Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  dicembre 11 Martedì calendario

Tra liti e razzismo “Il buio oltre la siepe” infiamma Broadway

NEW YORK L’America ha ancora bisogno di Atticus Finch. E corre a cercarlo a teatro: 58 anni e 40 milioni di copie vendute dopo il successo editoriale di To kill a mockingbird. Quel Buio oltre la siepe che Harper Lee pubblicò nel 1960 denunciando il razzismo di una cittadina dell’Alabama che le valse la fama: e il Pulitzer. Quella storia di bigotteria e violenza approda a Broadway nel primo adattamento del testo: uno spettacolo con Jeff Daniels, firmato dal più amato sceneggiatore di Hollywood, Aaron Sorkin. Una bella sfida per l’autore che vinse l’Oscar raccontando gli esordi di Mark Zuckerberg in The Social Network e la vita del fondatore di Apple in Steve Jobs. E non solo perché il libro della scrittrice scomparsa nel 2016 a 89 anni (il controverso sequel Va’, metti una sentinella è apparso solo nel 2015) è stato recentemente incoronato da un sondaggio di Pbs come il più amato d’America. Quel racconto che Barack Obama ha più volte definito «il più importante della mia vita», nell’America di Donald Trump dove Ku Klux Klan e suprematisti bianchi sono tornati a alzare la testa «è ancora tristemente attuale»: lo dice lo stesso Sorkin in un articolo da lui firmato sul New York Magazine. Lo spettacolo debutta ufficialmente il 13 dicembre: ma allo Shubert Theatre, il teatro sulla 44ª strada, le preview si susseguono dal 1° novembre e ogni sera la fila per entrare fa il giro dell’isolato. Una volta dentro non resta libera nemmeno una delle 1460 poltrone rosse. Marina Konigsberg, 74 anni, ha portato le nipoti di 12 e 15 anni: «Fu il libro più importante della mia giovinezza» ti dice. «È una storia tosta che spero imparino ad amare anche le ragazze». E c’è davvero un pubblico di ogni età a godersi lo spettacolo che ha già fatto il “boom” d’incassi milionari registrando il tutto esaurito per i prossimi mesi. Sfido. A firmare la messa in scena sono le migliori menti teatrali del momento. Il produttore è Scott Rudin, uno dei pochi ad aver vinto Emmy, Grammy, Oscar e Tony con produzioni che vanno da Non è un paese per vecchi a Truman Show, da The Book of Mormon a Hello, Dolly! e che dopo anni di tentativi nel 2016 è riuscito a ottenere i diritti per portare a teatro il racconto. È stato lui a chiamare Sorkin: chiedendogli di restare fedele al testo originale dando però nuova profondità ai personaggi. La regia sorprendente – gli attori si muovono fra pochi elementi che manovrati con sapienza trasformano la scena – è firmata da Bartlett Sher: vincitore di un Tony, l’Oscar del teatro, con South Pacific. E nei panni nobili di Atticus Finch, che nel 1962 furono indossati da Gregory Peck nel film da Oscar girato dopo il successo del romanzo, un azzeccato Jeff Daniels: che, nato in Georgia, sfoggia un autentico accento del Sud. Ma a chi gli chiede se Atticus è il personaggio più importante della sua carriera lui che fu lanciato da Milos Forman in Ragtime ma non ha mai disdegnato titoli commerciali risponde che «l’apice è piuttosto l’Harry Dunne di Scemo e più scemo ». Peccato che parte del successo sia legato alla pubblicità causata dalla diatriba con la Fondazione Harper Lee che ha tentato di bloccare la produzione.
Nonostante la scrittrice avesse approvato Sorkin come sceneggiatore, la direttrice della fondazione Tonja Carter – controversa avvocatessa che spinse per pubblicare Va’, metti una sentinella quando Lee era ormai troppo anziana per occuparsene – dopo aver letto la sceneggiatura ad agosto ha denunciato in tribunale gli autori accusandoli di «aver tradito lo spirito del libro». A irritarla scelte come quella di usare adulti per interpretare i bambini protagonisti: attori in abiti infantili che recitano come se raccontassero, sul filo della memoria, un remoto passato.
E soprattutto il ruolo ampliato dei due protagonisti afroamericani: Tom, l’innocente che verrà condannato per lo stupro di una ragazza bianca in realtà vittima del padre alcolizzato. E Calpurnia, la domestica che nel romanzo è una figura marginale ma a teatro, interpretata da LaTanya Richardson Jackson, apre gli occhi a Finch: trasformandolo nell’eroe che tutti conosciamo in un percorso di crescita che si svolge in scena. «Voi odiate il romanzo» aveva accusato Carter. Ma la diatriba che sembrava già destinata a trasformarsi nel processo del secolo – con un giudice chiamato a stabilire in cosa consista “lo spirito” del romanzo più amato d’America e se sia “interpretabile nel tempo” – con il rischio che la compagnia venisse chiamata a recitare in tribunale, si è risolta a settembre.Con un accordo trovato in fretta dopo la denuncia del produttore contro Carter, dove s’insinuava che essere agente, avvocato, esecutore testamentario e responsabile delle carte di Harper Lee non fosse del tutto legale. Ha accettato l’ultima versione della sceneggiatura? «Non abbiamo saputo più niente di lei» dice Aaron Sorkin a Cbs: «Ma ha chiesto 30 biglietti per la prima».