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 2019  ottobre 05 Sabato calendario

Quando si ammala l’America

La situazione politica negli Stati Uniti è grave, per il comportamento del presidente repubblicano Trump, e per la svolta estremista dei democratici. Il presidente ha commesso azioni che giustificano l’impeachment o quanto meno un’indagine: ha chiesto aiuto in cambio (più o meno esplicito) di sostegno economico al leader ucraino per influenzare i risultati delle elezioni del prossimo anno. E ha poi provato a nascondere quello che aveva fatto. Non solo, stanno emergendo altre telefonate compromettenti con leader di vari Paesi affinché potesse essere aiutato a insabbiare l’indagine Muller; per non parlare delle telefonate a Putin. Nei giorni scorsi ha inviato centinaia di cinguettii che hanno delineato l’immagine di un uomo profondamente a disagio. In uno aveva previsto che ci sarebbe stato un crollo a Wall Street se l’impeachment fosse andato avanti (per ora la Borsa di New York sta reagendo solo a notizie economiche siano esse positive o negative, che ora sono più frequenti). In un altro tweet Trump prevedeva una guerra civile (letterale) se l’impeachment fosse passato; in un altro diceva che il whistleblower (colui che ha rivelato il contenuto delle telefonate) era una spia e andava trattato come una volta punivano i traditori: cioè con la pena di morte. Poi, sempre via twitter ha ordinato che gli si rivelasse il nome del whistleblower, cosa contraria alla legge, aggiungendo infine che uno dei leader democratici che lo sta investigando andrebbe incarcerato.
Purtroppo, Trump non è il solo problema e neanche il principale. Il presidente forse se ne andrà fra poco (anche se l’impeachment è improbabile perché sarà salvato al Senato); o tra un anno, se perderà le elezioni del 2020, o al massimo tra 5 anni. Il problema più grave è che la gran parte del partito repubblicano lo difende a occhi chiusi, dimostrando di aver più attaccamento al posto al Senato o alla Camera piuttosto che alla propria coscienza. La realtà è che questo disprezzo per le più elementari norme di convivenza democratica sta compromettendo il clima politico in modi che avranno conseguenze nefaste per una generazione di americani. Il partito repubblicano è in mano a personaggi pronti a tutto per Trump, a conservatori religiosi oscurantisti, a lobbies come la National Rifle Association, che lascerebbe anche armi da guerra in mano a (quasi) tutti. I repubblicani moderati e liberali sono stati zittiti da tempo, nonostante gli ultimi sondaggi diano circa il 15 per cento degli elettori repubblicani favorevole all’impeachment ed è un numero in crescita. 
Non che dal lato dei democratici ci sia una situazione rosea. I democratici si stanno perdendo in una evoluzione estremista nella confusione più totale dovuta alla mancanza di un vero leader. L’unico candidato moderato, Joe Biden, è un quasi ottantenne con nessun carisma o visione degni di questo nome. Bill Clinton e Barak Obama sono stati due giganti rispetto a lui. Gli altri due contendenti Bernie Sanders (anch’egli non giovane) ed Elisabeth Warren propongono politiche economiche disastrose. Il primo che si definisce socialista chiede che una infinità di servizi pubblici siano completamente gratuiti per tutti, dalla Sanità all’Università senza dire come finanzierebbe queste enormi nuove spese. La Warren lo dice: con aliquote fiscali marginali del 75 per cento per i redditi molto alti e varie nuove tasse sulle imprese. In realtà anche queste imposte che quasi espropriano il reddito dei più ricchi non basterebbero e quindi ci vorrebbero altre tasse. Imposte che avrebbero effetti devastanti sull’economia. L’altro folto gruppo di candidati democratici non ha alcuna speranza di vincere le primarie, ma contribuisce a creare confusione, dando l’impressione di un partito senza guida.
L’americano medio guarda sbalordito questo spettacolo, giornalmente messo in ridicolo da vari comici televisivi. Dalla fine della guerra del Vietnam, la politica americana non credo sia mai stata in una situazione così polarizzata e deprimente. Tutto ciò ha effetti negativi sul «capitale sociale», sulla volontà dei cittadini di cooperare in tutti i campi da quello economico e quello delle relazioni razziali. L’americano medio è relativamente contento di Obamacare, non vuole tassazione elevatissime neppure sui ricchi, vuole scuole pubbliche migliori. È preoccupato dalla disuguaglianza ma non vuole politiche drastiche ed estreme per correggerla, che sarebbero controproducenti sulla crescita; è preoccupato dai flussi migratori ma rifiuta la retorica semi razzista di Trump, vuole un commercio internazionale aperto con compensazioni per chi è danneggiato temporaneamente dall’apertura; è relativamente conservatore su argomenti morali e religiosi ma non è un estremista; crede nella uguaglianza di tutti ma è irritato dalla «Political correctness» estrema della sinistra. L’americano medio è preoccupato del suo futuro ma si sta disaffezionando alla politica che vede in mano ad estremisti. 
La democrazia non funziona bene senza un supporto relativamente entusiasta dei cittadini. Sappiamo che quando gli Stati Uniti prendono il raffreddore il resto del mondo si ammala di polmonite, ma oggi è l’America ad avere la polmonite.