Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  aprile 13 Sabato calendario

Il record di Nexi

Sarà la quotazione in Borsa più grande del 2019: è quella di Nexi, il colosso italiano dei sistemi di pagamento elettronici (nata dalle vecchie Cartasì e Icbpi) che esordirà martedì a Piazza Affari con una capitalizzazione di partenza di 5,7 miliardi di euro (per un valore d’impresa che sale a 7,3 miliardi comprendendo i debiti), collocandosi tra i gruppi quotati più grandi d’Italia e quinta tech company in Europa. Da martedì sarà anche la maggiore quotazione al mondo dell’anno, sebbene l’annunciata ipo di Uber, da 100 miliardi di dollari, attesa per maggio, le sottrarrà presto il primato.
Il prezzo delle azioni Nexi in vendita è stato fissato a 9 euro, nella parte bassa della forchetta. Un valore considerato interessante da oltre 340 investitori istituzionali che hanno deciso di scommettere sulla «pay tech» company guidata da Paolo Bertoluzzo rilevando il 35,6% del capitale (che salirà al 40% circa se le banche del collocamento prenderanno una quota esercitando la cosiddetta greenshoe). Per i risparmiatori che volessero entrare in Nexi, invece, da martedì ci sarà il mercato di Piazza Affari. 
Accanto ai fondi venditori Bain, Clessidra e Advent (riuniti nella holding Mercury UK Holco), che resteranno con il 62-57,3%, la fetta più grande, il 3,2%, è stata acquistata dal fondo sovrano di Singapore, Gic, per 180 milioni di euro. Sopra il 2% c’è Amundi; appena sotto, Marshall Wallace, Moneta e DWS. Tra gli italiani compaiono Azimut, Anima Sgr, Davide Leone & Partners e General Investments, tutti sopra l’1%, seguiti da Unipol, Fondazione Cr Cuneo, Cattolica, il fondo Algebris di Davide Serra, Generali, Mediolanum e persino Carige con appena 90 mila euro di azioni.
Per tutti, la scommessa è di un incremento del valore e del giro d’affari della società, dato che l’Italia è indietro nei pagamenti elettronici rispetto al resto d’Europa. Dopo 2 miliardi di investimento per rilevare Setefi, le carte di credito di Intesa Sanpaolo, Bassilichi, un produttore di Atm, i portafogli di carte di credito di Mps, Carige, Deutsche Bank e dopo lo scorporo della banca depositaria (Depo Bank), Nexi ha chiuso il 2018 con ricavi per 931 milioni, un margine operativo di 424 milioni e un utile netto di circa 20 milioni. 
Ai soci di Mercury UK Holdco andranno 1,125 miliardi di euro (1,427 miliardi in caso di esercizio della greenshoe). Un risultato enorme se si pensa che nel 2015 il 94% di Icbpi venne pagato 2,15 miliardi, scaricando il debito contratto per l’operazione sulla società. Per i tre fondi si tratta di un ritorno di tre volte il capitale investito, in soli tre anni. Ai soci di minoranza BancoBpm, PopSondrio, Creval, Banca di Cividale e Iccrea Banca (le ultime due usciranno dal libro soci) andranno invece complessivamente 185,6 milioni di euro. Altri 684,1 milioni dell’ipo entreranno in Nexi in aumento di capitale e serviranno a ridurre l’indebitamento a 1,6 miliardi circa.
Festeggeranno l’ipo anche i manager e i dipendenti di Nexi, cui andrà fino al 3,2% del capitale, mentre un bonus in contanti andrà agli oltre 1.600 dipendenti, e la nutrita platea di banche d’affari e advisor, cui andranno commissioni tra 45,5 e 52,4 milioni di euro: i coordinatori globali BofA Merrill Lynch, Banca Imi, Credit Suisse, Goldman Sachs e Mediobanca e i joint bookrunner Banca Akros, Barclays, Citigroup, Hsbc, Mps, Ubi, Ubs e UniCredit, con Bper lead manager e Evercore advisor finanziario.