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 2019  settembre 11 Mercoledì calendario

Scuola, in cattedra l’esercito dei neolaureati

La scuola non ha più docenti da mettere in cattedra e chiama a raccolta nuove leve, quest’anno potrebbero entrare in classe a far lezione 20mila neolaureati o diplomati senza esperienza. Possono farlo grazie alla procedura della Mad, la messa a disposizione: nella scuola italiana è infatti possibile candidarsi per insegnare, in qualunque istituto, presentando i propri titoli con la speranza di essere convocati. 
Migliaia di aspiranti insegnanti scendono quindi in campo: c’è chi si propone con la passione per l’insegnamento e l’ambizione di diventare docente a tutti gli effetti ma c’è anche chi lo fa co la speranza di trovare un lavoro saltuario. Tutti, comunque, porteranno avanti l’anno scolastico, in un modo o nell’altro. E proprio per questo stanno diventando necessari nelle scuole. 
IL MECCANISMO
Quest’anno più che mai, visto che il sistema di convocazione dei supplenti sta mostrando tutte le sue falle. Qual è la procedura per convocare un docente tramite la messa a disposizione? Quando un preside non ha più supplenti da chiamare. Per coprire una cattedra vacante prima si cercano i docenti disponibili dalle graduatorie ad esaurimento e da quelle di merito degli ultimi concorsi e poi, quando non ci sono più nominativi disponibili, si passa alle graduatorie di istituto. Nel caso dovessero essere vuote anche quelle, si convoca tra i nominati della messa a disposizione. Praticamente in extrema ratio. 
Non dovrebbe trattarsi quindi di una procedura da attivare di frequente, invece accade sempre più spesso: lo scorso anno furono oltre 11mila i contratti a tempo tramite messa a disposizione. Praticamente quella che doveva essere un’eccezione, sta diventando una risorsa per la scuola pubblica. Soprattutto per quelle materie introvabili tra i precari storici come matematica, informatica, lingua spagnola e sostegno. E soprattutto per le scuole medie e superiori.
Qualcosa però apparentemente non torna: in Italia infatti si ricorre alla messa a disposizione nonostante ci siano oltre 350mila supplenti disponibili, compresi quelli non abilitati di terza fascia ma già in forze nella scuola da anni con supplenze anche lunghe. 

IL CASO
Quasi 400mila precari, quindi, per coprire le 170mila cattedre scoperte che quest’anno potrebbero arrivare a 200mila: le disponibilità sulla carta ci sono. Eppure qualcosa non va. I problema secondo i sindacati è nel reclutamento e nel sistema di graduatorie che non consente l’accesso alle supplenze i maniera semplice e diretta. «Negli anni è stato realizzato un modello di reclutamento – spiega Marcello pacifico, presidente dell’Anief – che non risponde alle esigenze reali perché la domanda, fatta da centinaia di migliaia di supplenti, e l’offerta, i quasi 200 mila posti liberi, nella stragrande maggioranza dei casi non si incontrano. 
Tutto questo, per non permettere nuovi inserimenti nelle graduatorie ad esaurimento e per non permettere alla seconda e terza fascia delle graduatorie d’istituto di trasformarsi in graduatorie provinciali». Se le graduatorie di istituto fossero provinciali sarebbe possibile per i presidi convocare da una lista unica con lo scorrimento.

I TITOLI
Ad oggi invece può capitare che una graduatoria di istituto venga esaurita e si acceda alle messe a disposizione mentre nella scuola vicina ci sono tanti supplenti in attesa di essere convocati. «Così – continua Pacifico – per correre ai ripari si utilizza personale con il solo titolo di accesso. E accadrà sempre più spesso: lo scorso anno furono oltre 10.000 i docenti a essere assunti con un contratto annuale tramite messa a disposizione.
Quest’anno saranno almeno il doppio, alla luce dell’incremento di supplenze con scadenza 31 agosto o 30 giugno 2020, conseguente a una serie di circostanze, che porterà a sottoscrivere quasi 200 mila contratti a termine». Quest’anno infatti ad incidere maggiormente sullo svuotamento delle cattedre sono stati l’alto numero di pensionamenti, circa 40 mila, metà dei quali con Quota 100 e le oltre 20 mila immissioni in ruolo mancate sulle 53.627 autorizzate dal Ministero dell’economia.