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 2018  novembre 21 Mercoledì calendario

Biografia di Pippo Marra

Pippo Marra (Giuseppe Pasquale M.), nato a Castelsilano (Crotone) il 21 novembre 1936 (82 anni). Giornalista. Proprietario, editore e direttore dell’agenzia di stampa AdnKronos. «Ultimo editore puro sulle orme di Arnoldo Mondadori, Angelo Rizzoli ed Edilio Rusconi. “Amo l’odore dell’inchiostro. […] A me la notizia provoca ancora un orgasmo”» (Stefano Lorenzetto) • Il padre, Ignazio Marra, partì «nel 1909 da Castelsilano per andare a cercar fortuna negli Stati Uniti. Ritornò al suo paesello sulla Sila, dove anch’io sono nato, dopo 30 anni. Era diventato cittadino americano e aveva contribuito alla creazione di una fabbrica di legname in California. […] Ancor oggi ricevo i dividendi delle sue azioni». Appassionato di giornalismo sin da ragazzo («Cominciai a scrivere sui giornaletti del mio liceo a Crotone»), debuttò sulla carta stampata come corrispondente dalla Calabria del cattolico Il Quotidiano, allora diretto da Nino Badano (1911-1991), per diventare poi professionista nel 1965, assunto al napoletano Roma da Alberto Giovannini. «Tutto inizia alla fine degli anni ’50, quando Marra, anziché raggiungere suo padre in America, sbarca a Roma. Comincia subito a frequentare gli ambienti giusti. […] Così, in contemporanea, fa il praticante giornalista al Secolo d’Italia, diventando in breve il pupillo del segretario missino dell’epoca Arturo Michelini, e intraprende una fitta attività di public relations con alcuni dei capitani d’industria più influenti. Diventa "intimo" soprattutto di alcuni boss della chimica: da Eugenio Cefis a Giuseppe Garofano, allora dirigente della Sir. E, attraverso quest’inconsueto passaggio industriale, entra in contatto con la famiglia Bracco, che all’epoca è la numero uno della farmaceutica ma possiede anche l’AdnKronos. Questa a sua volta è una piccola agenzia di notizie nata pochi anni prima dalla fusione fra la fanfaniana Adn (Agenzia di notizie) e la socialista Kronos. Primo direttore dopo la fusione è il segretario di Nenni, Andrea Cicala, e questo dice tutto sul piatto della bilancia verso cui pende la neonata agenzia: un orientamento politico che non abbandonerà mai nei trent’anni successivi. Il giovane Marra, forte dell’amicizia con i Bracco, entra nel 1964 all’AdnKronos come archivista fotografo. Un ruolo che fin dall’inizio gli sta strettissimo. Continua ed estende infatti la sua fitta rete parallela di amicizie e contatti, compreso ovviamente quello con la famiglia Bracco, dalla quale alla fine, nel gennaio ’78, compra una quota azionaria» (Eugenio Occorsio). «“Avevo già contribuito a trasformare l’agenzia”. Come? “Acquisendo telescriventi dagli uffici postali che le dismettevano. Prima che intervenissi io, la diffusione delle news avveniva col ciclostile. E comunque, oltre che giornalista, nel frattempo ero stato promotore turistico nei Paesi scandinavi e successivamente consulente editoriale di Cefis alla Montedison”. I soldi per acquisire l’agenzia dove li prese? “Una parte vendendo le azioni di un’industria di legname che mio padre aveva fondato quando era emigrato in America, e una parte ce la mise il mio socio e fraterno amico Parrini, grande distributore di quotidiani”» (Vittorio Zincone). «È una scalata: nel ’78 ne diventa comproprietario, nel ’90 azionista unico» (Paolo Conti). «Ha dato retta a Enrico Cuccia, defunto proprietario del tavolo fratino lungo 9 metri che oggi troneggia nel suo ufficio: “Accompagnavo Eugenio Cefis o Francesco Cossiga in quel convento che era la Mediobanca. Il direttore Vincenzo Maranghi e io ci fermavamo sulla soglia, loro si chiudevano dentro a parlare di Sant’Agostino. All’uscita, accompagnandoci all’ascensore, Cuccia si girava verso di me: ‘Marra, detiene sempre il 99 per cento? Giusta maggioranza’”. Oggi la Gmc (Giuseppe Marra Communications) e il suo Palazzo dell’Informazione, 6 piani nel cuore di Roma, a Trastevere, è una galassia di società multimediali che sfornano notiziari tematici (comunicazione, salute, cultura), libri, piattaforme web e telegiornali. Ma il core business resta l’agenzia di stampa. […] I suoi terminali hanno battuto con largo anticipo l’arresto del cardiochirurgo Carlo Marcelletti, così come era accaduto in passato per la liberazione del generale James Lee Dozier rapito dalle Br, per la guerra del Golfo, per l’uccisione di Giovanni Falcone, per la morte di Gianni Agnelli. “‘L’AdnKronos è la più americana’, esclamò l’Avvocato mentre ero a colazione da lui a corso Marconi”, rivela compiaciuto l’editore. Una vocazione rafforzatasi con l’Aki (Adnkronos International), agenzia trilingue […] tra i siti d’informazione in lingua araba più letti nel mondo. Ci lavorano redattori di origine inglese, singaporiana, cilena, australiana e persino stagiste irachene. […] Risultato: 1.600 fra giornali e tv, incluse la Cnn e la Bbc, hanno dovuto riprendere dall’Aki l’assassinio di Benazir Bhutto rivendicato da Al Qaeda. Mentre il pianeta Terra compie un giro sul proprio asse, Pippo Marra ne ha già fatto uno e mezzo e lo precede: primo a trasmettere su internet; primo a stringere partnership con la Xinhua e la Dpa, le uniche agenzie di stampa esistenti in Cina e in Germania (“Con la Nuova Cina fu facile, perché a Pechino si ricordavano ancora di una visita di Nenni”); primo a entrare in società fin dal 1990 con Bill Gates (“Ci misi un miliardino, io manco sapevo che cosa fosse un computer mentre lui mi confidò che avrebbe voluto comprarsi la rete”); primo a scrivere che l’elettroencefalogramma di Karol Wojtyla era piatto (“La Santa Sede smentì per dovere d’ufficio, ma la notizia era vera: ce la copiò persino la Tass”). Non è facile fare scoop in Vaticano. “Eppure il nostro colpo mondiale l’abbiamo messo a segno proprio lì: la foto esclusiva di Ali Agca che spara a Giovanni Paolo II”» (Lorenzetto). «“È lo scoop di cui vado più fiero”. L’ha ottenuto grazie agli amici in Vaticano? […] “Le fonti sono riservate. Ma… sì, ho sempre avuto buoni rapporti con il Vaticano. Ho anche avuto una zia missionaria”» (Zincone). Dal 1991 la AdnKronos pubblica ogni anno, e con gran successo, Il libro dei fatti, edizione italiana dello statunitense The World Almanac and Book of Facts, oggi disponibile anche in versione digitale. «Ci sono due tomi che un uomo saggio e informato dovrebbe tenere sul comodino: la Bibbia, la cui lettura giova anche a un laico, stoico, deista come me, e Il libro dei fatti, la gemma più voluminosa e preziosa dell’AdnKronos. […] Si può vivere senza moglie, senza amante, senza televisione, senza computer, senza cellulare, senza frigorifero, senza lavastoviglie, senza doccia, senza aspirina e Viagra, ma non senza questo formidabile strumento di consultazione. Uno strumento di lavoro e di ricerca, di confronto, che vi rende più facile la vita, il lavoro, perfino l’ozio. È una cornucopia di date, dati, cartine, diagrammi, statistiche, riferimenti, richiami, biografie liofilizzate, ma esaustive, le più difficili da confezionare. […] Tenetelo sempre con voi, come un breviario, e consultatelo più spesso possibile. Vi sfido, e con me vi sfida Marra, a trovare un errore, un’omissione, una lacuna o lacunetta. Non ci riuscirebbe nemmeno il più pedante esegeta benedettino» (Roberto Gervaso) • «AdnKronos è la gallina dalle uova d’oro di Pippo Marra, singolare figura di editore puro: 86 giornalisti che nel 2014 hanno prodotto un fatturato da 20,7 milioni, metà dei quali da convenzioni col governo. Un bilancio in sostanziale pareggio che ha contribuito ai 300 mila euro di utili della holding Gmc» (Marco Palombi). «Un autentico gruppo dell’informazione. All’apice della piramide c’è la Gmc spa di Pippo Marra, che controlla la AdnKronos spa. Dalla “casa madre”, poi, dipendono le altre società: AdnKronos Comunicazione srl, AdnKronos International srl, Lab Italia srl, Mak-Multimedia AdnKronos srl, AdnKronos Nord-Est srl, AdnKronos Salute srl» (Stefano Sansonetti) • «Quella di Marra è insomma la tipica navigazione da Prima Repubblica nell’arcipelago Dc-Psi: infatti conosce Cossiga così come dopo, ai tempi del Midas, stringe rapporti prima con Claudio Signorile e poi con Bettino Craxi, e così la sua agenzia diventa sempre più marcatamente filo-Psi. In campo scudocrociato avvicina Vincenzo Scotti, la famiglia Leone, poi speranze come Pier Ferdinando Casini o Marco Follini. In quanto all’ex Msi c’è la vecchia guardia, Tatarella in testa. In altri campi familiarizza con Lamberto Dini e sua moglie Donatella, con cui progetta un quotidiano in Costa Rica» (Conti). «Quando ha incontrato la prima volta Cossiga? “Nel 1963, a un matrimonio. Ho smesso di dargli del ‘tu’ nel momento in cui è diventato presidente della Repubblica nel 1985. Sa chi sono stati gli unici ad aver potuto fare gli auguri a Cossiga per il suo ultimo compleanno? […] Gli ex presidenti Ciampi e Scalfaro, il premier Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Paolo Bonaiuti, io e Massimo D’Alema”. D’Alema…? “Il suo primo governo, nel 1998, in pratica è nato a casa mia, in campagna. E posso garantire che non ci fu nessun complotto per fare fuori Prodi. […] Ricorda che durante il voto di fiducia al governo Prodi, il 9 ottobre 1998, a un certo punto il presidente della Camera, Luciano Violante, chiese al premier se per caso avesse qualcosa da aggiungere?”. Sì. Prodi rispose che non aveva nulla da dire, con un gesto. “Ecco: se invece avesse chiesto a Cossiga i voti per sopravvivere, si sarebbe salvato. Cossiga quel giorno era a casa mia. Fece davanti a me la telefonata a D’Alema con cui gli consigliava di suggerire al presidente della Camera Luciano Violante di fare quella domanda così irrituale a Prodi”. […] Quante notizie ha fornito Cossiga alla sua agenzia? “Tante. Io lo sentivo tutti i giorni, più volte al giorno”» (Zincone). «Alla fine del settennato, nelle ore del "Cossiga uomo solo", le agenzie giornalistiche e molti giornali calmierano le notizie sulle esternazioni. Marra sceglie la strada opposta: ogni colpo di Cossiga è un lancio d’agenzia preceduto dal consueto "negli ambienti del Quirinale si fa rilevare che...". Non è Marra a "salire" al Quirinale: in quei giorni è Cossiga a passare sotto casa di Pippo […] due, tre volte la settimana: un colpo di telefono ("Posso salire?"), e i due si vedono. Parlano. O, meglio: Cossiga parla e Pippo ascolta, fumando una delle ottanta sigarette quotidiane. […] Se Marra interrompe il suo silenzio, è spesso per "sondare" e "capire" in nome di Cossiga. Come avrebbe fatto alla fine dell’estate [del 1998 – ndr] aprendo una strada preferenziale col segretario organizzativo dei Ds, Marco Minniti, usando una chiave che chi è nato a Reggio Calabria (Minniti) o a Castelsilano (Marra) ben conosce: la comune calabresità. Strada che forse ha contribuito a collegare il Picconatore a D’Alema: e che sbocca a Palazzo Chigi» (Conti). «È amico di Berlusconi? “Lo feci incontrare con Francesco Cossiga nella mia tenuta di Anguillara. Sei ore di colloquio a quattr’occhi”. […] Era amico di Bettino Craxi? “Molto. Ma poi assunsi come condirettore don Virgilio Levi, che era stato silurato dalla vicedirezione dell’Osservatore Romano. Lo scelsi per le sue relazioni internazionali: aveva servito quattro papi, parlava molte lingue. Qualcuno fece credere a Craxi che mi ero schierato con il Vaticano, e così i nostri rapporti si freddarono. A quel tempo Bettino pensava a un network di tv locali da estendere fino al Nord Africa. Io avevo comprato Rete Mia. Quando tornammo a parlarci, sospirò: ‘Dovevo puntare su di te per le televisioni’”» (Lorenzetto). «L’AdnKronos è sempre stata progressista, liberale e filosocialista» • Dal 1993 al 2014 fu membro del consiglio di amministrazione della Roma. Vi entrò su invito di Franco Sensi: «Facevo il consulente in Montedison, proprietaria del Messaggero. Sensi possedeva il Corriere adriatico e propose di stampare lui Il Messaggero in una tipografia di Ancona. Diedi parere negativo: non mi sembrava vantaggioso per Montedison. Sensi mi tolse il saluto. Poi, quando comprò la Roma, mi offrì di entrare in consiglio. Disse: "Se lei difende le mie figlie e i miei soldi come difese i soldi Montedison, sarà un ottimo consigliere…"» (ad Andrea Garibaldi).  «Da quel momento Pippo Marra sarebbe diventato sodale della famiglia Sensi, nonché difensore di Rosella negli ultimi anni durante i quali tifoseria, stampa e addirittura George Soros sembravano sul punto di spodestare la primogenita di papà Franco. Tramite l’AdnKronos, allora eletta a megafono preferito in quel di Trigoria, venivano diffusi i comunicati stampa di Italpetroli (holding della famiglia Sensi) e gli umori calcistico-societari di donna Rosella, da sempre schiva ai microfoni. In alcuni casi è stato lo stesso Marra a prendere carta e penna per scrivere delle "lettere aperte ai tifosi giallorossi" in cui tentava di riaccreditare la figura della Sensi contro gli "squali travestiti da sirene". Come prevedibile, le reazioni dei tifosi oscillavano spesso tra fastidio, ironia e indifferenza, mentre su internet sono fioriti gruppi Facebook e parodie» (Marco Fattorini). «Cavalier Marra, c’è una pagina Facebook che si chiama "Pippo Marra laziale aritorna fra le fave". Settori della tifoseria sono convinti che lei sia della Lazio. “Mai stato laziale! Dopo un derby vinto dalla Roma, anni fa, Clemente Mimun e Mauro Masi mi misero una sciarpa biancazzurra. Da quella foto è nata una leggenda metropolitana. A onor del vero, non mi sono mai piaciuti i conflitti cruenti fra cugini”» (Garibaldi). Anche dopo la vendita della società nel 2011, Marra rimase per qualche anno in consiglio di amministrazione, definendosi «elemento di raccordo fra la Roma Imperiale di Franco e Rosella Sensi e la nuova Roma americana» • Sposato dal 2006 (in prime nozze) con l’imprenditrice Angela Antonini, di oltre trent’anni più giovane, che nel 2008 l’ha reso padre dei gemelli Giuseppe e Pietro (battezzati nella basilica di San Pietro dal cardinale Tarcisio Bertone, all’epoca segretario di Stato vaticano, con Cossiga padrino di Giuseppe). «La paternità è una rinascita» • «È calabrese e ha la testardaggine e lo stigma del suo carattere. Se vuole fare una cosa, la fa; se vuole arrivare prima degli altri, prima degli altri arriva; se vuole convincerti che ha ragione, ci riesce così bene che tu gli chiedi scusa di non avergliela data prima. Non si è mai montato la testa, proprio perché ha una testa. […] Non l’ho mai visto senza cravatta, e penso che la indossi anche sul pigiama. Ha la testa in mille iniziative, ma i piedi sempre per terra, impreziositi da scarpe di rara fattura. […] Del calabrese doc Pippo ha anche la fisionomia marcata, i lineamenti da legionario del sud, o da figlio della Magna Grecia» (Gervaso). «Chi è il nemico con cui andrebbe a cena? “In questo sono ultra-calabrese. Col nemico non ci prenderei nemmeno un caffè: perché rischiare?”. Qual è l’errore più grande che ha fatto? “Non credo di aver fatto grandi errori. E, quelli piccoli, li ho dimenticati”» (Zincone) • «Marra, Cavaliere del lavoro, è considerato un pioniere dell’informazione su internet. […] “Con internet e le nuove tecnologie il giornalismo potrebbe vivere una nuova stagione d’oro. Spetta ai cronisti cogliere l’occasione”. Internet… “Sono stato il primo nel mondo dei media italiani a investirci. Feci un accordo con Bill Gates negli anni Novanta. Ricordo quando lo incontrai a Venezia: davanti al computer sembrava un sacerdote illuminato. Dopodiché, internet è anche un rischio. È un meraviglioso acceleratore democratico, ma è anche lo strumento con cui le notizie si sono fatte liquide”. Notizie… liquide? “Scorrono velocemente. Spesso in modo incoerente e con poca attendibilità. I giornalisti oggi hanno anche la responsabilità di conciliare la velocità di trasmissione delle news con il necessario controllo delle stesse. È una sfida. Per vincerla bisogna bandire le pigrizie”. È vero che lei si sveglia alle 5 di mattina e alle 6 e mezza ha già letto i giornali? “Sì. E, quando la mattina presto mi capita di incontrare un collega e mi accorgo che non ha letto i quotidiani, mi innervosisco”» (Zincone) • «Editore-Richelieu, che nella sua villa di Formello riceveva segretari di partito e presidenti della Repubblica» (Franco Recanatesi). «Taciturno ma imbattibile ascoltatore dei sussurri che filtrano dal Palazzo» (Conti). «Se le pareti di casa sua potessero parlare, racconterebbero come sono nati e morti almeno una mezza dozzina di governi» (Zincone) • «Sul suo passato circolano leggende, voci, insinuazioni. Qualcuna l’ha smentita a colpi di querele, qualcun’altra no e così è diventata fatto acquisito. Come l’acquisto della prima tranche del capitale dell’agenzia di stampa, a metà degli anni ’70, con i proventi di una grandiosa vincita a baccarat al Casinò di Montecarlo. L’interessato sorride: "La mia vita non è movimentata. Semmai è molto intensa"» (Occorsio). «Quando, e perché, sei diventato editore? “Quando ho capito che, facendo l’editore, sarei stato più libero anche come giornalista”. […] Esiste l’obiettività? “Sì, ma con un ‘ma’. […] È sempre soggettiva”» (Gervaso). «Una volta Lilli Gruber mi ha chiesto a chi mi ispirassi. Risposta? A nessuno, a me stesso. Io la notte dormo poco e penso, progetto. Anche quando sono con le mie mucche in campagna».