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 2019  novembre 06 Mercoledì calendario

Biografia di Lucia Borgonzoni

Nel 2010, in occasione della qualificazione dell’Italia ai Mondiali di calcio, la Provincia di Bologna decide di suonare l’inno di Mameli prima di ogni seduta del consiglio. Per giorni, alla prima nota, i consiglieri della Lega Nord escono dall’aula. A guidarli c’è una ragazza di 34 anni, dai capelli rossi e le unghie laccate di verde: Lucia Borgonzoni, oggi candidata alla presidenza dell’Emilia Romagna. “Mia madre, che votava Lega lombarda, mi faceva trovare tutto il merchandising su Alberto da Giussano. Mi ha fatto un lavaggio del cervello”.
Nipote di Aldo, pittore partigiano che volse la pittura all’impegno sociale le cui opere sono esposte (tra l’altro) al museo Puskin di Mosca, Lucia inizialmente segue le orme familiari. Si iscrive all’Accademia di Belle Arti e si laurea con una tesi in Fenomenologia degli Stili con Concetto Pozzati. Poi la folgorazione per la Lega. Una scelta che il padre Giambattista, architetto molto noto a Bologna, non condivide fin dal 2016 quando la figlia va al ballottaggio contro il dem Virginio Merola: “Ti auguro di cuore di raggiungere tutti i risultati che meriti, che tu ce la faccia a diventare sindaco perché hai grandi qualità. Penso che la Lega Nord sia il termometro della febbre, ma non la cura per il Paese. Quello degli immigrati è un problema gigantesco, non saranno i muretti bassi di Salvini a risolverlo”.
Lo scorso autunno, l’architetto prende anche la tessera Pd, ma assicura di non voler fare attività politica: “L’ho fatto vedendo come fosse in sofferenza quel partito dalla grande tradizione, un colpo di commozione”. Oggi della figlia non vuole parlare. “Le parole hanno un peso e io non voglio entrare in questa vicenda. Auguro ogni bene a Lucia ma, come è noto, voterò per Stefano Bonaccini, è stato un ottimo presidente. È un fatto culturale, non è assolutamente detto che ascendenti e discendenti debbano avere le stesse opinioni”.
Da ragazza, Lucia passa una breve fase dark, poi metallara con camicia a quadri e pantalone sdrucito e ogni tanto fa la barista al centro sociale Link. “Non rinnego quel periodo, i centri sociali sono cambiati, un tempo non mettevano a ferro e fuoco le città, sapevano chi votavo e nessuno mi ha mai detto nulla”. Lascia la Provincia per il consiglio comunale e qui inizia a fare sul serio, seguendo il trend leghista del momento.
Nel 2012, nel giorno della Memoria, propone di censire i musulmani residenti per dimostrare che Bologna non ha bisogno di nuove moschee. Un’idea che condivide con un ancora semi-sconosciuto capogruppo leghista nel comune di Milano, Matteo Salvini.
Nonostante Lucia sia una fedele di Umberto Bossi, il feeling tra i due cresce. Nel 2014 durante una visita in un campo rom viene aggredita a calci e schiaffi da un’ospite. Immediato l’arrivo di Salvini, nel frattempo assurto a leader nazionale, al grido di “non esistono zone franche”. Alcuni ragazzi dei centri sociali gli assaltano l’auto, spaccandone i vetri. Onori che Lucia e Matteo si appuntano al petto, stellette al merito.
A farne le spese è Manes Bernardini, definito il “leghista atipico”, faccia pulita che non dispiace anche a sinistra, maroniano doc. Nel 2011, candidato sindaco, prende 63mila voti contro Merola. Una buona performance nel momento più nero del Carroccio quando Bossi vieta persino all’ex amico Bobo Maroni di parlare ai comizi. In consiglio comunale Lucia e Manes siedono fianco a fianco ma non si amano, lei spesso lo bacchetta “sei troppo moderato”. Bernardini scompare.
Esplode il caso dei fondi neri. Una ventina di esponenti della Lega, da Reggio Emilia a Piacenza, si accusano di aver rubato per anni soldi al partito. I pm formalizzano l’accusa di appropriazione indebita: 150mila euro spesi in buffet elettorali, rimborsi chilometrici, multe stradali. Lucia ci finisce in mezzo, per soli 764 euro. È il primo processo politico mai svolto a Reggio ma con la riforma Orlando va tutto in fumo, per il reato di appropriazione indebita non si può più agire d’ufficio.
Nel governo giallo-verde diventa sottosegretaria ai Beni culturali, ma si fa notare principalmente per una dichiarazione: “L’ultimo libro l’ho letto tre anni fa”. Il suo avversario Stefano Bonaccini, Pd, non perde occasione per ricordare la recente gaffe sui confini della Regione, allungati fino al Trentino. Lei guarda gli ultimi sondaggi e ride.