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 2018  dicembre 10 Lunedì calendario

Qualcuno ha visto la ministra Trenta?

Una, nessuna, Trenta, centomila. Difficile andare appresso alle tante facce della ministra della Difesa. Un giorno ti svegli e la trovi che canta su Radio Rock la canzone pacifista di Gianni Morandi, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Poi ecco che Elisabetta cambia pelle e si fa seria, incontra dolente la sorella di Stefano Cucchi, chiede scusa alla famiglia Cervia a nome dello Stato per non aver saputo indagare sulla scomparsa del loro Davide, tanti anni fa. Invoca una commissione d’inchiesta sulla tragica fine dell’alpino Roberto Garro. Non passa giorno senza che il suo bravo e solerte portavoce, Rubei, cui concederà sì e no una settimana di ferie all’anno, tempesti i giornalisti di messaggi WhatsApp sull’ultima trovata della ministra grillina, che è nata a Velletri, terra di uve e di carciofi alla brace, dove fa politica anche il fratello Paolo, nel Movimento Cinquestelle dagli inizi. La camaleontica titolare della Difesa un dì si fa ferro e un altro piuma. Apre la strada per la prima volta al riconoscimento dei sindacati nelle forze armate, ma poi taglia senza pietà i cappellani militari per aggiustare il bilancio e annuncia che non comprerà più nemmeno un F35, per la gioia dell’Isis e di tutti quelli che in qualche caverna staranno meditando sul jihad. La ministra che viene dai Castelli Romani è passata velocemente dalla sagra del vino alla parata dei Fori imperiali a bordo della Flaminia presidenziale. Un tempo si emozionava per l’infiorata di Genzano, ora va in brodo di giuggiole quando rombano in cielo le Frecce Tricolori. Quest’estate voleva cambiare le regole della missione Sophia, l’operazione internazionale di salvataggio dei migranti sulle navi militari: che ruotino i porti in tutta Europa, non può essere solo l’Italia l’attracco esclusivo, ha annunciato. Peccato, però, che non l’abbia ascoltata nessuno. La missione Sophia è appena stata prorogata di 3 mesi e il ruggito di Elisabetta si è rivelato un guaito. Anziché battere in ritirata, o puntare i pugni sul tavolo, l’inquilina di Palazzo Baracchini ha deciso quindi di cambiare mira e di concentrarsi maggiormente su altro, dal dossier sull’uranio impoverito alla cura dei militari: «D’ora in poi i soldati in sovrappeso non dovranno più vergognarsi», ha sentenziato la capitana di complemento. «Bisogna aiutare chi soffre di questa patologia».

BUONI PROPOSITI
La ricetta ministeriale prevede dieta e sedute dallo psicologo, del resto un cavallo di battaglia del M5S è la tassa sulle bibite gassate, finora rimasta al palo, come tanti provvedimenti sbandierati dai grillini in campagna elettorale. Elisabetta, comunque, ci prova. È competente. Ha un curriculum che in confronto a quello del premier Conte è robetta. Il problema è che non concretizza. Si chiama Trenta ma non fa mai trentuno. Prendiamo il caso degli spot per celebrare le forze armate il 4 novembre. La ministra li voleva il più possibile realistici, scenari di guerra con i nostri soldati impegnati nelle aree di crisi, dicono avesse scelto personalmente le immagini da mandare in tv, ma il governo gialloverde glieli ha cassati e ha imposto i suoi filmati dando materia all’opposizione: che umiliazione, la titolare della Difesa costretta a mettersi sull’attenti e a dire signorsì a un sottosegretario, per giunta del suo stesso partito. Lei, però, anche stavolta ha abbozzato, alla guerra (interna) preferisce di gran lunga la pace e se qualche cattivone si mette di traverso, pazienza. Trenta non polemizza quasi mai. Non attacca per prima e, se proprio deve, risponde a voce bassa, sussurrando. La sua parola d’ordine è ?resilienza?. Sarà che bazzica da tempo caserme e ambienti militari, ma la riservatezza è una sua qualità che finora le ha impedito di collezionare gaffe e le ha permesso di distinguersi dagli altri pentastellati al governo. Il dramma è che sono passati più di sei mesi dall’insediamento, ma non si sa praticamente nulla di cosa intenda fare in tema di Difesa. La Nato ci chiede d’investire il 2% del Pil nella spesa militare, mentre noi siamo fermi al 1,2 e non ci schiodiamo da lì. A livello mediatico e politico, poi, la ministra M5S è schiacciata dal collega dell’Interno Salvini, che invece in termini di sicurezza non perde giorno per dire (e fare) la sua, al punto che per i non addetti ai lavori perfino i carabinieri e le forze armate sarebbero competenza del Viminale.

GENERALI E PREGHIERE
Insomma, della Trenta e delle sue azioni si è parlato soprattutto a causa del presunto conflitto d’interessi del marito capitano dell’Esercito il quale è stato trasferito ad altro incarico appena la moglie ha preso possesso dell’ufficio di via XX Settembre. Poi qualche annuncio spot tipo: «Stringerò la mano alla prima donna italiana che diventerà generale». Che uno dice: bellissimo, finalmente. Quando è la cerimonia? «Tra dieci anni». Fortuna che un recente sondaggio tra i militari premia l’attuale titolare della Difesa rispetto alla Pd Roberta Pinotti, che l’ha preceduta: sarà anche un ministro ?di nicchia?, con scarsa visibilità all’esterno, affermano i soldati intervistati, ma «ha una dimensione materna che ispira fiducia». Non manca chi si fa prendere da un entusiasmo quasi messianico, come Antonio: «La Trenta è la risposta alle numerose preghiere d’aiuto che molti di noi hanno fatto al Signore Gesù». Se ne ricordino a Palazzo Chigi se faranno il rimpasto di governo: per il castigo divino è un attimo.