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 2019  febbraio 19 Martedì calendario

La rivolta degli ippopotami

Succede quasi ovunque, ma in Africa è matematico: se sei imprudente, muori. Domenica scorsa questa norma funesta è passata di nuovo a presentare il conto: Renato Bettini, pensionato di 65 anni originario di Milano, è stato trovato cadavere sulla riva del fiume Sabaki, a pochi chilometri a nord di Malindi, in Kenya, vicino alla foce che si getta nell’Oceano Indiano. La notizia, confermata dalla Farnesina, è apparsa sul sito Malindi Kenya.net, portale italiano nello Stato africano. «Il corpo dell’uomo presentava importanti ferite», si legge, «secondo le persone del luogo che l’hanno rinvenuto le lesioni potrebbero essergli state inferte da un ippopotamo». Bettini, che trascorreva parte dell’anno in Kenya, è stato trovato senza documenti né telefono, cosa abbastanza normale per uno che va a correre, e infatti indossava scarpe da ginnastica e pantaloncini. I suoi vicini di casa hanno confermato al sito italiano che amava fare jogging proprio nella zona dove è stato rinvenuto il corpo: «Anche quando non andava a correre in spiaggia, camminava veloce. Andava a piedi dappertutto».

ERBIVORO MOLESTO
Ora, potrà non sembrare gentile, ma se di ippopotamo si è trattato, non riusciamo a non provare simpatia per la bestia. Sono molti i bipedi morti per aver incrociato la strada del grande mammifero, che ha un pessimo carattere e una spiccata propensione per l’eccesso di legittima difesa. Solo nel 2018, infatti, in Africa sono stati 500 i casi accertati di morti causate dall’aggressione di un ippopotamo, delle quali una trentina in Kenya, sei nel solo mese di agosto sulle sponde del lago Naivasha. Più di quelle provocate da leoni, leopardi e bufali messi insieme. Non è per niente sensato, quindi, andare a correre sulla riva di un fiume africano che ha degli ippopotami dentro. Intanto perché dove c’è l’acqua ci sono bestie di ogni tipo, e poi perché, anche se non li si vede subito, la loro presenza non è imprevedibile, questi animali sono abitudinari e terribilmente territoriali. Inoltre, il simpatico erbivoro pesa tre tonnellate, nuota come un pesce e quando si mette a correre può raggiungere i 30 chilometri orari, non è un caso che il suo nome significhi “cavallo di fiume”; ha zanne enormi e affilate, ed è considerato il più letale tra i mammiferi terrestri. È un raro caso di erbivoro senza predatori, né coccodrilli né felini gli si avvicinano: i primi temono le sue mascelle e la sua velocità nell’acqua, i secondi non riuscirebbero nemmeno a perforare la sua pelle, così spessa e ricoperta da strati di adipe che il rischio di venire schiacciati durante la lotta li dissuade dall’attaccar briga. Infine, l’ippopotamo non è particolarmente brillante, il che lo rende ancora di più un pericolo: non è in grado di distinguere le minacce, gli dà tutto indifferentemente fastidio, e quindi punta tutto ciò che gli sembra troppo vicino. Non solo: il presidente della Lake Naivasha Boat Owners Association, David Kilo, ha più volte avvisato che l’innalzamento dei livelli idrici del Paese ha ridotto le aree di pascolo per gli ippopotami, e ciò li ha costretti ad avvicinarsi a fattorie e hotel per trovare cibo, aumentando le occasioni di contatto tra i pachidermi e gli umani. Quindi non solo è noto che in Africa è sconsigliabile andare a fare jogging in aree non protette, ma un fiume in piena non è un fenomeno invisibile e tantomeno nasconde di essere insidioso. Se ci si va vicino, ci si può fare male.

IN COLOMBIA
C’è un altro caso, dall’altra parte del mondo, dove gli ippopotami sono un problema: la Colombia di Pablo Escobar. Il celebre narcotrafficante, infatti, teneva uno zoo nel parco vicino alla sua villa di Medellin e aveva una passione tale per questi ciccioni di fiume che ne fece arrivare quattro. Ma quando Escobar venne ammazzato e il suo reame andò in vacca, ormai un quarto di secolo fa, gli ippopotami rimasero: i discendenti dei primi arrivati, oggi hanno colonizzato il fiume Magdalena, rendendo impossibile la pesca e costringendo gli abitanti a traslocare. Ecco che cosa bisogna fare, se ci sono degli ippopotami: andare via. I colombiani sono più intelligenti dei turisti in Africa? O noi occidentali siamo stati deviati da bambini, a caro prezzo, dai leggiadri ippopotami del film di animazione “Fantasia”, che ballavano sulla Danza delle ore di Amilcare Ponchielli infilati in un tutù rosa?