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 2019  luglio 14 Domenica calendario

Gli eredi di Guglielmo II rivogliono l’oro del kaiser

Rivogliono indietro opere d’arte, manufatti, cimeli, pezzi di una storia da cui sono usciti con l’infamia della sconfitta ma con l’orgoglio di aver contribuito alla nascita della più grande nazione europea. Gli Hohenzollern, la casata di principi elettori che ebbe in pugno il ducato e poi il Regno di Prussia e quindi l’impero tedesco, stanno trattando da anni per tornare in possesso di quanto secondo loro strappato indebitamente dallo stato tedesco dopo la caduta dell’impero e la nascita della repubblica di Weimer successiva alla rovinosa disfatta nella prima guerra mondiale, nel 1918. 
Centouno anni dopo la casata che guidò con piglio autoritario un regno di impressionante potenza militare pietisce tappeti e ritratti a una democrazia. L’attuale erede al trono, il quarantatreenne Georg Friederich Ferdinand, trisnipote dell’ultimo imperatore Guglielmo II, sta lavorando a un accordo con lo stato tedesco e con quelli federati di Brandeburgo e Berlino per la restituzione di decine di migliaia di oggetti e collezioni «che sono valutate in modo differenti dalle istituzioni pubbliche da un lato e dalla casata Hohenzollern dall’altra», riferisce il ministero della Cultura tedesco. 
Secondo Der Spiegel in ballo c’è la restituzione di pitture, sculture, monete, libri e arredi vari che si trovavano (o si trovano tuyttora) nei tanti grandiosi palazzi per lo più di Berlino e Potsdam. Ma c’è anche il diritto per i componenti della famiglia di reimpossessarsi e risiedere in uno degli stessi palazzi, dal Sanssouci di Potsdam a Charlottenhof, da Babelsberg a Cecilienhof, il magnifico palazzo di 176 che fu l’ultimo a essere edificato dalla casata e ultimato un anno prima della sua caduta, nel 1917. Un edificio pensato come una residenza inglese di campagna, con tanto di muri a graticcio, e che ha un significato particolare non soltanto perché il kaiser Guglielmo II lo volle come residenza per il figlio e principe ereditario Guglielmo di Prussia e per la di lui moglie Cecilia di Meclemburgo-Schwerin ma anche perché dal 17 luglio al 2 agosto 1945 ospitò gli incontri nel corso dei quali Iosif Stalin, Harry Truman e il primo ministro inglese Clement Attlee che proprio in corsa sostituì Winston Churchill a Downing street, disegnarono il futuro assetto del mondo a Seconda guerra mondiale ormai quasi terminata. 
La storia degli Hohenzollern è strettamente legata a quella della Germania, come l’Italia un Paese che solo nella seconda metà dell’Ottocento conobbe l’unificazione. L’Impero Germanico nacque nel 1871 aggregandosi attorno alla Prussia, il regno che si estendeva per quasi tutto il Nord e tutto l’Est del Paese. Per questo il primo imperatore tedesco fu il re di Prussia Guglielmo I, poi sostituito alla sua morte da Federico III, che regnò solo 99 giorni prima di morire a sua volta, e quindi, nel 1888, dal ventinovenne Guglielmo II. Il quale dopo mezzo secolo di militarizzazione e di allontanamento dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dalla Russia, condusse la Germania alla disastrosa esperienza della Grande guerra e finì per pagarne le spese, costretto all’abdicazione il 28 novembre 1918, mentre il Paese sconfitto, avvilito e semidistrutto era scosso dalla rivoluzione di novembre.
Kaiser Guglielmo andò in esilio a Doorn, nei Paesi Bassi, e riuscì a farsi spedire dalla Germania alcuni quadri, mobili e arredi anche grazie a una legge del 1926 che regolò in prima istanza la questione dei beni Hohenzollern. I quali riuscirono anche a strappare al Terzo Reich un appannaggio in cambio di una sorta di appoggio esterno al regime nazista. Poi ci fu la morte di Guglielmo nel 1941, l’occupazione della parte orientale della Prussia da parte dei sovietici alla fine della Seconda guerra mondiale e la nascita della Repubblica Democratica Tedesca sotto l’egida di Mosca portarono a nuovi espropri ai danni della casata.
Ora finalmente la trattativa tra gli eredi del kaiser e lo stato tedesco è aperta. Primo passo, discutere su una lista di beni che raccoglie lo 0,1 per cento delle collezioni contenute nei castelli e nei musei prussiani. Ma l’accordo non si profila semplice.