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 2019  giugno 24 Lunedì calendario

Ventotene senz’acqua

C’è il forno che per mesi e mesi ha usato solo acqua minerale per il pane. Ci sono i ristoranti che non sanno come rispondere alle domande preoccupate dei turisti. C’è un’isola che da un anno e mezzo non parla d’altro. Centinaia di persone che ogni giorno osservano il colore dell’acqua mentre scorre dal rubinetto di casa. Con una speranza, forse domani cambierà, forse tornerà trasparente. Un incubo, senza fine.
Ventotene, 200 abitanti l’inverno, migliaia di turisti l’estate, l’isola più a sud dell’arcipelago pontino. Da queste parti ancora ricordano la nave Garibaldi, nel 2016, con gli allora leader Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande riuniti davanti all’isola dove era nato il manifesto fondativo dell’Unione europea. Qui Altiero Spinelli e Ernesto Rossi hanno gettato le fondamenta dei settant’anni di pace del Continente, arrivati dopo la ferocia nazifascista. Ventotene era luogo di confino. Ogni gruppo con la sua mensa, quella per i socialisti, per i comunisti e per i liberali. Con un destino comune, l’isolamento, la segregazione. Ad un miglio c’è Santo Stefano, il carcere che ha accolto prima gli anarchici e poi i dissidenti dell’epoca fascista, come Sandro Pertini. Luogo di simboli e di storia.
C’è poi la quotidianità, che riporta i piedi a terra. Dal 16 novembre 2017 bere l’acqua del rubinetto o usarla per cucinare sull’isola è divenuta impresa impossibile. Con un progetto finanziato dalla Regione Lazio il gestore degli acquedotti del sud pontino Acqualatina – competente anche per le isole – ha installato un dissalatore, promettendo di risolvere per sempre la dipendenza dalla fornitura via nave dell’acqua potabile. Era un impegno scritto nel contratto di concessione, firmato quasi vent’anni fa con le amministrazioni pubbliche. «È stato un disastro», racconta Francesco Carta, assessore di Ventotene con la delega all’ambiente: «L’acqua dissalata era praticamente priva di sali minerali, con una durezza bassissima, ben al di sotto dei limiti di legge». Carta è un cardiologo in pensione, originario di Formia. La sua passione è il carcere di Santo Stefano, il penitenziario borbonico ormai in rovina. Ma come assessore la vera emergenza che ha dovuto affrontare appena entrato in giunta è stata l’acqua: «Quella che esce dal dissalatore, passando nei tubi, mangiava le incrostazioni di calcio e ferro accumulate nei decenni, rendendo torbido, scuro, quasi rossastro il flusso dai rubinetti».
È scattata un’emergenza, che dura fino ad oggi. «La situazione è in via di miglioramento – spiega Carta – ma c’è ancora un’ordinanza che vieta l’uso dell’acqua per il consumo umano, ed è un problema enorme per l’intera isola, anche economico, con la stagione turistica che sta iniziando». Secondo il gestore almeno il 50% dell’isola ancora oggi, dopo un anno e mezzo di emergenza, continua ad avere una tubazione inadeguata, non in grado di sopportare l’acqua troppo leggera che esce dal dissalatore. Le ultime analisi ricevute dal Comune mostrano due punti di prelievo con una quantità di ferro ben oltre i limiti di legge. Solo qualche giorno fa, dopo un anno e mezzo di emergenza, è stato installato un modulo per mineralizzare l’acqua, mentre i tecnici stanno cercando di sostituire le tubature più vecchie. Ma servirà tanto tempo.
Portare un’autobotte, come avviene normalmente in questi casi su terra ferma, ha costi giganteschi. Servono due ore di navigazione per raggiungere l’isola partendo dal Golfo di Gaeta. Il servizio di trasporto dell’acqua attraverso le bettoline, che fino alla fine del 2017 il gestore assicurava per l’isola, è stato sospeso dopo l’installazione del dissalatore, e Ventotene non ha una fonte sorgiva.La giunta comunale non ha mai amato quell’impianto: «Hanno messo la presa dell’acqua all’imbocco del porto turistico, il punto peggiore, dove passano i traghetti», spiega l’assessore Carta. Poi sale sulla scogliera, a ridosso dell’impianto montato, ed indica il fondo, dove tra le pietre si vede il tubo di uscita dell’impianto: «Scaricano la salamoia sotto gli scogli, e non mi sembra la soluzione migliore per il mare».
Acqualatina, società mista pubblico-privata con il 49% delle azioni alla francese Veolia, ha sempre avuto un rapporto difficile con le amministrazioni locali e con la cittadinanza. La situazione nel sud pontino per l’approvvigionamento idrico è estremamente complicata, con perdite nella rete altissime e interruzioni della fornitura che, soprattutto l’estate, creano disagi enormi. Il 2017 viene ricordato ancora oggi come un anno da vera e continua emergenza, con una crisi idrica che sembrava non finire mai. E la ex municipalizzata all’epoca ipotizzò l’installazione di dissalatori anche per la terraferma. L’esperienza di Ventotene sembra aver allontanato quell’ipotesi. L’incubo dell’acqua rossa è appena dietro l’angolo.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
1. La zona di uscita dell’impianto di dissalazione tra gli scogli e sullo sfondo l’isola di Santo Stefano 2. Il dissalatore costruito dalla società Acqualatina 3. Una vista dal mare dell’isola di Ventotene, dell’arcipelago pontino