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 2019  luglio 16 Martedì calendario

Il capo di Siemens minacciato dai neonazisti

BERLINO Per essere il capo di Siemens, una delle aziende simbolo del sistema Germania, Joe Kaeser è un’eccezione fra i grandi manager tedeschi. Non parliamo qui delle sue capacità imprenditoriali, che sono notevoli, riconosciute e non dissimili da quelle di tanti altri suoi colleghi. No, nel paesaggio dell’industria renana Kaeser è un numero a parte perché prende spesso e volentieri posizione su temi politici attuali e controversi.
Molto presente sui social media, Kaeser critica le esternazioni razziste di Alice Weidel, la co-presidente dei deputati di AfD al Bundestag quando definisce con disprezzo Kopftuch-Mädel le ragazze musulmane che portano il velo. Cancella la partecipazione a una conferenza di investitori a Riad dopo il brutale assassinio del giornalista Jamal Khashoggi nei locali del consolato saudita di Istanbul. Da ultimo prende le difese di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, «arrestata per aver salvato vite umane».
Ora Joe Kaeser ha un problema. Da tempo oggetto di insulti e accuse via email o e twitter, il capo di Siemens ha ricevuto nei giorni scorsi una minaccia di morte. Con una firma e un riferimento che fanno compiere un preoccupante salto di qualità alla vicenda. «I tipi come te hanno bisogno di essere trattati come Lübcke», è scritto sul messaggio di posta elettronica che gli è stato recapitato. Indirizzo del mittente: adolf.hitler@nsdap.de. Dove Lübcke sta per Walter Lübcke, il prefetto di Kassel e dirigente della Cdu assassinato all’inizio di giugno sul terrazzo di casa sua da un notorio neo-nazista, probabilmente aiutato da complici, ora agli arresti dopo una lunga caccia. Un delitto che ha scosso il Paese e soprattutto ha svelato quanto pericolosa e sanguinaria sia la trama dell’estrema destra radicale in Germania.
Kaeser, 62 anni, non ha esitato a rendere pubblico l’avvertimento di morte, inoltrandolo via il suo account twitter. «Ci sono segnali che la digitalizzazione è arrivata all’Inferno: ora anche il diavolo ha una mail», ha commentato. «La mia risposta – ha aggiunto – è #neverforget, #NieWieder, #NazisRaus», non dimentichiamo, mai più, via i nazisti». Kaeser ha specificato che Siemens non ha presentato alcuna denuncia, ma che la Procura del Land ha deciso di aprire un’inchiesta.
La rete ha reagito in grande maggioranza esprimendo apprezzamento per il coraggio di Joe Kaeser. Di più, a un sondaggio anonimo interno fra i dipendenti della Siemens su cosa pensino del fatto che il loro top-manager faccia spesso esternazioni politiche, il 90% ha risposto di trovarlo giusto. Ma come ha fatto notare ieri la Süddeutsche Zeitung, solo un assordante silenzio arriva dal mondo dell’imprenditoria tedesca: perché, si chiedono molti imprenditori, dovremmo esprimere un’opinione politica se questo ci può alienare i nostri clienti? Certo ci sono aziende e aziende. I critici di Kaeser obiettano che per il capo di Siemens dire pubblicamente la sua è più facile, poiché vende turbine, apparecchiature mediche o treni, quindi i suoi clienti sono soprattutto Stati o aziende pubbliche non privati cittadini.
Ma il problema della posizione di un imprenditore nella società rimane: «Chi si tiene in disparte dalla politica – commenta Thomas Fromm sul giornale bavarese – perché teme di danneggiare i propri affari, non ha capito che i manager in quelle posizioni hanno una responsabilità pubblica e quindi sono anche un riferimento».
E comunque anche Kaeser rischia. Qualche giorno fa non ha esitato a criticare Matteo Salvini per il caso di Carola Rackete, definita dal ministro dell’Interno «una comunista tedesca ricca e viziatella». Giusta o sbagliata è una critica non priva di alea, Siemens essendo presente sul mercato italiano dal 1899. «Chi salva vite umane non può essere arrestato, a differenza di chi uccide e semina odio», aveva scritto Kaeser.