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 2018  dicembre 10 Lunedì calendario

Little Foot, una nuova specie di primi umani

Se è vero che la storia è scritta, è anche vero che le scoperte possono cambiare le carte in tavola. Il fossile di Little Foot è una di quelle scoperte che ribaltano la ricerca sulle nostre origini. Se fino a oggi Lucy è stato il più antico ominide mai ritrovato, questo fossile sconvolge tutto e rimescola il mazzo. Il ritrovamento è qualcosa di inimmaginabile: si tratta, infatti, del più antico australopiteco scoperto finora. Pare si tratti di una femmina, perché le dimensioni delle ossa suggeriscono che lo sia. È alta 130 cm e ha le gambe più lunghe delle braccia, come gli esseri umani moderni. Si chiama Little Foot perché ha i piedi piccolini. L’hanno tirata fuori delicatamente dalla roccia, pezzo dopo pezzo. E ha 3,67 milioni di anni. Il fossile era stato scoperto più di 20 anni fa. Quindi, Little Foot non è cosa nuova. Ma quanto emerso dopo due decenni di ricerca, sta svelando importanti segreti sull’evoluzione umana. Intanto, lo scheletro di Little Foot è straordinariamente completo. «È quasi un miracolo che sia uscito intatto», ha detto Robin Crompton, biologo muscoloscheletrico all’Università di Liverpool. Lo scheletro è stato riscostruito quasi interamente, per il 90%. Lucy, invece, è stata ricostruita solo per il 40%. Scoperto nella culla dell’umanità in Sud Africa, Little Foot è il più completo fossile di Australopithecus mai trovato. Little Foot potrebbe anche essere stata una dei primi esseri viventi a camminare come noi. Le gambe più lunghe delle braccia suggeriscono che Little Foot era adatta a camminare eretta, a differenza di altri Australopitechi. La sua anatomia suggerisce che avrebbe dovuto lottare per trasportare oggetti, mentre camminava su due piedi cosa problematica per gli scimpanzé. Le ossa e i denti del cranio sono così insoliti che Clarke e il suo team l’hanno classificata come nuova specie, ben diversa da A. Africanus. E sono nate delle polemiche. Ma vediamo un po’ come è stata scoperta questa nostra antenata. Ronald Clarke è un paleoantropologo dell’Università del Witwatersrand (Wits University) a Johannesburg, in Sud Africa. Nel 1994 Clark era nelle grotte africane di Sterkfontein e stava osservando delle scatole di fossili. A un certo punto, si era accorto che alcune ossa appartenevano a un ominide estremamente primitivo. Aveva capito che queste ossa appartenevano a una specie di ominidi, somiglianti alle scimmie che, erano presenti in Africa prima che il genere Homo facesse la sua comparsa. Si trattava di Australopithecus, diffusa nel continente africano circa tra 4 milioni e 2 milioni di anni fa. Clarke, insieme al suo team di ricerca, ha poi trovato diverse altre ossa nelle rocce delle grotte di Sterkfontein. Usando martelli e scalpelli, i ricercatori sono riusciti a portare alla luce l’intero scheletro di Little Foot. Ci hanno messo quasi due decenni a tirarla fuori dalla roccia. Un lavoro molto difficile e delicato, perché l’osso fossilizzato era molto più morbido rispetto alla roccia che lo inglobava. E così, alla fine del 2017, i paleoantropologi sono riusciti ad estrarre abbastanza ossa per ricomporre lo scheletro. Dopo un anno di studio, a partire dal 29 novembre di quest’anno, il team di Clarke ha pubblicato in successione i risultati della sua ricerca: in totale, per ora, si tratta di 5 documenti su bioRxiv. Sono riusciti anche a scoprire che Little Foot aveva avuto un infortunio. L’ultimo paper è stato pubblicato il 5 dicembre. Altri documenti saranno pubblicati sul Journal of Human Evolution. Probabilmente, abbiamo scoperto una specie completamente nuova di «primi umani», ma dobbiamo aspettare il seguito delle pubblicazioni per fare «all in».