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 2019  gennaio 11 Venerdì calendario

Aumentano le prostitute

È il mestiere più antico del mondo ma non dimostra né rughe né stanchezza. La crisi non è mai arrivata sui marciapiedi pieni di prostitute che ormai da tempo non chiamiamo più “belle di notte” perché lavorano a pieno ritmo anche di giorno. Sono circa 80mila tra italiane e straniere di ogni età – alcune vittime degli sfruttatori altre della necessità di far soldi – che muovono un giro d’affari di quattro miliardi di euro l’anno. Più o meno quanto i soldi che produce il business del calcio. Nel periodo della crisi economica, secondo il Codacons, il fatturato della prostituzione è cresciuto del 26% e il numero delle lucciole è aumentato del 28%. Nessuno le vuole sotto casa, tutti si dicono disturbati dalla loro presenza e, come nel paesino di Sant’Ilario della Bocca di rosa di De André, spesso le comunità si mobilitano indignate ma ci sono tre milioni di maschi che comprano sesso. Sposati, preti, anziani, malati. Insospettabili che alimentano un fiume carsico di soldi. Niente fattura (eppure ora c’è quella elettronica e basterebbe un clic...) e, quindi, zero tasse. I sindaci si lanciano in ridicole crociate con le solite ordinanze-spauracchio: dalla foto della targa dell’auto che viene recapitata a casa e finisce in mano alle mogli, ai cartelli di divieto fino alla costruzione di barricate. La sindaca Raggi ha superato tutti in creatività: ha proposto corsi per placare i bollenti spiriti dei clienti. Ha ottenuto solo sfottò. La verità è che non cambia nulla. Le prostitute si spostano di qualche metro senza contraccolpi sugli incassi. In Parlamento riposano in pace 12 disegni di legge per regolamentare la professione e tra le stesse donne molte chiedono più trasparenza. Efe Bal, la trans più famosa d’Italia, da anni si batte con spogliarelli di protesta per poter pagare le tasse. Cinquant’anni fa la legge Merlin ha chiuso le case di tolleranza creando un paradosso tutto italiano: non è illegale prostituirsi, ma è reato lo sfruttamento della prostituzione. In mezzo secolo le nostre strade si sono trasformate in bordelli en plein air. Senza controlli né sanitari né fiscali. Grazie al web sono aumentate le prostitute che lavorano in casa. Si chiamano escort e le loro prestazioni sono molto più care. Esercitano anche tante minorenni e la cronaca ci consegna storie di ragazzine che si vendono per comprare la borsa griffata. Un’Italia divisa da reddito di cittadinanza, lavoro, tasse, immigrati ma unita dalle strade a luci rosse che, in fondo, nessuno vuole davvero spegnere. Per ipocrisia. O per convenienza.