la Repubblica, 5 ottobre 2019
Biografia di Alberto Testa
Era colto, raffinato e “antico” Alberto Testa, scomparso l’altra notte a Torino. Era come se fosse scaturito dalle onde del romanticismo ottocentesco senza farsi scalfire da dimensioni successive. Quello stile démodé costituiva il più esatto motivo del suo charme. In più era una sorta di computer vivente d’informazioni: di balletto sapeva tutto, con precisione di date e nomi. Contava su un ingranaggio mnemonico infallibile, stupefacente. Fu il perfetto “ballettomane” nonché il primo critico di danza de La Repubblica, dove scrisse dalla fondazione del giornale. Portò sempre benissimo la sua grandiosa età (avrebbe compiuto 97 anni in dicembre), proprio fino alla fine. Sfoggiava eleganza, lucidità e vigore. La sua aneddotica sul balletto era sterminata.
Torinese di nascita e romano d’adozione, iniziò il suo percorso come ballerino lavorando con Aurelio Milloss, Léonide Massine e Susanna Egri. In seguito fu coreografo soprattutto per il cinema, firmando le danze in film di Visconti ( Il Gattopardo) e di Zeffirelli, suo grande amico ( Romeo e Giulietta, Gesù di Nazareth, La Traviata, Otello e Il giovane Toscanini). Ha inoltre insegnato Storia della Danza all’Accademia Nazionale di Danza di Roma per un trentennio dal 1963. Attivo come curatore di mostre in prestigiosi teatri e musei, è stato anche programmatore di balletti e consulente in varie manifestazioni tra cui il Festival di Spoleto, per cui ideò le celebri “Maratone di Danza”. A lui si deve pure la creazione del Premio Positano “Léonide Massine”, che guidò a lungo. Numerosi i suoi saggi, i suoi libri storici e i suoi manuali. Vale la pena di ricordare almeno Discorso sulla Danza e sul Balletto(Trevi, 1970-1980-1981), I Grandi Balletti (Gremese, 1991-2007), Storia della Danza e del Balletto (Gremese, 1994-2005) e Cento grandi balletti (Gremese, 1999-2007). Con cura, fedeltà, passione, identificazione e un certo grado di necessaria ossessività, Alberto Testa ha votato alla danza la sua intera esistenza.