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 2019  giugno 24 Lunedì calendario

Tutto sul festival di Spoleto


Ha le gambe in spalla, farà danzare la lirica con statue viventi, censirà più realtà del mondo della coreografia e tradurrà in arte i movimenti il 62esimo Festival di Spoleto che apre i battenti venerdì 28 giugno, fino al 14 luglio. L’apertura spetta al battesimo di un’opera, Proserpine, tratta dal poema di Mary Shelley, con musica contemporanea commissionata a Silvia Colasanti e regia di Giorgio Ferrara, al suo dodicesimo anno di direzione artistica del Festival. «Ho voluto che gli interpreti, tutti dèi che vengono dal cielo, calzassero in testa dei capitelli e fossero statue viventi che si muovono tra le pareti-quadro alte dieci metri di Sandro Chia – annuncia Ferrara – alle prese con l’adattamento di de Ceccatty e mio del dramma mitologico di Shelley, con due poesie del marito, che Silvia Colasanti ha trasformato in arie».
Poi il cartellone spoletino sarà spesso un ballo di corpi, performer e scenari. A cominciare da My French Valentino (dal 28) in cui i 42 giovani (anche cantanti) dell’Ecole-Atelier Rudra Bejart di Losanna ripercorreranno il mito di Rodolfo Valentino dai Balletti Russi di Diaghilev al sogno americano, con i passi di Valérie Lacaze. Nel calendario c’è poi una monografia-tributo, Ode to the Master (dal 5 luglio), al maestro coreografo olandese Hans Van Manen di cui il Dutch National Ballet presenta tre lavori, tra cui 5 tangos con musica di Astor Piazzolla. Rilanciando una sua tradizione, il programma ha in serbo un gala (il 30) guidato da Eleonora Abbagnato, direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, protagonista di alcuni suoi pezzi, in compagnia di étoile e talenti italiani affermati nel mondo. «Con l’Opera di Roma i rapporti sono stretti, e devo a Carlo Fuortes e Alessio Vlad l’occasione di avvalerci anche di Daniele Gatti per il concerto finale con musiche di Verdi dal repertorio francese» ricorda Ferrara. Due degli appuntamenti più eccentrici e sensuali di Spoleto, fondati anche su esibizioni muscolari in materia di biografie e remake storici, sono stati già visti all’estero da Giorgio Ferrara. Uno è Fashion Freak Show del creatore di moda Jean Paul Gaultier (dal 4 luglio): «Alle Folies Bergère di Parigi, dove ha tenuto banco da ottobre a poco tempo fa, mi sono trovato di fronte a un musical del tipo americano o inglese, un autoritratto trasgressivo del percorso di Gaultier, un racconto fatto di fashion, costume, sessualità, con molto linguaggio canoro e danzato, e con interventi filmati di Catherine Deneuve e Madonna».
L’altro spettacolo esuberante è Berlin Kabarett di Stéphan Druet (dal 4) con protagonista Marisa Berenson, la musa di Visconti in Morte a Venezia, di Fosse in Cabaret, di Kubrick in Barry Lyndon e anche di Guadagnino in Io sono l’amore. «La messinscena è in un vero cabaret reinventato degli anni di Weimar, nella Berlino del 1928, uno spazio ricostruito anche da noi al Festival con tavolini per il pubblico. Lei fa la tenutaria d’un locale, e se la cava benissimo cantando, con accanto il personaggio d’un figlio gay ballerino». C’è cultura coreografica pure nel dittico per il centenario della Bauhaus formato da Quadri di un’esposizione e Il balletto triadico (dal 12). E illuminato da luci diffuse da torce, punta su un’antica scuola il teatro n? e ky?gen (dal 28) ad opera di tre maestri e artisti giapponesi. «A me sembra che il senso di una comunicazione motoria risieda anche – riflette Ferrara – nella regia e nella performance muta costruita con piccoli segni da una grande della modern dance come Lucinda Childs, che dirige Adriana Asti nel monologo erotico-sentimentale de La ballata della Zerlina da Hermann Broch (dal 4). E altrettanto direi della nomade riscrittura in chiave rom della tragedia di Edipo in Esodo di Emma Dante (dal 4) e della scoperta della parola cui s’abbandonerà l’ex supermodella già attrice Eva Riccobono in Coltelli nelle galline di Harrower con regia di Andrée Ruth Shammah (dal 5). Senza dimenticare le insursioni di Corrado Augias e Paolo Mieli». Va notato che il Festival impronta un dialogo anche con il pubblico giovane: con una serata per Mahmood (il 10), con Vinicio Capossela (il 7), con Stefano Bollani e Hamilton De Holanda (dal 12), e col teatro nuovo dell’Accademia “Silvio D’Amico” e con La Mama Spoleto Open.