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 2018  novembre 16 Venerdì calendario

La lite tra Coni e governo per 410 milioni

Se il rischio di una “politicizzazione” dello sport è il tema filosofico alla base del braccio di ferro in atto tra il Governo Lega-Cinque Stelle e il Coni, la questione realmente dirimente appare quella legata all’amministrazione della “cassaforte”. In altre parole chi deciderà in futuro come vanno spesi i 410 milioni destinati annualmente al mondo dello sport? 
Fino a oggi (e in ogni caso sarà così anche nel 2019) il Governo concede al Coni circa 420 milioni, ed è il Comitato olimpico guidato da Giovanni Malagò a distribuirne una parte alle Federazioni. In particolare dei 245 milioni destinati nel 2018 alle federazioni c’è una quota fissa (circa 100 milioni) utilizzata per saldare gli stipendi del personale e la gestione degli impianti di pertinenza, mentre all’attività sportiva va il resto. 
Con quali criteri? Nel 2016 si è deciso di ancorare quasi l’80% di questi contributi a dati oggettivi. Così, quattro quinti vengono assegnati per la voce “Preparazione Olimpica” il cui peso è determinato dal numero di medaglie in palio alle Olimpiadi, dalle federazioni nazionali e dai tesserati agonisti ovvero dai risultati ottenuti ad Olimpiadi, Mondiali ed Europei. Il restante quinto va allo sport di base. L’altro 20% dei fondi elargiti dal Governo al Coni invece viene ripartito da quest’ultimo secondo scelte discrezionali. Proprio ciò, secondo il Governo e i detrattori dell’attuale sistema, crea un conflitto di interessi per l’ente erogatore, il Coni, che gira i soldi a quei presidenti delle federazioni che periodicamente sono chiamati a eleggerne i vertici.
Per questo la bozza di legge di bilancio ha tradotto le indicazioni del contratto di governo Lega-Cinque Stelle in un netto cambiamento rispetto al passato. Viene, infatti, costituita una nuova Spa, la «Sport e Salute», di emanazione ministeriale (sulla questione delle nomine si potrebbe in sede di emendamenti dare più peso al Coni per salvaguardare l’autonomia prescritta dalla Carta Olimpica) a cui devolvere gran parte delle risorse per lo sport pari annualmente al 32% – come stabilisce la bozza all’esame della Camera – delle entrate dallo Stato, e comunque in misura non inferiore a 410 milioni di euro, derivanti dal versamento delle imposte nell’ambito della gestione di impianti sportivi, palestre e dell’attività dei club sportivi (si parla di un gettito di circa 1,2 miliardi all’anno). Quindi rispetto al totale dei fondi per lo sport, 370 milioni andranno alla «Sport e Salute» (in cui confluirebbe l’attuale Coni servizi, braccio operativo del Coni) e sarà la questa Spa a finanziare le Federazioni e «in misura inizialmente non inferiore a 260 milioni di euro annui», anziché il Coni. Al Comitato olimpico nazionale resterebbero invece solo 40 milioni per le spese relative alla preparazione olimpica. «Un salto nel buio», l’ha definito Malagò. Una riforma per tutelare di più lo sport di base, è la replica del Governo.