Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  ottobre 11 Giovedì calendario

Le assunzioni alla Esselunga

Ieri è stata la giornata degli archeologi, ma tra i 1.350 aspiranti allievi alla carriera direttiva di negozio di Esselunga che stanno arrivando in questi giorni al palazzo delle Stelline di Milano, la gran parte sono laureati in Economia e Giurisprudenza. I 1.350 «sono stati selezionati tra oltre 12mila candidati», spiega Luca Bertoglio, responsabile della selezione della catena di supermercati fondata da Bernardo Caprotti che ha oltre 23mila collaboratori, 158 punti vendita e fattura 7,75 miliardi di euro. Il primo cancelletto d’ingresso si supera con in tasca il diploma e con la disponibilità a lavorare tutte le domeniche. Poi magari non saranno tutte, ma la disponibilità al lavoro domenicale è la conditio sine qua non per entrare nel percorso di selezione. «Il 60% dei candidati è diplomato, mentre il 40% ha una laurea e, come accade per chi ha intrapreso studi umanistici, sembra disposto a mettersi in discussione e accettare sfide molto importanti», dice Bertoglio.
Non solo giovani. «Oggi (ieri per chi legge) abbiamo intervistato diversi candidati over 40. L’età è comunque compresa tra i 20 e i 45 anni e quanto al genere siamo al 50% di uomini e 50% di donne», continua Bertoglio che è alle prese 365 giorni all’anno con lo smistamento di decine di migliaia di curriculum. Il colloquio introduttivo funge da filtro per individuare i reali interessi delle persone e le loro disponibilità, per esempio a spostarsi. È fondamentale per entrare nella pipeline essere automuniti e dare disponibilità a spostarsi.
La scintilla scatterà intorno alle 50 volte (lo scorso anno quando le candidature sono state complessivamente un po’ di meno sono state selezionate 55 persone) e in quel caso inizierà un percorso a piccoli passi, segnato in una prima fase da un contratto di assunzione a tempo determinato di 12 mesi, al 4° livello del commercio, che prevede un netto in busta paga di circa 1.150 euro per 14 mensilità, a cui vanno aggiunte le previsioni del contratto aziendale. Quindi, tra l’altro, buoni pasto, permessi, welfare e straordinari retribuiti. «Nel nostro gruppo gli straordinari vengono retribuiti al minuto», sintetizza Bertoglio per rappresentare il pacchetto offerto. 
La prospettiva è ampia, ma se prendiamo un arco temporale di 3-5 anni i ruoli a cui si può arrivare possono essere quello del caporeparto, un profilo che in Esselunga gestisce squadre che possono andare dalla 9 alle 30 persone, o del direttore di negozio, o anche direttore specialistico con il coordinamento di diversi punti vendita per ogni singolo reparto. Chi entra nel ruolo gestisce le squadre «dal punto di vista organizzativo e motivazionale, con una programmazione delle attività volta ad incrociare i Kpi (key performance indicator) di vendita. Questo è un obiettivo che nel gruppo viene dato a tutti», dice Bertoglio. Si può anche andare oltre i negozi. E diventare ispettore o entrare nella direzione vendite dove tutti hanno iniziato così. Compreso il direttore che è entrato nel gruppo proprio come allievo alla carriera direttiva. «Naturalmente essendoci un principio gerarchico in azienda, più si sale meno sono le possibilità di conquistare i ruoli», osserva Bertoglio.
Il tour alla ricerca degli allievi per la carriera direttiva di negozio ha già toccato la Brianza, Varese, Brescia, Firenze, Torino, Verona e altre città, ma Milano è davvero una piazza particolare perché la presenza di competitor forti e un mercato del lavoro che non presenta le criticità di altre città, rende difficile potersi “accaparrare” i migliori allievi. Poi però una volta conquistati, i più restano, come dimostra il fatto che il turn over in azienda è intorno al 3 per cento.