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 2019  febbraio 19 Martedì calendario

Quelli che ruttano troppo

Un italiano su tre almeno una volta al mese soffre di un episodio di reflusso, accusando uno dei sintomi più fastidiosi e spiacevoli, il bruciore retrosternale con senso di acidità in gola, causato dalla risalita dallo stomaco all’esofago di residui del contenuto gastrico già impegnati nel processo digestivo, che possono provocare sul momento un sapore amaro, qualche colpo di tosse o il singhiozzo. Anche se occasionali piccoli reflussi sono considerati fisiologici, in alcuni casi la loro frequenza ed intensità possono instaurare una vera e propria patologia, la Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE), dovuta alle lesioni infiammatorie a carico dell’esofago, causata paradossalmente da due sostanze naturali prodotte dal nostro organismo, l’acido cloridrico e la bile, le quali, quando vengono in contatto con la delicata mucosa esofagea non predisposta a metabolizzarle, la irritano e la feriscono, causando il dolore urente percepito. Chi soffre regolarmente di questa sindrome conosce bene la sua sintomatologia, ma spesso i sintomi sembrano non avere nulla a che fare con l’esofago, per cui il paziente li attribuisce erroneamente a malattie sovrapposte o collaterali, curandosi con vari farmaci da banco o con antibiotici che però non risolvono affatto il problema e in molti casi lo aggravano. L’esofago infatti, è un organo con molte terminazioni nervose che lo rendono estremamente sensibile, ed essendo posizionato in mezzo al torace, con un decorso che parte dal faringe per arrivare allo stomaco, a seconda del tratto interessato dalla flogosi produce sintomi differenti che simulano quelli degli organi vicini, quindi bronchiali, polmonari, cardiaci, laringei o gastrici. Sono questi i segnali cosiddetti extra-esofagei, ma strettamente collegati all’esofagite in atto e da essa provocati, che destano allarme, per cui sovente si hanno episodi di faringite, con o senza mal di gola, di laringite con disfonia, abbassamento della voce o raucedine, di sensazione di nodo in gola, di alitosi e molto spesso compare una caratteristica tosse stizzosa e secca, senza produzione di muco, con la sensazione di dover raschiare continuamente la gola, accompagnata da difficoltà anche di deglutizione, dovuta alla irritazione da acidità gastrica del faringe, ma che viene quasi sempre attribuita erroneamente a disturbi bronchiali. dolore improvviso Il sintomo extra-esofageo che comunque spaventa di più, perché spesso insorge quando si è supini nel bel mezzo della notte, è il dolore violento ed improvviso simil anginoso che compare al centro del petto, un dolore retrosternale acuto come una pugnalata che può irradiarsi al mento, alla mandibola e al collo, che fa pensare subito ad un infarto del miocardio, mettendo in grande ansia il paziente e i suoi familiari. La malattia da reflusso compare in ogni età, ed è causata da diversi fattori, alimentari, anatomici, funzionali, ormonali e farmacologici, ed individuare quello responsabile contribuisce alla risoluzione della patologia. Nella zona di passaggio tra l’esofago e lo stomaco c’è il cardias, uno sfintere a forma di anello che costituisce una barriera pressoria contro questo disturbo, essendo il componente più importante anti-reflusso, ma quando esso si indebolisce (per ernia o beanza), anche il minimo aumento di pressione intra-addominale favorisce la risalita del contenuto gastrico in esofago, come accade spesso per esempio nelle persone in sovrappeso, nelle donne in gravidanza, od in posizioni particolari come il piegarsi in avanti per allacciarsi le scarpe, o durante gli sforzi fisici in palestra, tutte condizioni che favoriscono le eruttazioni acide. il rigurgito I soggetti che soffrono di rigurgito, anche se neonati, dovrebbero dormire sempre in posizione declive, con la testa più alta del livello del cuore, mettendo un cuscino supplementare sotto il materasso, per evitare il reflusso notturno, la causa più frequente e localmente più persistente di danno esofageo, ed evitare anche di andare a dormire subito dopo il pasto, specialmente se abbondante. In questi ultimi anni la moda dietetica di assumere a digiuno agrumi particolarmente acidi, come per esempio le spremute di limone appena svegli, con l illusione di accelerare il metabolismo e quindi di dimagrire, ha fatto impennare i casi di malattia da reflusso soprattutto tra le donne, ma in chi soffre di questa patologia, nei periodi di acuzie sono da abolire, oltre agli agrumi, anche gli alimenti piccanti, il caffè, gli alcolici, i pomodori, la cioccolata, le bevande gassate e tutti quei cibi grassi o fritti per i quali è richiesta una maggiore produzione di acido cloridrico per la loro digestione. È invece consigliabile prediligere cibi poco elaborati, bere molta acqua per diluire gli acidi, e mangiare poco e spesso, al fine di tamponare la secrezione basale degli acidi gastrici. Quando il cambiamento degli stili di vita ed alimentari non sono sufficienti, e quando la malattia è nella sua fase acuta ed i suoi sintomi persistono, per salvaguardare la salute dell’esofago, ed evitare l’instaurarsi di lesioni temporanee o permanenti, è imperativo ricorrere alla terapia, ed i farmaci più comunemente prescritti sono gli inibitori della pompa protonica (Mepral, Omeprazen, Antra, Pantorc, Pantopan, Omeprazolo ecc) che bloccano notevolmente il meccanismo di secrezione di acido cloridrico nello stomaco, ed evitano la cronicizzazioni del processo, senza avere effetti collaterali. attacchi acuti Inoltre durante un attacco acuto di esofagite vengono somministrati anche antiacidi ed alginati in gel, da assumere lontano dai pasti, che danno immediatamente un sollievo sintomatico, diminuendo il bruciore urente di questa patologia. Molti sono i farmaci, tra i quali gli antinfiammatorie non steroidei (Fans) ed i cortisonici, che favoriscono la gastrite e quindi la iper produzioni acida dello stomaco, per cui i soggetti che soffrono di reflusso, in caso di assunzione di tali medicinali per altre patologie, devono necessariamente associare a essi la terapia anti acida succitata. Curare bene l’esofagite è molto importante, poiché se non trattata a dovere esplica le sue complicanze, con danni alla mucosa esofagea che possono tradursi in fenomeni erosivi ed ulcerosi, fino al temibile “esofago di Barret”, una metaplasia che insorge vicina al cardias, che predispone al pericolo di rottura dell’organo o ad alto rischio di malignizzare e sviluppare in loco un adenocarcinoma. Si stima che oggi nel nostro Paese oltre otto milioni di italiani siano affetti da reflusso gastroesofageo, ed altrettanti siano predisposti a soffrirne, e la sua incidenza presenta un picco tra i 35 e 45 anni, anche se la varietà dei quadri clinici, oltre a quelli non diagnosticati, non consente una reale statistica di questa malattia, che invece tutti dovrebbero imparare a riconoscere e ad evitare.