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 2018  dicembre 12 Mercoledì calendario

Il business dei gilet: su Amazon i prezzi volano

In teoria è obbligatorio averne almeno uno in auto, pronto all’uso in caso di incidente o guasto. Eppure i giubbotti catarifrangenti in Francia stanno andando a ruba. Che la rivolta dei gilets jaunes abbia convinto anche i furbetti a mettersi in regola? Forse. Fatto sta che, ideali a parte, produttori e rivenditori ringraziano. Nemmeno lo stilista Karl Lagerfeld, che nel 2008 posò con la giacca salvavita per sensibilizzare sulla sicurezza stradale, aveva potuto tanto. L’emittente francese BfmTv ha calcolato che il prezzo medio dei gilet su Amazon è cresciuto del 22 per cento tra il 1° e il 30 novembre. Lo spartiacque è il 17 novembre, il primo giorno di mobilitazione dei cittadini furiosi con il presidente Emmanuel Macron e con il suo (naufragato) rincaro dei carburanti.
BfmTv ha preso in considerazione i cinque modelli più venduti sul sito di e-commerce (di cui uno, nel frattempo, è già esaurito). L’incremento dei prezzi va dal 7 al 48 per cento, a seconda del marchio. Ce n’è per tutte le tasche: alcuni costano meno di un euro (0,73 centesimi), altri più di 8. Tra i commenti ai modelli più cliccati c’è chi tenta una contrattazione: «Se te ne compro 100 o di più tutti insieme che prezzo mi fate?», «Vi facciamo uno sconto, saremo felici di servirvi». (Altri la buttano sull’ironia: «Posso bruciare impunemente un edificio pubblico indossando questo giubbotto?», scrive un utente). L’aumento dei prezzi su Amazon è automatico: è il meccanismo della tariffazione dinamica, per cui più un articolo è ricercato, più l’algoritmo ne fa salire il costo. A produrre gli indumenti sono quasi sempre ditte cinesi: Lumiereholic, Femor, Fesoar, Aykmr sono tutti brand made in China, con sede a Shenzen, Jinhua, Luoyang. Tra i primi articoli che compaiono sulla piattaforma se si tenta di acquistare un gilet jaune, solo un modello è riconducibile a un produttore francese, dell’hinterland parigino.
Ma anche i negozi fisici sono presi d’assalto. Come i punti vendita del gruppo Norauto: quello di Brest, in Bretagna, ha spiegato ai media francesi che «tutti i giubbotti gialli sono spariti». «Normalmente ne vendiamo 4 o 5 a settimana, invece settimana scorsa ne abbiamo venduti una settantina, non ne avevamo più in negozio»,
ha spiegato il gestore al sito bretone Le Télégramme Soir, aggiungendo che «lo stesso è accaduto in tutti i Norauto della Francia». Copione identico alla catena France Sécurité, che vende sia a privati sia agli addetti ai lavori. «Tutte le nostre scorte sono finite in una mattinata – hanno raccontato i titolari -. Due persone sono arrivate e hanno portato via tutto lo stock». Direzione: i depositi petroliferi di Brest bloccati dai manifestanti. A Parigi Decathlon è riuscita a tenere botta alla domanda grazie ai magazzini super riforniti: l’articolo, di solito, va a ruba tra i ciclisti.
Il business, insomma, è assicurato. Tanto che c’è chi tenta di approfittarne per fare qualche piccolo affare. Didier Houët, sostenitore della mobilitazione che sta scuotendo la Francia, insieme ai figli ha realizzato dei portachiavi a forma di gilet giallo con la stampante 3D. Poteva diventare il regalo di Natale perfetto per gli anti-macroniani. Se non che l’autore del disegno, un manifestante dell’Aude, ha vietato lo sfruttamento commerciale del simbolo. Il business va bene, ma fino a un certo punto.