La Stampa, 13 luglio 2019
Tito Stagno: «Vi racconto la mia maratona tv»
«Ha toccato! Ha toccato il suolo lunare!». Una frase, un momento storico. Per tutti quelli che in Italia vissero l’allunaggio in tv. Parole storiche, pronunciate da Tito Stagno: oggi, a 89 anni, rivive quei momenti con la stessa emozione. La frase, «ha toccato», e il botta e risposta con Ruggero Orlando, «No, non ha toccato...»: «In realtà fu una banale incomprensione con l’amico Ruggero» spiega e ora Stagno. «Dissi "ha toccato" e non "è atterrato", perché mi riferivo al momento in cui le antenne sotto le zampe del Lem saggiarono il suolo lunare. Non tanto per la consistenza, ma per la pendenza, che non doveva superare gli otto gradi. Altrimenti sarebbe stato impossibile tornare in orbita e ricongiungersi con l’astronave di Collins».Aggiunge: «Il ritardo di 40 secondi nell’atterraggio fu causato dal fatto che Armstrong dovette scansare un’area piena di rocce e crateri, per far posare il Lem in una zona più sicura. In compenso Ruggero lo diede un po’ in ritardo. E alla fine ci siamo persi il momento esatto in cui Armstrong annunciò la famosa frase "Eagle has landed", Aquila è atterrata».
Lei aveva un auricolare: che cosa stava ascoltando?
«Il centro di Houston. E le voci degli astronauti. Seguivo attimo per attimo ciò che avveniva. E non era difficile, perché conoscevo a memoria tutte le fasi della missione. Ogni volta che stava per partire una missione la Nasa inviava a noi giornalisti pacchi di materiale informativo. Due anni prima, poi, avevo trascorso una vacanza-studio negli Usa, ospite della Nasa presso le varie basi, da Cape Kennedy a Houston e ad Hunstville, dove von Braun progettò il Saturno 5».
Lei imparò tutti i termini tecnici, è così?
«Certamente. Era determinante! "Tli", per esempio, stava per "Trans Lunar Insertion", inserimento nella traiettoria translunare. Era necessario tradurre il tutto in modo chiaro, così da essere capito da chiunque».
E le immagini?
«Durante le fasi della discesa non c’erano immagini. E quindi il mio compito era di far immaginare ai telespettatori che cosa stava succedendo. Le immagini le avremmo viste in differita, girate con una cinepresa in 16 millimetri... E quindi il commento scorreva da sé: "I due astronauti sono in piedi, di fronte a loro il pannello di comando" e così via con i dettagli della discesa...».
Fu una vera maratona tv.
«Furono 36 ore di trasmissione, senza contare gli altri speciali, dalla partenza del Saturno a Cape Kennedy all’ammaraggio. Naturalmente notte in bianco, sveglio per 48 ore. E il giorno dopo corsi con mia moglie Edda al mare, a Fregene, dove dormii in spiaggia tutto il giorno. Così profondamente che un signore disse: "Guarda, c’è Tito Stagno! Ma è vivo?».
Lei ha conosciuto molti astronauti, anche quelli dell’Apollo 11?
«Quelli dell’Apollo 11 li ho conosciuti quando vennero a Roma dopo la missione: vennero nei nostri studi Rai. E con Buzz Aldrin ci siamo incontrati più volte, compresa una vacanza che abbiamo fatto in Abruzzo. Quando andai negli Usa, alla vigilia del Programma Apollo, conobbi bene Frank Borman, il comandante dell’Apollo 8 che mi affibbiò il soprannome "Mister Moonlight", e James McDivitt, che comanderà Apollo 9. Borman era un uomo carismatico, simile ad Armstrong. McDivitt era una persona dolcissima e un grande astronauta».