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 2018  marzo 26 Lunedì calendario

L’ira dei dem sul Russiagate

Euforia mista a brama di rivincita da una parte, rabbia e rifiuto alla rassegnazione dall’altra. Il giorno dopo la pubblicazione della lettera con la quale il ministro della Giustizia, William Barr, rende note le conclusioni del Russiagate, i due fronti della politica americana, quello a favore di Donald Trump e quello dei suoi detrattori, alzano i toni rilanciando la battaglia. La chiusura dell’inchiesta da parte del procuratore speciale Robert Mueller, anziché placare gli animi e sanare le fratture, rischia di acuire il confronto e spaccare ulteriormente l’America. Il proscioglimento del presidente americano dall’accusa di collusione nei tentativi russi di interferire sulle elezioni Usa 2016, e il rinvio a Barr nel decidere sull’ipotesi di reato di ostruzione alla Giustizia, proprio non vanno giù ai democratici e alla fronda dissidente del partito repubblicano. I Dem sono infatti già al lavoro sul piano B. Da una parte ottenere la pubblicazione integrale del rapporto e farne le pulci per trovare qualcosa che può essere usato contro l’inquilino della Casa Bianca, almeno sul piano dell’ostruzione alla Giustizia o su quello etico-politico.
«Andremo avanti sull’ostruzione di giustizia, l’abuso di potere e la corruzione. Il nostro compito è difendere la legge e poi abbiamo un mandato che è più ampio di quello che aveva il procuratore speciale» afferma il presidente della commissione Giustizia della Camera, Jerrold Nadler. Dall’altra «sperare» nelle altre indagini in corso, quelle sulla dichiarazione dei redditi di Trump, delle pratiche della Casa Bianca per la concessione dei nulla osta di sicurezza, i legami fra Deutsche Bank e il presidente e i pagamenti alla proprietà di Trump da parte di governi stranieri. Si tratta però di una strategia rischiosa, soprattutto se gli elettori si mostreranno stanchi di parlare di inchieste e non di politica, avvalorando così l’ipotesi di complotto o «caccia alle streghe» più volte evocata dallo stesso Trump. Il presidente intanto rilancia e usa i risultati dell’inchiesta come una clava politica contro i nemici. Mueller ha agito «con onore», chiosa lo stesso presidente. «Siamo felici che le indagini siano finite – prosegue – Sono state dette molte cose sovversive, faremo di tutto perché ciò non accada più a nessun presidente». «La verità è generalmente la migliore rivincita sulle calunnie». Commenta la figlia e consigliera Ivanka Trump, in un tweet in cui ripropone le parole di Abraham Lincoln.
Il legale di Stormy Daniels
A farsi sentire è anche Mosca che spiega come ci siano voluti due anni e tante risorse utilizzate per «smentire un chiaro “fake”». E anche sull’ipotesi di pubblicazione dell’intero faldone dell’inchiesta Trump, questa volta a margine dell’incontro col premier israeliano Benjamin Netanyahu, si dice assai tranquillo: «Facciano pure, la cosa non mi tocca affatto». Anche i media più agguerriti nei confronti di Trump, Cnn e New York Times in testa, non demordono e tentano di attaccarsi ad ogni cavillo, come quello secondo cui Mueller avrebbe comunicato circa tre settimane fa a Barr di non essere in grado di raggiungere una conclusione sull’ostruzione di giustizia per Trump. Colpi di coda che non sembrano impensierire nessuno al 1600 di Pennsylvania Avenue dove, fra le altre, giunge un’altra «buona notizia». L’arresto di Michael Avenatti, l’ex avvocato di Stormy Daniels, la pornostar con le cui dichiarazioni voleva incastrare il presidente e lanciarsi in una candidatura per la Casa Bianca. Anche qui la storia ha avuto un finale diverso ed ora Trump, che fonti a lui vicine raccontano letteralmente «euforico», celebra stappando magnum, ovviamente di Coca-Cola.