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 2019  luglio 16 Martedì calendario

In Europa siamo penultimi per laureati

Mancano all’appello ancora troppi diplomi e troppe lauree in Italia ed è proprio questa carenza a relegare il Paese al ruolo di fanalino di coda in Europa. Nonostante qualche passo in avanti, infatti, i laureati sono ancora troppo pochi rispetto alla media europea. Eppure, spiega l’Istat, il vantaggio occupazionale dei laureati è decisamente in crescita. A veder salire il livello del titolo di studio sono soprattutto le donne e per loro infatti crescono le opportunità di trovare un lavoro. Secondo i dati riportati dall’Istat, in Italia poco meno di 6 persone su 10 tra i 25 e i 64 anni ha almeno il diploma e meno di una su 5 ha la laurea. La quota dei diplomati è cresciuta di uno 0,8% rispetto al 2017 ma resta comunque un valore troppo basso rispetto alla media europea che supera il 78%, anch’essa cresciuta rispetto al 2017 di 0,6 punti percentuali.

IL RAFFRONTO CON LA UE
Ancora peggiore è il confronto con gli altri paesi europei per quanto riguarda le lauree: nei Paesi esteri c’è in media un laureato ogni tre cittadini, da noi – come si è detto – uno su cinque. E nel resto d’Europa l’aumento dei laureati va più veloce che in Italia: tra il 2014 e il 2018 infatti la quota di popolazione con la laurea in Italia è cresciuta di 2,4 punti percentuali contro i 3 della media europea. 
Un dato positivo c’è, e riguarda la questione di genere. Le donne almeno diplomate sono il 63,8% contro il 59,7% degli uomini, un distacco molto alto rispetto alla media Ue che invece vede solo un 1% di vantaggio per le donne. Il divario si allarga ancora di più se si leggono i dati relativi alle lauree: le donne con un titolo di studio terziario sono il 22,1% del totale mentre gli uomini raggiungono appena il 16,5%. Le italiane quindi hanno un titolo di studio più alto ma non solo: sono anche quelle che negli ultimi 4 anni sono cresciute più velocemente.

VIA DALLA SCUOLA
Cresce la preoccupazione per la dispersione scolastica: sono 600mila i giovani tra i 18 e i 24 anni con la licenza media, pari al 14,5% del totale. Secondo la Strategia Europa2020 sull’istruzione, invece, la percentuale dovrebbe arrivare al 10%. L’abbandono scolastico risulta essere più presente tra i giovani stranieri e al Sud dove raggiunge il 18,8%: al Nord scende al 12,2% mentre nelle regioni del Centro Italia scende al 10,7%. 

LE CONSEGUENZE
Che cosa significa per la società non avere un numero sufficiente di laureati? «È importante capire che non si studia per trovare lavoro – spiega il sociologo Domenico De Masi – ma per vivere meglio. Avere pochi laureati rispetto all’Europa ci penalizza eppure sono anni che si taglia sull’istruzione a cominciare dai bassi salari dei docenti. L’ignoranza è un elemento impalpabile ma c’è: in 42 anni di insegnamento ho seguito l’andamento degli studenti e posso dire che il livello di preparazione è andato via via diminuendo. Eppure abbiamo sempre più bisogno di lavori di intelletto: ad oggi il mercato del lavoro richiede, in parti uguali, operai, impiegati e creativi ma nel 2030 i creativi saranno il 50% mentre scenderanno i lavori fisici. Anche in questa ottica il titolo di studio è fondamentale».