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 2019  luglio 16 Martedì calendario

Dilemma ecologico: il lago svizzero è stato decontaminato con grandi investimenti ma adesso è così pulito che muoiono i pesci (di fame)

Trent’anni fa i laghi della Romandia (Svizzera), Lemano e Neuchâtel, secondo i «competenti» di allora, erano molto inquinati, perché ricchi di scarti di prodotti chimici e di materiale fecale. Cantone e Comuni interessati misero a punto un piano pluriennale, fecero grandi investimenti, un largo uso di impianti di depurazione, ottenendo la pulizia dei laghi da ogni inquinante, in particolare furono eliminati tutti i fosfati nella liscivia e tutte le materie fecali.Tutto bene, ma ora, altri «competenti», su suggerimento dei pochi pescatori rimasti, ripreso in mano il dossier, si sono accorti che i pesci stanno praticamente scomparendo, siamo al 70-80% in meno rispetto ad allora. E hanno pure trovato la spiegazione scientifica.
Conosciamo da sempre il ruolo assegnato dalla natura alla materia fecale: decomponendosi nelle acque, diventa cibo per i batteri, e i batteri, a loro volta, cibo del placton, questi infine, nutrimento per i pesci. Noi ci mangiamo i coregoni, gettiamo lische e nostri rifiuti fisici nel lago, e così via lungo l’intera catena alimentare, nei secoli dei secoli. Eravamo arrivati al punto di chiamare questo ciclo «vita». Claude Delley, non uno scienziato, ma un vecchio pescatore di Portalban, ha trovato, dopo l’operazione di candeggio tecnico dell’acqua, la sintesi scientifica: «Il lago è troppo pulito, i pesci non possono vivere in acque sterili». Secondo il Trono di Spade sterile significa «morte», sarà mica non per eccesso di lerciume ma per eccesso di pulizia?
Altri «competenti», come Audry Klein, segretaria generale del Cipel, la commissione internazionale per la protezione delle acque dei laghi, ne prende tranquillamente atto ma è perentoria: «l’acqua dei laghi serve a noi umani per berla e per lavarci». Non lo dice in modo esplicito, ma si capisce che non c’è posto per i pesci.
Il dilemma acqua per uomini «sì», per pesci «no», mi pare oggetto da disputa filosofica. Preferisco sfilarmi. Una notazione a margine. Capisco che gli svizzeri decidano di non più mangiare gli eccellenti coregoni dei loro laghi visto che ormai i loro super impianti di depurazione, stanno via via trasformando l’acqua in Amuchina, e a quel punto gli ultimi coregoni, sterili, scompariranno. Però non mi è chiara l’alternativa.
Infatti, il «mercato» ha sostituito sulle loro tavole i vecchi coregoni di lago con i gamberetti importati del sudest asiatico.
Cosa è saltato loro in mente? Come può una persona perbene consumare tali gamberetti, sapendo che per produrli si distruggono immense foreste di mangrovie e per ogni chilo prodotto vengono immessi nell’atmosfera 1.603 kg di CO2 (per la stessa quantità di carne rossa il CO2 è inferiore del 15%, sic!). Cari svizzeri, ripensateci, non sarebbe meglio immettere, diciamo q.b. (quanto basta, nda) di materiale fecale (vostro, of course) nel lago, e così si riattiva la catena alimentare? Tornerebbero i coregoni e voi uscireste dalla sudditanza di orrendi cibi globalizzati come i gamberetti dell’orrendo Sudest asiatico. L’Amuchina spediamola in Oriente e i gamberetti plastificati, ad alta emissione di CO2, se li mangino i cinesi.
Altrimenti, se va avanti così, un giorno vivremo in un mondo dove acqua e Amuchina si confonderanno e noi, sterili, ce la batteremo con i coregoni, sterili, per una dubbia sopravvivenza.