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 2018  novembre 16 Venerdì calendario

I 90 anni di Minnie

Gonna svolazzante. Scarpe con il tacco, eccessivamente grandi. Cappellino con fiore. Minnie nasce insieme a Mickey Mouse. Lo stesso giorno – il debutto di entrambi è in Steamboat Willie, il 18 novembre 1928 – e dalla stessa mano, quella di Walt Disney. Così, mentre in tutto il mondo si celebrano i novant’anni di Mickey, anche Minnie spegne le candeline ma con molta meno attenzione mediatica. Non una sorpresa forse. D’altronde, Mickey ha avuto la sua stella sulla Hollywood Walk of Fame già nel 1978. Minnie solo quest’anno, accompagnata, come madrina, da Katy Perry, in abito in stile con il personaggio. Sì perché nel tempo la topolina si è reinventata icona fashion. Dal caratterino degli esordi – in Plane Crazy schiaffeggia Mickey che la bacia con l’inganno e fugge gettandosi dall’aereo – si è trasformata nella fidanzata in eterna attesa – immagine che ha finito per schiacciarne un po’ temperamento e forza – fino a riproporsi, in anni più recenti, come modello di stile.
LE CITAZIONI
Non stupisce che sia proprio la moda, di griffe in griffe, a soffiare sulle sue novanta candeline. Diane von Furstenberg ha realizzato uno speciale Wrap Dress per Minnie per lo show televisivo dedicato da ABC all’anniversario. E i polka dot, iconico motivo degli abiti del personaggio, figurano nelle collezioni di più brand, da Dolce & Gabbana a Moschino, da Prada a Genny e Max Mara. Minnie si fa modello e modella dunque.
«Di fatto, il suo abito rappresenta una sintesi di femminilità – commenta Arianna Rea, disegnatrice Disney – nel fumetto come nell’animazione, uno degli aspetti cui si dà maggiore importanza è la silhouette del personaggio, in gran parte definita proprio dal costume. In qualche modo avviene che il costume si vada a fondere con l’anatomia andando a creare una sola, inscindibile forma». Così, prosegue, «se il voluminoso collo di pelliccia di una giacca da aviatore fa risaltare le spalle di chi lo indossa conferendo al personaggio maggiore eroismo e virilità, come per Charles F. Muntz in Up della Pixar, allo stesso modo un vestito svasato, a clessidra, come quello di Minnie, topo femmina neanche troppo antropomorfo, ne evidenzia immediatamente fianchi e punto di vita, caratteristiche femminili che di fatto neppure possiede».

GLI ACCESSORI
L’abito che disegna Minnie entra nell’immaginario collettivo. E nei guardaroba. È un trionfo di puntini e stampe dedicate. Lacoste propone polo e abiti con l’immagine della topolina. Grande spazio è dato alle magliette. Si va da Zuiki che tra le stampe include un bacio tra i due fidanzati, a Liu Jo con silhouette e fiocchi, da Zara fino a Tezenis, che vanta pure capi dotati di cappuccio con orecchie. Senza trascurare le proposte Disney Store. Karen Walker porta Minnie su borse e cappelli e arriva a fonderla con Mickey: l’immagine di Topolino è decorata con puntini. Di Calzedonia, collant che disegnano parigine orecchiute. Varia la scelta per le scarpe, dalle creazioni scultoree di Irregular Choice alle Vans, in abbinamento a maglie e zaini. E ancora, sneakers Moa e Superga con immagini da fumetto e sandali glitterati Primark, con orecchie e fiocco. Non mancano i bijou, da Pandora a Swarovski. Gigi Burris firma cerchietti con orecchie, con perline o veletta. Samsonite griffa trolley ad hoc. E così via.

L’INFANZIA PERDUTA
«Lo stile Minnie – dice Guerino Nuccio Bovalino, sociologo Università Dante Alighieri a Reggio Calabria – può essere interpretato come nostalgia di una purezza e di una semplicità che rimanda all’infanzia perduta. È un modo per fissare la propria figura in una dimensione atemporale, perciò indipendente dalle mode usa e getta di oggi, come quella cui appartiene un personaggio di un fumetto classico come Topolino. Grazie a un dettaglio che richiama una figura ormai archetipica come quella di Minnie ci si contrappone alla velocità dei mutamenti della moda. È interessante la contrapposizione fra un personaggio come Minnie, irreale ma solido nella forma eterna data dal fumetto, e un personaggio come Chiara Ferragni, donna in carne e ossa che, immersa nella dimensione digitale, è costretta a una metamorfosi continua della forma estetica». Minnie, star da passerella.