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 2019  febbraio 19 Martedì calendario

La Cina manda in orbita un «generatore solare»

Sarà che il sol dell’avvenire fa parte del pantheon dei comunisti, tra nostalgia e paccottiglia, ma probabilmente non potevano che pensarci i Cinesi, che dell’ideologia marxista-leninista rappresentano i principali esponenti, se non altro da un punto di vista numerico, malgrado le sempre più frequenti scivolate consumistiche: una stazione solare orbitante che fornisca a noi terrestri tutta l’energia necessaria a mandare avanti le nostre iperconnesse vite.
L’idea è futuristica ma nemmeno troppo anteriore e viene raccontata dallo Science and Techology Daily, il serissimo quotidiano online del ministero della Scienza e della Tecnologia di Pechino: sarebbero già in corso i lavori per costruire la stazione solare da spedire nell’orbita geostazionaria, quella fascia attorno alla Terra, all’altezza di 35.790 km, che ha un tempo di rivoluzione pari a un giorno siderale (23 giorni, 56 minuti e 4 secondi) e lungo la quale si muovono i satelliti che, procedendo contromano alla velocità di 3 chilometri al secondo restano sempre nello stesso punto del nostro orizzonte. La stazione solare con gli occhi a mandorla sarà un enorme pannello solare che, non avendo lo schermo dell’atmosfera, sarà in grado di catturare e immagazzinare una quantità di energia solare enormemente superiore a quella che capterebbe stando sulla superficie terrestre.
Un enorme generatore di energia pulita che sarebbe una soluzione geniale alla sempre maggiore richiesta di energia pulita sulla Terra ma che pone non pochi problemi di ordine pratico. Intanto l’impresa è parecchio ardita da un punto di vista ingegneristico e infatti sarebbe raggiunta a tappe: inizialmente, tra il 2021 e il 2025, gli scienziati cinesi puntano a mandare in orbita stazioni solari di piccole e medie dimensioni che servirebbero più che altro a testare il funzionamento del meccanismo. In una seconda fase, orientativamente nel 2030, verrebbe costruita e spedita in orbita una stazione solare di medie dimensioni, capace di produrre energia in termini di Megawatt. Solo attorno al 2050 il progetto raggiungerebbe il suo compimento, con la creazione di una stazione spaziale in grado di produrre Gigawatt di energia. Naturalmente una tale centrale elettrica volante sarebbe un mastodonte, del peso di circa mille tonnellate, due volte e mezzo di più della stazza della Iss, la stazione spaziale internazionale che fa da hub galattico per la ricerca scientifica, frutto della collaborazione di cinque grandi enti spaziali al mondo (l’americana Nasa, l’europea Esa, la russa Rka, la giapponese Jaxa e la canadese Csa), che gravita però a poche centinaia di chilometri dalla superficie terrestre. Un’altra importante sfida del progetto è come l’energia una volta prodotta verrebbe poi inviata sulla Terra per essere utilizzata: gli scienziati di Pechino pensano a micro-onde o laser, ma c’è qualche perplessità sul fatto che esse possano essere innocue per l’atmosfera e per l’ambiente terrestre.
Che il business dell’energia spaziale sia una delle poste in gioco più importanti per i programmi di espansione spaziale del prossimo futuro lo dimostra il fatto che anche gli Stati Uniti stanno pensando a un progetto analogo, oggetto di una ricerca del California Institute of Technology. E anche gli scienziati europei, giapponesi e indiani stanno lavorando sul tema. La conquista del sole è una missione tutt’altro che impossibile, ma la Cina è decisamente più vicina.