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 2018  dicembre 11 Martedì calendario

Sulle nostre panchine il mister è tricolore

«Io sono un autarchico», non è più solo il monito del Nanni – Moretti giovane (film del 1976) ma quello della categoria allenatori made in Italy (collezione 2018-2019). Le panchine ultramobili della Serie A hanno fatto l’ultimo giro di boa la scorsa settimana, e sulla ruota di Genoa è uscito di scena il croato Ivan Juric ed è subentrato l’ex ct azzurro Cesare Prandelli. Così dopo un decennio, era la stagione calcistica 20072008, tutto il nostro campionato è guidato esclusivamente da tecnici italiani, e tutti rigorosamente “laureati” alla prestigiosa e storica Università del calcio di Coverciano. Pertanto, se in campo passa ancora, e tanto, lo straniero (60,4% calciatori stranieri schierati, punta massima registrata in avvio di stagione) la panchina invece si ammanta di tricolore, con soddisfazione, moderata, del capo dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri. «Quello di 20 su 20 allenatori italiani alla guida dei nostri club è sicuramente un dato importante e che fa piacere, ma ormai anche all’estero ci sono ottimi tecnici e il livello si è alzato un po’ dappertutto. I nostri allenatori, sicuramente si adattano meglio un po’ ovunque, perché nascono e crescono in una palestra come la Serie A che tatticamente è la più difficile del mondo – spiega Ulivieri –. Da noi non c’è un allenatore che giochi con lo stesso modulo e soprattutto ne cambiano “7mila” a campionato o a partita in corso, e questo al tecnico straniero che arriva in Italia gli complica terribilmente la vita, lo manda in crisi e poi scatta l’esonero». Prima di Juric, all’Udinese si era arreso anche lo spagnolo Julio Velasco. Tranne il nome, omonimo del grande guru della pallavolo azzurra e mondiale, l’ex trainer dell’Alcorcón non ha lasciato tracce del suo passaggio in ombra in Friuli. È anche vero però che da noi, l’ultimo allenatore capace di compiere un’impresa straordinaria e ancora ineguagliata come il “triplete” (scudetto, Coppa Italia e Champions) è stato un certo José Mourinho da Setúbal (Portogallo). «Beh stiamo parlando di uno dei più bravi allenatori ancora in circolazione – continua Ulivieri – Anche se io Mourinho lo metto sullo stesso piano di Guardiola, Klopp e dei nostri Allegri, Sarri, Ancelotti, Spalletti e Gasperini. Questi rappresentano il top della categoria a livello internazionale». Allegri e Gasperini ancora non hanno risposto alle sirene dei club stranieri. Spalletti sì, e l’unico titolo nazionale (due di fila dal 2010 al 2012) lo ha vinto in Russia con lo Zenit San Pietroburgo. Ancelotti è il nostro recordman. Dieci anni fa, nell’ultima Serie A dalle panchine esclusivamente nazionali, il Carletto italico era alla guida del Milan (che portò sul tetto del mondo nel 2007), ora è tornato per allenare il Napoli dopo aver vinto lo scudetto in Inghilterra (Chelsea) in Francia (Psg) in Germania (Bayern Monaco), mentre in Spagna con il Real Madrid ha conquistato la Champions 2013-2014 e il titolo intercontinentale. Sarri ha appena iniziato l’avventura in quel Chelsea in cui Ancelotti prima e Antonio Conte poi hanno lasciato la loro firma sull’almanacco della Premier League.
Nel massimo torneo inglese lo “stranierificio” in campo sfiora il 68% dei tesserati e anche le panchine delle prime sei formazioni in classifica sono occupate da altrettanti allenatori non britannici. Il Liverpool capolista è nelle mani del tede- sco Klopp, il Manchester City dell’ex allievo di Mazzone a Brescia, il catalano Pep Guardiola, il Tottenham lo guida l’uomo di Murphy (Argentina) Mauricio Pochettino, mentre il Chelsea di Abramovich come detto si è affidato a Maurizio Sarri, l’Arsenal all’altro spagnolo Unai Emery e lo United allo “Special One” Mourinho. Cinque allenatori dell’attuale Serie A (Mazzarri, Ancelotti, Spalletti, Gasperini e Prandelli) c’erano anche nella stagione 2007-2008 e all’inizio di questo campionato un quarto dei tecnici risultava di origine toscana: Allegri, Mazzarri, Spalletti, Andreazzoli (esonerato dall’Empoli al suo posto Iachini) e Semplici. L’enclave calcistico fiorentino di Coverciano è più vicino, anche per affinità elettive, ai mister di Toscana e gli invidiosi parlano di piccola “lobby”. Ulivieri non solo è il n.1 degli allenatori, ma anche un toscano doc, pisano di San Miniato. «La lobby toscana fa ridere su – dice Renzaccio con la voce un po’ roca e l’accento tosco marcato – Sono cicli, c’è stato il periodo dei sudisti, poi dei veneti ora è semplicemente il tempo di una maggiore rappresentanza toscana. Però nel nostro mestiere vi assicuro che vai avanti solo se meriti. I raccomandati nel calcio non esistono o se ci sono hanno vita breve perché i risultati parlano da soli – continua Ulivieri –. Coverciano comunque resta una scuola riconosciuta a livello mondiale. Da qui, per prendere il patentino di allenatore sono passati fuoriclasse come Batistuta, tanti ex calciatori di tutta Europa, ma anche africani. E poi da un po’ andiamo in Cina a tenere corsi per allenatori e lì come ct hanno voluto il nostro Marcello Lippi». La panchina girevole e giramondo all’italiana tira sul mercato globale del pallone e di solito funziona anche. Intanto giovani mister crescono. In Serie A il più talentuoso e pronto per il grande salto si segnala Roberto De Zerbi che siede sulla panchina del Sassuolo da dove hanno spiccato il volo Allegri (prossimo alla conquista del 5° scudetto di fila con la Juventus) e Eusebio Di Francesco ora alla Roma. In Serie B stanno facendo la loro buona gavetta due campioni del mondo del 2006: Alessandro Nesta che guida un Perugia giovane e ambizioso e Fabio Grosso che è chiamato a riportare in Serie A l’Hellas Verona. Dunque, la scuola italica degli allenatori funziona a gonfie vele, adesso però, per un cambio di passo di tutto il movimento per Ulivieri servono «più giovani italiani in campo. E non è un discorso di patriottismo calcistico – conclude il presidente dell’Assoallenatori –. Schierare giovani italiani è dimostrato che consente di ottenere risultati importanti sul campo. Il Milan di Gattuso con i vari Donnarumma, Calabria, Cutrone... mi pare che nel 2018 abbia fatto 65 punti, è secondo solo alla Juve di Allegri. Io spero che piano piano un po’ tutti i club della Serie A dopo aver scelto il tecnico italiano comincino a scommettere sempre più sui ragazzi dei nostri vivai, lanciandoli presto per farli crescere in fretta».