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 2019  maggio 15 Mercoledì calendario

Come cambia la Grande distribuzione in Italia

L’intero mondo della grande distribuzione italiana nel 2017 valeva 83 miliardi di euro al netto dell’Iva, con una crescita del 4,4% rispetto all’anno precedente. A evidenziarlo sono i dati elaborati dall’area studi di Mediobanca. Poca roba rispetto ai colossi stranieri. Basti pensare che il numero uno planetario, l’americana WalMart vanta un imponente fatturato di 413, 4 miliardi di euro, di poco superiore al Pil dell’Austria, seguito dall’altra americana Kroger con 102,3 miliardi. Ecco poi le europee: la francese Carrefour (con 78,9 miliardi fattura quanto l’intera gdo italiana), la britannica Tesco (64,8 miliardi) e l’olandese Ahold Delhaize (62,9 miliardi).
Proprio le misure tutto sommato ridotte del settore rendono necessario secondo gli osservatori un suo consolidamento. E la mossa di Conad con Auchan potrebbe dare il là al prossimo risiko. Mediobanca sottolinea che pur in crescita, la grande distribuzione registra in Italia un calo del margine operativo netto, che risulta in calo del 5,5%. Secondo il rapporto realizzato dagli studiosi di piazzetta Cuccia, è un «segno di un mercato sempre più consolidato e che mostra le prime avvisaglie di saturazione». Al tempo stesso i bilanci 2017, gli ultimi disponibili nel momento dell’elaborazione dello studio, mostravano un risultato netto in crescita grazie anche al contributo delle poste straordinarie: al 31 dicembre di due anni fa i vari operatori hanno registrato un utile cumulato di circa 1,1 miliardi, su un livello record dal 2013. Spacchettando i dati, il report mette in luce dinamiche differenti: a crescere sono stati soprattutto discount, distribuzione organizzata e Lega delle cooperative, grazie a Conad mentre Coop rallenta. In frenata, invece, la grande distribuzione privata. A soffrire è soprattutto il segmento degli ipermercati, che dopo aver trascinato per anni lo sviluppo del settore si ritrova oggi con un format che deprime notevolmente le performance economiche degli operatori.
Con 1,245 miliardi di utili netti cumulati nel periodo 2013-2017 Esselunga detiene il primato di risultati nel quinquennio. Sul podio anche Conad (872 milioni) e Eurospin (817 milioni). Più indietro Selex (618 milioni), Lidl (398 milioni) e Végé (320 milioni). Proprio Esselunga, dopo la scomparsa del suo fondatore Bernardo Caprotti è a un bivio fra la quotazione in Borsa per finanziare lo sviluppo o la cessione, magari a un gruppo straniero, secondo le indicazioni lasciate dal vecchio patron. Di confluenza in un gruppo più grande si parla da tempo anche per la Finiper (marchi Iper e Unes) di Marco Brunelli, classe 1927, già socio di Caprotti. Mentre periodicamente si rincorrono le voci di un disimpegno di Carrefour dall’Italia, nonostante i notevoli investimenti sui negozi di prossimità e sul rinnovo dei negozi.
C’è chi scommette anche su un’offensiva della Coop, scalzata ora da Conad dal vertice della hit parade della grande distribuzione. Potrebbero arrivare nuove fusioni all’interno del pianeta Coop, dopo i non brillantissimi risultati di Coop Alleanza 3.0, nata dalla fusione delle tre cooperative Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest e Coop Estense. TEO. CHI.