Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  marzo 17 Domenica calendario

F1, due miliardi di incassi

Venti piloti a darsi battaglia in 21 occasioni – da oggi a Melbourne a dicembre ad Abu Dhabi – e un giro d’affari miliardario ormai consolidato. La Formula Uno targata Liberty Media ha prodotto nel 2018 ricavi per 1,8 miliardi di dollari, derivanti per un terzo dalla cessione dei diritti televisivi, per un altro terzo dai canoni (fee) incassati dagli organizzatori dei singoli Gran Premi e per il 15% dall’area commerciale. Nel 2019 invece si potrebbero superare i due miliardi di proventi.
Nella gestione dei diritti tv la strategia è diversificata, ricercando il giusto bilanciamento tra ascolti e introiti. In Italia e Inghilterra domina la pay-tv, in Germania network in chiaro e a pagamento convivono per l’intero campionato, in Francia il canale pubblico trasmette solo quattro gare, mentre in Cina tutto il mondiale è in chiaro. 
Oltre al vecchio tubo catodico, Liberty ha lanciato una piattaforma web, con due opzioni di acquisto: il pacchetto Access (differita dei Gp a 25 dollari l’anno in tutti i Paesi) e quello Pro (diretta delle gare in una sessantina di territori – Italia esclusa – a un costo variabile tra i 100 e i 200 dollari). 
I singoli organizzatori versano al promoter un canone annuo, variabile da Paese a Paese, potendo poi agire in proprio solo su due leve: la vendita dei biglietti e la gestione di una fascia limitata dell’hospitality. 
Sul fronte commerciale, sono cinque i partner globali (Emirates, Heineken, Rolex, Pirelli e Dhl) i quali possono scegliere le gare a cui legare il proprio nome in qualità di title sponsor. In alcune aree sono poi presenti partner locali, come Petronas in oriente, mentre gli sponsor ufficiali sono Amg, Aws, Johnnie Walker e Tata Communications. Altri ricavi derivano dalla gestione diretta del paddock, con i relativi tagliandi venduti sia ai team, sia ai tifosi più facoltosi: un pacchetto può arrivare anche a 3.000 dollari.
Ingente è lo sforzo di Liberty sui Social, con una trentina di persone (gli addetti complessivi alla Formula Uno sono 140, basati a Londra), intenta a comunicare con i giovani, la fascia anagrafica più difficile da intercettare. A tal fine ha lanciato la F1 E-sports Series, sfruttando i videogame per avvicinare i ragazzi (più di 60mila i partecipanti al campionato svolto al simulatore) ai team ufficiali. 
Rispetto alla gestione di Bernie Ecclestone, è cambiato anche il rapporto con i piloti, ora liberi di creare contenuti sui propri profili durante le gare. I volti dei protagonisti sono essenziali per alimentare lo show in pista e il business aldilà dei cordoli. Così oltre ai nomi attuali (interessanti accanto ai mostri sacri Hamilton e Vettel anche i ventunenni Verstappen e Leclerc), si seguono da vicino alcuni protagonisti delle serie minori, il cui sbarco nel circuito maggiore potrebbe far esplodere l’interesse. 
Sotto la lente oltre a Mick Schumacher sono finiti pure Guan Yu Zhou (per i risvolti sul mercato cinese) e Tatiana Calderon, per l’impatto sul pubblico femminile. Il cuore europeo della F1 non è in discussione, ma strategico sarà espandersi in aree dall’enorme potenziale, come Cina e Stati Uniti, dove in futuro potrebbe arrivare un secondo Gran Premio, ma già da quest’anno ci saranno grafiche personalizzate, con caratteri locali oppure velocità espresse in miglia orarie. 
Nel giro di qualche anno i Gran Premi potrebbero crescere di una o due unità, ma il week-end sarà sempre sui tre giorni, giacché ridurlo a due taglierebbe le gambe agli organizzatori. Non aumenterà neanche il numero di team, poiché si preferiscono solo 10 squadre, ma in salute. Qui si apre la nota dolente: al momento alle spalle di Mercedes, Ferrari, Red Bull e Renault, le altre scuderie faticano ad essere sostenibili. Urgono quindi modifiche alle regole attuali. Sul piano finanziario si parla di una cifra massima da spendere, con un tetto preciso alla spesa per motore, telaio e personale, ma non all’ingaggio del pilota. Oggi coloro che si accomodano nell’abitacolo portando in cambio lauti sponsor ai team sono quasi la metà.
Sul fronte della distribuzione dei proventi – l’anno scorso Liberty ha dato ai team 913 milioni di dollari, la metà del giro d’affari complessivo – si potrebbe giungere ad un maggiore equilibrio tra le squadre, al netto del “susplus” concesso storicamente alla Ferrari. Infine, modificando i regolamenti tecnici e sportivi si potrebbero ridurre ulteriormente i costi.
Già quest’anno i piloti avranno al massimo tre power unit per l’intera stagione, ma per incrementare l’interesse occorre vedere più duelli in pista. Così per il 2019 le vetture sono state progettate per essere maggiormente capaci di confrontarsi da vicino. Per la gioia del pubblico in tribuna e dei tifosi in poltrona. La produzione televisiva è gestita da Liberty per tutti i Gp. L’anno passato i telespettatori globali sono stati 490 milioni, i followers sui Social 18,5 milioni, i tifosi nei circuiti 4,1 milioni, con una media di 195mila presenze per ogni Gran Premio. Numeri impressionanti per un business globale.