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 2019  novembre 05 Martedì calendario

Domande e risposte sul caso Ilva

Cosa rappresenta la ex Ilva per l’Italia?
Si tratta della maggiore azienda siderurgica del Paese (per lunghi anni di proprietà pubblica) e quello di Taranto è il più grande stabilimento d’Europa. I dipendenti diretti sono 10.700 (8.200 solo a Taranto), mentre quelli stimati nell’indotto sono intorno ai 3000-3500. Secondo le analisi econometriche dello Svimez, la ex Ilva rappresenta l’1,4% del Pil italiano. La fabbrica pugliese è da anni al centro delle polemiche per gli effetti dell’inquinamento. Ad essere esposti a gravissimi rischi per la salute sono in particolare gli abitanti del quartiere Tamburi, che si affaccia sull’acciaieria.
Chi sono gli attuali proprietari
dell’azienda?
Un anno fa la ex Ilva, dopo la gestione della Famiglia Riva travolta da guai giudiziari, e un periodo di commissariamento, è passata al gruppo indoeuropeo ArcelorMittal che ha superato l’altra cordata concorrente (Jindal-Arvedi-Del Vecchio). Il passaggio, ratificato dall’allora ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e ratificato dal suo successore Luigi Di Maio, prevede 18 mesi di affitto (a decorrere dall’1 novembre 2018) al termine dei quali ArcelorMittal rileverebbe la proprietà per 1,8 miliardi (detratto il canone pagato in precedenza). L’accordo prevede anche investimenti ambientali per 1,1 miliardi, industriali per 1,2 miliardi e il mantenimento dei livelli occupazionali.
Perchè si è arrivati al rischio di chiusura?
Gli accordi sulla realizzazione del piano industriale e ambientale prevedevano uno scudo penale per gli amministratori dell’azienda. Una tutela messa in discussione dal governo giallo-verde, poi confermata (anche se in forma ridimensionata) dallo stesso esecutivo e infine cancellata con un voto al Senato dell’attuale maggioranza giallo-rossa.
ArcelorMittal ritiene la conferma dello scudo dirimente per proseguire nei piani. A determinare la decisione di ieri dell’azienda, anche la prossima chiusura (13 dicembre) di uno degli altiforni di Taranto, imposta dalla magistratura in mancanza di una sua messa a norma. Determinante, infine, pure lacrisi del mercato siderurgico, colpito dalla frenata della domanda e dai dazi (oggi la ex Ilva perde 2 milioni al giorno).
Esistono le condizioni per il passo indietro di ArcelorMittal?
Secondo l’azienda il contratto di affitto e comodato con gli ex commissari Ilva prevede una clausola di recesso per "l’affittuario" degli stabilimenti. Il diritto è assicurato nel caso in cui un provvedimento legislativo renda impossibile l’esercizio dello stabilimento di Taranto o irrealizzabile il piano industriale. Il governo nega l’esistenza di questa clausola. Secondo Carlo Calenda, che in qualità di ministro firmò gli accordi, la clausola c’è ma ArcelorMittal non potrebbe chiudere autonomamente gli altoforni, perché il diritto di recesso va prima accertato dal Tribunale.
Quali posizioni politiche in campo?
Il M5S nella campagna elettorale 2018 si è battuto per la chiusura dell’Ilva, salvo poi salvare l’azienda una volta al governo. Oggi il ministro Patuanelli difende lo stabilimento, ma l’abolizione dello scudo penale è nata da un’iniziativa dei senatori grillini. Il Pd ha sempre considerato irrinunciabile la siderurgia per l’Italia, ma non ha impedito l’abolizione dello scudo penale. La Lega, che oggi accusa il governo di volere la chiusura della ex Ilva, quando era al governo con il M5S non si oppose alla cancellazione dello scudo.