito, la moglie, tre figli, la nonna rincoglionita, che quella esce e si perde e pure la gatta per evitare che ritorni gravida per la quarta volta, App su GoPro su collarino. Uno trasforma il salone in una sala di regia a sette schermi e banco mixer ed è fatta. Infine, implacabile, c’è Toyspy App che registra chiamate, foto, video, testi, cronologie sul browser e scorribande su Social, You porn e bestemmie, insomma uno Stato di Polizia in un telefonino. Addio romantici pedinamenti di madri ansiose, addio collaborazioni intergenitoriali con scambio di informazioni via telefono, quello a disco fisso, con nascita di salde e durature amicizie familiari a tutela vicendevole dei pupi.
Mia madre mi seguiva. Il volume dei miei capelli e il mio terrificante abbigliamento (c’è chi ha tentato di ricattarmi) le suggerivano, in modo del tutto gratuito, che il suo adolescente preferito facesse uso e abuso delle più spaventose sostanze stupefacenti. Convinta che io fossi scemo e non la vedessi, appariva e scompariva dietro le auto in sosta come il gatto Silvestro in un cartone animato. Al ritorno a casa ero furioso, tentare di baciare una già restìa con mamma a sei metri che sbirciava dal lunotto posteriore di una 127 era un’impresa molto ardua, la concentrazione ne risentiva. A casa poi seguivano litigate epocali, con lei che negava e io che mi incazzavo il doppio. Ma era bello. Era un rapporto umano. Era fisico, specie gli strilli e urla. Era romantico. Allora non l’avrei mai immaginato, ma un giorno l’avrei rimpianto. Non tanto per me, ma per questi pischelli monitorati 23 ore e mezza su 24 (si spera che per le pippe si abbia il riguardo di spegnere la App). Questi poveracci che oltre all’acne si ritrovano sul collo il fiato di Big Mother qualunque cosa facciano, chiunque vedano, ovunque vadano. Pare che i brufolosi americani stiano organizzando una Resistenza chiamando in causa addirittura i diritti civili.
Sono con voi, pischelli! Ora e sempre, per il sacrosanto diritto a scoprire da soli come è fatta una tetta o altro. Perché il dialogo dell’inizio resti solo una mia invenzione.