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 2019  maggio 20 Lunedì calendario

La scalata cinese parte dal pieghevole

Uno dei principali campi d’applicazione del grande piano di ascesa mondiale della Cina mirato a superare gli Stati Uniti e diventare la prima potenza al mondo, è la tecnologia, elemento cardine per trasformare la vecchia fabbrica low cost in industria leader del comparto hi-tech. All’interno di questo mastodontico cambio di passo rientra la conquista dei mercati internazionali da parte delle più forti aziende tecnologiche cinesi, capaci di creare innovazione in segmenti pieni di cloni, dove l’effetto wow è diventato un lontano ricordo.
Senza andare troppo a ritroso, appena la scorsa settimana Lenovo ha svelato il primo computer pieghevole al mondo, con uno schermo OLED 2K da 13,3 pollici sviluppato in collaborazione con LG e in grado di piegarsi riducendo così del 50% la larghezza del dispositivo. Basato su processori Intel e sistema operativo Microsoft, quando piegato il laptop assume le dimensioni di un tablet da 7 pollici, mentre una volta aperto torna alla sua classica stazza. Al momento si tratta di un prototipo che il marchio di Pechino punta a commercializzare il prossimo anno, sostituendo la tastiera con una soluzione virtuale per chi lavora in mobilità, mentre a casa e in ufficio si potrà sfruttare una docking station per collegare la tastiera fisica. 
I MATERIALI
Restando in tema di curve, in simultanea con Samsung, Huawei è stato il primo produttore a mostrare il suo smartphone pieghevole. Se quello coreano arriverà sul mercato in ritardo rispetto alla tabella di marcia per risolvere i problemi del display riscontrati nelle prove da giornalisti e addetti ai lavori, a giugno debutterà il Mate X, che piegato offre uno schermo OLED da 6,6 pollici, che sale a 8 pollici una volta aperto. Molto sottile e nel complesso leggero (5,4 mm per 295 grammi), resistente nei materiali e nell’autonomia (batteria da 4.500 mAh e ricarica veloce con l’80% delle capacità che tornano in 25 minuti), ideale per il multitasking e per muoversi in futuro con un solo dispositivo, il Mate X sarà esclusivo e costoso: 2.299 euro. Guardando a primizie e scalate, poi, Huawei è l’esempio più illuminante dell’aggressività cinese. Entrata in punta di piedi nei paesi occidentali, in pochi anni ha conquistato l’Europa piazzando con l’ultimo P30 Pro il cameraphone di riferimento, in particolare per il comparto fotografico (i tre obiettivi posteriori Leica assicurano immagini di alto livello anche ai neofiti dello scatto) e per la validità della batteria, la cui autonomia non ha rivali.
Il ritmo col quale le aziende cinesi sfornano ottimi prodotti non ha al momento rivali e l’ultima dimostrazione è arrivata la scorsa settimana con il lancio di OnePlus 7 e 7 Pro, marchio dalla storia recente quanto unica. I suoi due fondatori, Carl Pei e Pete Lau (nel 2013 avevano 25 e 39 anni), lavoravano per un’altra azienda del ramo, Oppo, ma insoddisfatti degli smartphone creati decisero di fare da soli e svilupparono il primo modello OnePlus. Speravano di piazzare 30.000 unità, ne hanno vendute più di un milione. Da lì una rapida ascesa ben delineata dagli attuali 1.500 dipendenti, con quattro centri di ricerca nel Sud-Est asiatico e una presenza consolidata nella top 5 degli smartphone di fascia alta. 
L’ultimo nato è il 7 Pro, che in Finlandia e nel Regno Unito arriverà pure in versione 5G, che sfoggia uno schermo da 6,67 pollici e una fotocamera frontale pop-up in grado di comparire in 0,53 secondi e garantita per 300.000 utilizzi, quindi per cinque anni con una media di 150 aperture al giorno.

IL SENSORE
Sul posteriore c’è un triplo sensore che con l’algoritmo UltraShot e la modalità Nightscape permette di ottenere scatti luminosi e dettagliati in qualsiasi condizione, ma non mancano la Gaming Mode per concentrarsi sul gioco senza distrazioni (niente notifiche) e la sua estremizzazione, cioè la Zen Mode, che blocca il telefono per venti minuti. Peculiarità che hanno convinto il pubblico: in cinque giorni le prenotazioni sono state più di un milione (prezzo da 709 a 759 euro).