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 2018  dicembre 11 Martedì calendario

«Le gemelle manipolate sono solo l’inizio»

Sotto il profilo etico il passo è stato fatto». «E avrà inevitabilmente delle conseguenze». Parola di Luigi Naldini, direttore del San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy, il Tiget, commentando la clamorosa manipolazione del Dna di due gemelle, realizzato dal biologo cinese He Jiankui. «Credo però che, anche se si decidesse di andare avanti, ulteriori applicazioni dell’editing su cellule della linea germinale (sperma, ovuli o embrioni allo stadio iniziale) non sarà così immediato, perché sussistono ancora importanti barriere tecnologiche».
Come funziona la tecnica?
«Per arrivare sul bersaglio il complesso Crispr/Cas sfrutta una molecola di Rna, l’acido ribonucleico, come guida: il Crispr Rna, complementare al frammento di Dna che si vuole eliminare, riconosce quest’ultimo. E quindi può entrare in azione l’enzima Cas9 che taglia il Dna, come un bisturi di precisione».
La tecnica può causare danni, come riarrangiamenti, delezioni o inserzioni in punti diversi dal bersaglio?
«È questo uno degli aspetti più importanti per la sicurezza, quello di tagliare il Dna anche in siti non voluti, i cosiddetti “off target”. Disegnando in modo accurato la strategia, però, si può arrivare a tagliare il sito-bersaglio con grande precisione. Per ciascuna applicazione si testano empiricamente le varie “guide” Crispr e si scartano quelle che agiscono anche su più “off target”. I tagli accidentali “off target”, la cui rilevanza in termini di rischio non è nota a priori, non si possono escludere».
Che cosa comporta un’inattivazione di Ccr5 sugli embrioni umani, come quella realizzata sulle gemelle?
«Eliminare Ccr5 significa privare l’organismo della funzione biologica di questo gene nell’immunità, con alcuni svantaggi rispetto alla protezione da certi agenti infettivi. E, infine, non è certo questa la strategia preferibile per evitare l’infezione da Hiv».
He ha dichiarato che i suoi dati sono a disposizione e in via di pubblicazione. Che cosa pensa di questa scelta?
«Ho delle riserve su una pubblicazione in forma convenzionale. I dati sono stati ottenuti contravvenendo alle regole e alle indicazioni di moratoria sospensiva degli esperimenti di editing della linea germinale espresse pressoché unanimemente dagli scienziati, in violazione di molte norme etiche e metodologiche. Non possiamo validare un operato che va invece stigmatizzato». 
I dati verranno verificati?
«Certo, presumibilmente da un comitato. Sarà abbastanza semplice, ottenuto il campione del Dna, vedere se c’è stato l’editing. Poi si possono immaginare test più complessi, come verificare la resistenza al virus dei linfociti».
È vero che manca la dimostrazione che interferire con il genoma di un embrione non causi possibili danni alla persona futura?
«La ricerca deve procedere con prudenza, lavorando sulle cellule somatiche. È così che possiamo validare la tecnica, dimostrandone la sicurezza e precisione. Nel frattempo deve continuare il dibattito a livello sociale, se vogliamo aprire la porta all’editing genetico della linea germinale, rendendo così i cambiamenti ereditabili dalla prole. Anche perché un conto è inattivare un gene, ma convertirne una versione malfunzionante in una funzionante, correggende o sostituendolo il gene stesso, che è il vero obiettivo dell’editing, è molto più difficile da realizzare sugli embrioni». 
Che cosa dovrà fare la comunità scientifica per evitare abusi sull’editing?
«Questa ha già espresso indicazioni unanimi su quando e come procedere. Naturalmente non spetta agli scienziati l’ultima decisione. Il confronto deve svilupparsi per arrivare ai legislatori».
Dove si concentra ora la ricerca?
«Su applicazioni terapeutiche rivolte a trattare malattie genetiche (come immunodeficienze congenite, anemia falciforme e distrofia muscolare) o acquisite (alcuni tipi di tumore), editando cellule somatiche del paziente. La modificazione genetica, quindi, resta confinata a un solo individuo. Alcuni ricercatori, poi, lavorano sui precursori delle cellule germinali: gli spermatogoni potrebbero essere corretti in vitro e trapiantati nei testicoli o fatti differenziare nei gameti stessi, da usare per la fecondazione in vitro. La manipolazione di queste cellule potrebbe dare più garanzie».