ItaliaOggi, 8 ottobre 2019
Periscopio
Per la cattiva lingua fondare l’Accademia della Frusta. Dino Basili. Uffa news.Governo: «Si vis pacem, para culum». Marcello Marchesi.
Poche offerte durante le funzioni religiose e il parroco di Cuorgnè, don Ilario, preannuncia che i fedeli potrebbero essere lasciati al freddo durante il prossimo inverno. La Sentinella del Canavese.
Le forme sofisticate di manipolazione della realtà, deep fake, raggiungono in un istante milioni di utenti che sofisticati non sono. E che si bevono ogni panzana, non avendo gli strumenti (ma ormai chi li ha?) per distinguere il vero dal verosimile. Massimo Gramellini. Corsera.
Salvini ha scelto un torrido agosto per piantare una grana alla vigilia delle sospirate vacanze. A memoria d’uomo, nessuno ha aperto una crisi in agosto. Anzi, era il mese in cui le crisi si chiudevano per correre al mare. Solo Giovanni Spadolini e Bettino Craxi, nel secolo scorso, rimpastarono in agosto i loro gabinetti. Ma per succedere a sé stessi in 24 ore, senza intralciare gli ozi degli italiani. I quali, come fa capolino nei sondaggi, seccati per i patemi estivi, stanno già facendo il muso a Salvini. Che dovrà passare l’autunno a ricucire. Giancarlo Perna. LaVerità.
Uno che si scaldava poco come Giulio Andreotti ricordava sempre come Reagan, durante i vertici con tipini come la Thatcher, Mitterrand e Kohl, stupisse sempre per le sue intuizioni spiazzanti. Dopo un personaggio «caricaturale» e ancora favoritissimo quale Trump, un grande attore alla Casa Bianca? Mai dire mai con Clooney, che con battaglie come quella sul Darfur o con stravaganze come vivere per anni con un maiale di 180 kg, è tra i personaggi più popolari e amati dalle donne e dagli uomini degli Stati Uniti. What else?. Luigi Bisignani. Il Tempo.
A novant’anni sono ancora iperattiva. Se non lo fossi sarebbe la fine. Ho passato recentemente due mesi quasi immobile, per la frattura del bacino, credevo che a pezzi stesse andando tutta me stessa. Ma eccomi ancora qui, sotto il segno di una passione che non si è mai spenta. È raro che si arrivi alla mia età con questo slancio. Ma più che di vitalità parlerei di amore per la vita e per il senso che ancora do alle cose importanti. Non è che mi sbatto a destra e a manca per il puro piacere di muovermi. Luciana Castellina, fra i fondatori de il Manifesto (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Già presidente del Consiglio, più volte ministro, deputato per 14 legislature nei Parlamenti italiano ed europeo, l’ex segretario della Dc Ciriaco De Mita dimostra che la Prima Repubblica non è ancora finita e alla veneranda età di 91 anni si fa rieleggere sindaco di Nusco (Avellino), il paese dov’è nato, con 410 voti di vantaggio sul suo sfidante. Galletto vecchio fa buon brodo. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Soltanto l’infaticabile produzione di chiacchiere a mezzo di chiacchiere da parte dei suoi protagonisti può nascondere i crudi fatti: con la propaganda sovranista, Salvini aveva capitalizzato il capitalizzabile; a questo punto lo attendeva la quadratura del cerchio di una manovra finanziaria che non dava alcun margine su flat tax e autonomia regionale; ha perciò scommesso sulla guerra lampo: o vittoria elettorale o i grillini per terrore del voto mi concedono tutto e di più. La scommessa non gli è riuscita, ma la sua vittoria potrebbe essere solo rimandata. Massimo Cacciari, filosofo. L’Espresso.
Ovviamente il «partito dello Stato» e dell’establishment, il Pd, non può che avere un rapporto particolare con il capo dello stesso. Qui la trasformazione del Pd si è in qualche modo saldata con un’altra trasformazione di fondo intervenuta nel nostro sistema politico: vale a dire l’assoluta centralità che nella geografia dei pubblici poteri e del loro orientamento ha acquistato ormai la figura del Presidente della Repubblica, da molti anni vero dominus incontrastato (anche perché di fatto incontrastabile) di tutte le dinamiche politiche oltre che in vari modi dell’accesso alle maggiori cariche pubbliche. Ernesto Galli della Loggia, storico. Corsera.
Al cattolicesimo è legata tutta la grande arte per cui i tedeschi scendono a Sud. Non senza qualche riserva: la cultura tedesca predilige la parola, quella italiana l’immagine. I viaggiatori tedeschi registrano con orrore che, ancora a fine Ottocento, più dei due terzi degli italiani sono analfabeti, quando in Germania l’istruzione obbligatoria si diffonde già a partire dal diciassettesimo secolo. Klaus Bergdolt, storico, già direttore del Centro di studi tedeschi di Venezia. il venerdì de la Repubblica.
Mio padre Mario, autore di libri come Il sergente nella neve, Storia di Tönle, Ritorno sul Don, Il bosco degli urogalli, dopo aver pagato carissimi tre anni di guerre inutili e sanguinose, contro la Francia, la Grecia e la Russia, e due anni di prigionia tra Polonia, Lituania e Austria, non riuscì mai a perdonarsi e a perdonare di essersi fatto trascinare in una guerra di aggressione e di conquista, contro un popolo di brava gente, di umili contadini, di operai disciplinati, di gente buona e operosa, che nelle isbe della steppa senza confini erano in tutto uguali ai nostri montanari di una volta. Gianbattista Rigoni Stern (Gian Antonio Stella). Corsera.
Samuel Beckett, uno degli amori di Peggy Guggenheim, la invitò a concentrarsi sugli artisti viventi perché l’arte è una cosa viva. Lei lo ascoltò. Sapeva da chi farsi consigliare, si affidava molto agli uomini per i suggerimenti. Ma poi faceva di testa sua. Era più che emancipata per i suoi tempi. Karol Wail, nipote di Peggy Guggenheim (Dario Pappallardo). la Repubblica.
La speranza è che la serie tv porti a far conoscere a sempre più lettori Il Mondo nuovo, di Aldous Huxley in Italia edito da Mondadori: un romanzo ambientato in una Londra del futuro dove controllo delle nascite e controllo sociale attraverso droghe di Stato e piaceri diventano un esempio di un nuovo tipo di dittatura. Aldous Huxley, scrittore (Gian Paolo Serino). Il Giornale.
Alcune figure simili a mummie erano scese dal vagone del treno tedesco della scorta e correvano senza prestargli attenzione. Si arrampicarono rapidamente sul primo vagone e cominciarono a portar fuori cadaveri, che, per la maggior parte, erano già rigidi. Li trascinavano fino al bordo rivestito di ferro del vagone e li lasciavano scivolare giù come pezzi di legno. All’esterno li allineavano. Forse bisognava fare proprio così. Gunter Hofè, Neve rossa. Baldini e Castoldi, 1965.
Per essere felice mi basta ormai non essere troppo infelice. Roberto Gervaso. Il Messaggero.