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 2018  novembre 15 Giovedì calendario

Prescrizioni in calo per la prima volta dopo 4 anni

Sono diminuite complessivamente. Ma aumentate in appello. Davanti alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera il Governo ha fornito gli ultimissimi dati sulle prescrizioni. Che permettono da subito alcune considerazioni. In termini complessivi il numero è in diminuzione, per la prima volta da 4 anni: nel 2017 infatti i procedimenti azzerati da prescrizione si attesta a quota 125.564, vicino alle 123.078 del 2013, mentre nel 2016 erano state 136.888. Circa 10.000 in meno anno su anno, dunque, e con una finestra sul 2018, dove, nei primi 6 mesi, sono andati in fumo per l’effetto tempo 63.177 procedimenti.
Ad aumentare sono però le prescrizioni che maturano in appello, quelle sulle quali maggiormente andrebbe a incidere la proposta di riforma targata 5 Stelle che congela i termini dopo la sentenza di primo grado, che sono passate dalle 25.748 del 2016 alle 28.125 del 2017 (15.845 nei primi 6 mesi di quest’anno). La fase delle indagini si conferma come quella più soggetta al rischio di estinzione del reato, ma il calo di quasi 10.000 prescrizioni riguarda proprio questa fase del procedimento penale. 
Davanti alle opposizioni, poi, che sollecitavano un ulteriore disaggregazione per distretto di Corte d’appello con l’obiettivo di verificare se, come testimoniato dalla rilevazione precedente, la maggior parte delle prescrizioni è poi concentrata in pochi uffici giudiziari (nel 2016 Roma, Napoli, Torino e Venezia contabilizzavano la metà del totale delle prescrizioni in appello), la risposta del ministero della Giustizia è stata di non essere in possesso di questo approfondimento. «Imbarazzante» per il capogruppo Pd in commissione Giustizia Alfredo Bazoli.
Chiusa la partita degli emendamenti (più tecnicamente dei subemendamenti) sulla prescrizione, con la presentazione di 70 proposte di modifica rispetto al testo presentato dai relatori al disegno di legge anticorruzione. Tra queste, quella in quota maggioranza che recepisce l’accordo politico di giovedì scorso, che differisce l’entrata in vigore della riforma della prescrizione al 1° gennaio 2020. Non è stato formalizzato, e forse neppure poteva, invece, l’altro elemento dell’intesa Lega-M5S e cioè la contestuale entrata in vigore della riforma del processo penale per la quale il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha promesso entro un mese la presentazione della legge delega ed entro l’inizio della prossima settimana la convocazione di avvocati e magistrati.
Le commissioni hanno approvato ieri uno dei cardini delle misure contro la corruzione, il daspo a vita, con una riduzione delle sanzioni però in caso di riconoscimento di un’attenuante speciale. Per una serie di reati come peculato, corruzione, concussione, la pena accessoria dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione avrà una durata tra 5 e 7 anni per condanne fino a 2 anni di reclusione; il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, ma anche il divieto di ricoprire pubblici uffici, diventa perpetuo per condanne superiori a 2 anni di reclusione. Queste due pene accessorie, tuttavia, scendono (da 1 a 5 anni) quando il soggetto condannato si è attivato per ridurre le conseguenze del reato e farne scoprire i colpevoli.