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 2018  ottobre 10 Mercoledì calendario

Abatantuono: “La mia vita è felicissima. E pensare che tutto è partito da un tradimento”

Di se stesso, della sua «vita felicissima» vissuta facendo cose che gli piacevano, Diego Abatantuono parla con sincerità disarmante. Una schiettezza, pura e conseguente, che spiega il rapporto di affetto stabilito con il pubblico dai tempi di Eccezzziunale veramente e mai interrotto, fino al suo ultimo film, Un nemico che ti vuole bene, commedia nera diretta da Denis Rabaglia in cui interpreta il professor Enzo Stefanelli, una brava persona, circondata da parenti serpenti e amici traditori.
Nella vita vera le è capitato di scoprirsi tradito?
«Sì, molti anni fa, a carriera già avviata, ed è stato un problema complesso perché non c’era solo il tradimento di un’amicizia, ma anche il danno collaterale economico. Ci rimasi male. Per il trauma emotivo e anche perché, di colpo, scoprii che le tasse non erano state pagate e che non ero affatto benestante come credevo di essere».
Come ne venne fuori?
«È stato un momento difficile, però poi da lì è partita una seconda vita, c’è stato l’incontro determinante con il produttore Maurizio Totti e, tutto sommato, quell’inizio infausto è stato quasi utile».
Da allora il suo carattere è in qualche modo cambiato?
«No, continuo ad avere gli stessi amici d’infanzia, l’unica differenza è che, da adulto, hai un sacco di cose da fare e meno tempo per tutto. Io poi ho due nipoti, le figlie di mia figlia Marta, Matilde e Maria Carlotta, sono fantastiche, cerco di stare con loro il più possibile». 
Eppure è sempre impegnato, tra un set e l’altro.
«Ho passato metà della mia vita sui set, posso dire che sono i posti dove mi diverto di più, mi sento a casa. Mi piacerebbe starci facendo gli altri possibili lavori, costumista, scenografo, sceneggiatore, tutto è affascinante sul set. Compresa la tensione, perchè è da lì che nasce la risata».
Ci starebbe anche da non attore?
«Sì, perché da attore c’è la riconoscibilità, il che vuol dire che non ti puoi sedere a un tavolo senza che qualcuno ti venga a chiedere un selfie. Io sui social ci sto il meno che posso, li evito. Le visualizzazioni mi fanno cag..., sapere che qualcosa è “virale” mi stimola ad andare in bagno».
Spesso è in tv.
«Sì, ma solo a parlare di calcio, con la qualifica di “nientologo”, ci tengo a non essere scambiato per opinionista. Vedo tutti che discutono di qualunque argomento; la stessa persona, e spesso si tratta di un prete, può parlare di tutto, matrimoni, politica, omicidi».
Sui set, in tv, nelle interviste, ha sempre un compagno, il suo mini-ventilatore.Vittima del riscaldamento globale?
«Da un po’ di anni ho risolto il problema, prima, quando soffrivo per il caldo, c’era sempre una seminuda che faceva “brrrr”. Il ventilatore viene dai mulini a vento. Sapete chi li ha inventati? Gli arabi, che li hanno importati in Spagna dove, per mille anni, hanno vissuto pacificamente cristiani,ebrei, arabi».
Che cosa pensa della polemica sul cinema in sala e sulle piattaforme digitali?
«È impossibile fermare la giostra, tanto vale gestirla nel modo migliore. Credo che chi preferisce il cinema in sala ci vada ancora e continuerà ad andarci, però l’idea che esistano film disponibili in tv due mesi dopo il passaggio in sala, non mi dispiace affatto».
«Un nemico che ti vuole bene» ci dice che non bisogna giudicare sulle apparenze. Il tema dei nostri giorni.
«Sì, e nella nostra cronaca quotidiana l’accanimento verso l’ingenuo è molto forte. Viviamo in un’epoca di ignoranti, il frastuono tecnologico fa sì che nessuno si informi bene su niente. Si misura tutto sulla quantità e mai sulla qualità».
Lei ha nostalgie?
«Sono un grande nostalgico, di un giorno, dell’età, degli amici e di un evento che continuo a reiterare da 40 anni, cioè partire e cominciare a girare un nuovo film».
Adesso sta recitando a Trieste con Gabriele Salvatores in «Se ti abbraccio non aver paura». Che effetto le fa?
«E’ una compagnia di persone con cui ho vissuto. Ci sono tanti ricordi e tante cose belle di un tempo che si ripropongono, sia per me che per Gabriele».