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 2019  novembre 06 Mercoledì calendario

Grazie al test del Dna sono state trovate 23 persone che discendono dalla stessa famiglia

È una incredibile storia famigliare che fa venire in mente quella del film Starbuck nel quale un ex donatore di seme si scopre, in tarda età, padre di 533 figli. Nelly, 34 anni, nata grazie alla donazione di seme, ha voluto fare il test del Dna all’estero dove ha scoperto che altre 23 persone, nate grazie alla donazione di seme, condividevano con lei un legame genetico: una sorellastra, 17 tra zie e zii, 5 prozie e prozii. In pratica, tre generazioni di persone generate dalla stessa famiglia di donatori di seme: un figlio, un padre e un nonno, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Questa famiglia di donatori potrebbe aver generato a 150 figli.Fino all’anno scorso questa improbabile tribù non aveva idea dell’esistenza di tutte le persone che ne facevano parte. Questo è un caso eccezionale nella storia della procreazione medicalmente assistita con la donazione di seme. E per alcuni dimostra che l’anonimato sui bambini nati da una donazione deve essere eliminato come sta per fare la nuova legge di bioetica al voto in Francia.
Un anno fa, Nelly ha deciso di fare il test del Dna inviando un campione di saliva, per corriere, alle imprese americane 23and Me e MyHeritage. In Francia questi test sono vietati. Ma Nelly ha voluto farlo dopo aver appreso di essere nata grazie alla donazione di seme. Un segreto di famiglia devastante. Dopo la rivelazione, la donna è entrata in depressione e si è ammalata. Qualche mese dopo lo choc, nell’ottobre 2018, si è lanciata in questa ricerca con il sostegno dell’associazione PMAnonyme che si batte per l’accesso alle origini, ha riportato Le Figaro. Grazie ad un colpo di fortuna, Nelly accede direttamente all’identità del proprio donatore poichè questi aveva, a sua volta, fatto il test del Dna e si era iscritto nella medesima banca dati.
L’incontro fra Nelly e il padre biologico, con il quale aveva il 50% del Dna in comune, si è svolto qualche settimana dopo. Davanti a lui, Nelly ha detto di aver provato l’impressione di non sapere chi era, anche se, ha sempre detto di avere un solo padre, che è quello che l’ha voluta e l’ha cresciuta.
Il seguito della storia di Nelly racconta che i risultati delle corrispondenze genetiche si accumulavano nelle banche dati dove si era iscritta. A poco a poco, questa figlia unica si è trovata legata, geneticamente, a un numero crescente di persone, con gradi diversi di parentela, sparpagliati in tutta la Francia, ma anche in Italia, in Spagna e in Svizzera. In un anno ha contato almeno una scoperta al mese. Perfino due a settimana.
Chiedendo al proprio donatore, il padre biologico, Nelly ha appreso che questi, insieme al proprio padre, e al proprio nonno, erano stati tutti e tre donatori di seme nello stesso laboratorio di ginecologia a Parigi, per una ventina d’anni. Difficile risalire alle date, ma Nelly ha raccontato che la persona più adulta che ha ritrovato generata grazie al seme del nonno biologico, è nata nel 1964. Le ultime donazioni, quelle del figlio del suo padre biologico, si fermano a metà anni Ottanta. Inoltre, per un certo periodo, il padre e il nonno biologico hanno donato nello stesso tempo così ci sono dei bambini nati dall’uno e dall’altro che sono venuti alla luce nello stesso anno, nel 1971, ha detto Nelly a Le Figaro.
Le prime inseminazioni artificiali erano realizzate con sperma fresco negli ambulatori privati di ginecologia, negli anni Sessanta e la donazione era remunerata. Pratiche che sono andate avanti anche dopo la creazione dei Cecos, centri di studio e conservazione di uova e sperma umano, nel 1973, e fino alla prima legge di bioetica che ha regolamentato la procreazione medicalmnte assistita nel 1994.